Mandela, una vita da ‘Invincibile’ dentro e fuori il grande schermo

da avanti

Pubblicato il 24-06-2013

 

 

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Mandela-PienaarUn vita e un personaggio come quelli di Nelson Mandela, così emblematici per raccontare uno spicchio d’Africa e le sue dinamiche, non potevano non entrare a pieno titolo nell’immaginario collettivo dei tantissimi appassionati di cinema. Niente come il grande schermo, infatti, ha la capacità di restituire vivide quelle suggestioni che la cronaca e la storia recente possono soltanto suggerire. Tra i numerosi omaggi, più o meno riusciti alla figura straordinaria di Mandela ricordiamo Il colore della libertà, film del 2007 nel quale il regista Bille August racconta del rapporto tra Nelson Mandela e il secondino che ne seguì le vicende per lunghi anni. Nel 2009 il personaggio di Mandela appare nel film sull’apartheid Endgame, diretto da Pete Travis, dove l’attore Clarke Peters veste i panni di Mandela. L’anno successivo vede la nascita della pellicola Winnie: Mandela, interpretato da Terrence Howard, viene raccontato attraverso un punto di vista molto particolare, quello della ex moglie Winnie Mandela, Jennifer Hudson. Ma su tutti Invictus, la pellicola firmata da Clint Eastwood nel 2009 mette in scena più e meglio di altri la speranza di un popolo e la rinascita di una nazione.

DALLA MUSICA AL CALCIO: IL MONDO RENDE OMAGGIO A MANDELA – Non solo cinematografici gli omaggi che il mondo intero ha voluto dedicargli negli anni. Il 28 ottobre 1985, dopo ventuno anni di prigionia, Mandela ricevette la cittadinanza onoraria dalla città di Firenze. Ruud Gullit, allora calciatore del Milan, gli dedicò il “Pallone d’oro” assegnatogli da France Football nel 1987. La band Simple Minds pubblicò una canzone intitolata Mandela Day nel loro album del 1989 Street Fighting Years. Sempre nel 1989 il cantante Luca Barbarossa gli dedicò una canzone intitolata Mandela, contenuta nell’album Al di là del muro. Il 3 novembre 2004 è stato stipulato un accordo tra la Nelson Mandela Foundation e l’Associazione Palasport di Firenze per intitolare il palazzetto a Nelson Mandela per dodici anni. A Kingston, capitale della Giamaica, è stato dedicato un parco in suo onore. Dal 2010 si celebra il Nelson Mandela International Day, giornata internazionale in suo onore che si tiene annualmente il 18 luglio (giorno del suo compleanno). Il pianista Giovanni Allevi ha dedicato a Mandela un brano omonimo del suo album Sunrise, del 2012.

INVICTUS, DALLE RIME AL GRANDE SCHERMO – «Dal profondo della notte che mi avvolge/ buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro/ ringrazio quali che siano gli dei per la mia inconquistabile anima. Nella morsa della circostanze, non mi sono tirato indietro, né ho pianto/ Sotto i colpi d’ascia della sorte, il mio capo sanguina, ma non si china/ Più in là, questo luogo di rabbia e lacrime appare minaccioso ma l’orrore delle ombre/ e anche la minaccia degli anni non mi trova/ e non mi troverà spaventato. Non importa quanto sia stretta la porta… quanto piena di castighi la vita/ Io sono il padrone del mio destino. Io sono il capitano della mia anima». Sono i versi di “Invictus”, la breve poesia di W.E.Henley che Mandela ha spesso citato come espressione del proprio indomito approccio alla vita. La recitava come un mantra nei giorni della propria prigionia, per cause razziali, durata oltre ventisette anni e dopo la liberazione, consegnando infine alla Storia il proprio messaggio maturato in 67 anni di lotta all’apartheid. Lo stesso leader, qualche anno fa nel giorno del compleanno festeggiato da vari celebri artisti col “Mandela day”, che si è celebrato ogni 18 luglio, ha detto: «Non è un giorno di vacanza ma una giornata per dedicarsi agli altri». O almeno dedicare loro 67 minuti per vedere «quello che possiamo fare, per lasciare un’impronta» ha detto Mandela in un videomessaggio in occasione dei suoi 91 anni. E Invictus è anche il titolo di quello che probabilmente è il miglior film su Mandela mai girato. Dietro la macchina da presa è lo straordinario Clint Eastwood, mentre a rendere credibile il Mandela cinematografico è Morgan Freeman, per la prima nei panni di un presidente del Sud Africa dopo aver interpretato più volte quello degli Stati Uniti, prima ancora di Obama. Il film dà grande importanza all’episodio di quando Mandela decise di sostenere la nazionale di rugby, gli Springboks, in occasione della terza edizione della Coppa del mondo di rugby giocata in Sud Africa, dopo che era stata esclusa dalle competizioni internazionali a causa dell’apartheid.

QUANDO IL CALCIO UNISCE UNA NAZIONE – Una scelta epocale in quanto la popolazione nera storicamente tifava più per il calcio che per il rugby, sport inizialmente solo “bianco”. Durante la segregazione razziale, in occasione delle partite degli Springboks, un settore dello stadio era riservato ai neri che lo riempivano per sostenere gli avversari. Libero adattamento del libro «Playing the enemy: Nelson Mandela and the game that made a Nation» di John Carlin, da poco pubblicato in italiano da Sperling & Kupfer, il biopic racconta la capacità di quell’evento di restituire coesione al Paese: la maggioranza dei neri nonostante la squadra fosse uno dei simboli dell’apartheid tifò per il team assieme ai bianchi quando gli Springboks il 25 giugno ad Ellis Park giocarono la finale, vinta, contro la Nuova Zelanda. A interpretare François Pienaar, capitano della squadra sudafricana di rugby, è Matt Damon che si è ispirato al De Niro di ” Toro Scatenato”. Per entrare nel ruolo, secondo il metodo dell’Actor’s studio, si è allenato duramente in un campo da rugby di Città del Capo seguito da un coach d’eccezione: Chester Williams l’unico giocatore nero degli Springboks di quei mondiali. Il successo della nazionale diventa simbolo della grandezza della neonata “Rainbow Nation”: la vittoria degli Springboks ha riavvicinato la popolazione nera con la popolazione bianca. Un Mandela invincibile, si spera, anche contro la malattia che minaccia da giorni la sua vita.

Lucio Filipponio

 

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