Diritti umani: Amnesty International, ‘molti paesi sono divenuti luoghi pericolosi per migranti e rifugiati’

da programma integra

(29/05/13)

‘Troppi governi stanno violando i diritti umani in nome del controllo dell’immigrazione, agendo ben al di là delle legittime misure di controllo alle frontiere’. E’ quanto ha dichiarato la direttrice di Amnesty International Italia, Carlotta Sami, in occasione della pubblicazione del Rapporto annuale 2013 di Amnesty. Il volume scatta una fotografia della situazione dei diritti umani in 159 paesi del mondo, molti dei quali sono divenuti sempre più pericolosi per rifugiati e migranti. 

Il rapporto annuale 2013 di Amnesty International quest’anno focalizza l’attenzione sulla situazione dei migranti e rifugiati nel mondo. Emerge che mentre crescono i conflitti, troppi governi continuano a inasprire la legislazione per fermare l’immigrazione di chi chiede un riparo o migliori opportunità. Amnesty denuncia le politiche europee che hanno posto in essere misure di controllo delle frontiere che mettono a rischio la vita dei migranti e dei richiedenti asilo e non garantiscono la sicurezza delle persone che fuggono da conflitti e persecuzione. In varie parti del mondo migranti e richiedenti asilo finiscono regolarmente nei centri di detenzione e persino in container per la navigazione e gabbie metalliche. 

E le ragioni di fuga non sono diminuite: nel 2012 una lunga serie di emergenze dei diritti umani ha spinto numerosissime persone a lasciare la propria casa o il proprio paese. Solo per citarne alcune: Corea del Nord, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Siria – tutti paesi che hanno generato migliaia di sfollati e rifugiati. 

Difficile anche la condizione dei 214 milioni di migranti, una parte dei quali viene sfruttata nel lavoro forzato o in situazioni assimilabili alla schiavitù, poiché – afferma Amnesty – ‘i governi li hanno trattati da criminali e le grandi aziende si sono mostrate interessate più ai profitti che ai diritti dei lavoratori’. 

Il rapporto fornisce anche un quadro più ampio sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Sono 101 i paesi in cui sono state documentate restrizioni della libertà di espressione e 112 quelli in cui sono state rilevate torture, maltrattamenti e violenze. Molti sono i paesi poi che non hanno agito contro laviolenza di genere: militari e gruppi armati hanno commesso stupri in Ciad, Mali e Repubblica Democratica del Congo; i talebani in Afghanistan e Pakistan hanno ucciso donne e ragazze; in paesi quali Cile, El Salvador, Nicaragua e Repubblica Dominicana, a donne e ragazze rimaste incinte a seguito di stupro o la cui gravidanza poneva a rischio la loro salute o la loro vita è stato negato l’accesso a servizi sicuri di aborto.

A livello globale, la pena di morte ha continuato la sua ritirata nonostante alcuni passi indietro come le prime esecuzioni in Gambia dopo quasi 30 anno e la prima impiccagione di una donna in Giappone dopo 15 anni. 

In Italia, è stata documentate una forte discriminazione nei confronti dei rom che continuano a essere segregati in campi, sgomberati con la forza e lasciati senza casa. Difficile anche la situazione di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, i cui diritti continuano a essere violati. Su questo fronte, emerge che le condizioni nei centri di detenzione per migranti irregolari sono ben al di sotto degli standard internazionali; i lavoratori migranti sono stati spesso sfruttati, mentre la loro possibilità di accedere alla giustizia è rimasta inadeguata. Le politiche migratorie dell’Italia non hanno rispettato i diritti dei migranti all’occupazione, a condizioni di lavoro eque e favorevoli e alla giustizia. Sono nuovamente falliti i tentativi d’introdurre il reato di tortura nel codice penale e di creare un organismo nazionale indipendente per i diritti umani. Ed è cresciuto il livello di violenza contro le donne, spesso vittime di omicidi. 

Rapporto annuale 2013 – La situazione dei diritti umani nel mondo

 

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