Con Epifani il Pd “partito di Letta e di governo”

da Avanti Pubblicato il 13-05-2013

Guglielmo Epifani era un socialista. Segretario aggiunto della CGIL, aveva sostituto Del Turco nel 1993, quando Ottaviano fu destinato alla guida del Psi per sostituire Benvenuto. Epifani partecipava alla segreteria socialista, della quale facevo parte anch’io. Mi pareva piuttosto schivo, ma curioso e intraprendente. Mi chiedeva delle nostre intenzioni, noi che allora eravamo martelliani vedovi, dopo l’avviso di garanzia che aveva colpito anche Claudio e lo aveva indotto addirittura a lasciare il partito.

Il Psi era alla fine di un ciclo politico e col corpo elettorale ridotto all’osso. Epifani restò segretario aggiunto, cioè di fatto vice di Cofferati, anche dopo la fine del Psi. E aderì ai Diesse non ricordo se singolarmente o con Spini e altri. Poi l’incoronazione e il suo regno all’interno della maggiore confederazione del lavoro italiana. Meno aggressivo di Cofferati, meno tribuno di lui, che pure era stato tra i pochi sindacalisti a seguire l’impostazione riformista di Napolitano, Epifani pareva più freddo e distaccato. Stimato anche da chi gli è succeduto e cioè la Camusso, anch’essa ex socialista, Guglielmo, poco dopo la sua elezione al Parlamento, arriva oggi addirittura al vertice del Pd, sia pur temporaneamente. ma in politica la transitorietà non esiste nemmeno quando è codificata. Con Epifani il Pd supera la discriminazione socialista?

E poi, gli ex comunisti, affidandosi a un ex democristiano, Enrico Letta, come premier, e a un ex socialista, appunto Guglielmo Epifani, come capo di partito, cambiano radicalmente anche la natura del Pd finendo per discriminare loro stessi? Veniamo alla prima risposta. Guglielmo Epifani e Susanna Camusso non sono solo ex socialisti, sono dirigenti sindacali, il primo ex. E come tali sono stati, diciamo così, purificati delle loro colpe originarie, e cioè dall’aver appartenuto al Psi. Sembra un eccesso. Ma è così. Che Epifani e la Camusso fossero stati socialisti non lo sa nessuno, se non pochi addetti ai lavori. I due sono stati conosciuti come leader sindacali e come tali hanno fatto carriera. Amato no. Amato apparteneva alla stagione dei politici di professione, e per di più troppo vicino a Craxi.

Anche se in passato era stato accolto come l’unico socialista puro, presidente del Consiglio dopo D’Alema, che aveva a sua volta sostituito Prodi, non venne poi ritenuto abile per la candidatura a premier e gli fu preferito Rutelli. Più giovane, più bello, meno socialista. E così è andata quando poi venne eletto Napolitano la prima volta, nonostante su Amato si fosse manifestato il placet del Pdl. E così è andata anche recentemente. Amato è il candidato più gratificato di nomine mai avvenute. Presidenze della Repubblica, del Consiglio, ministeri, mai un uomo politico è stato più candidato e meno nominato di lui.

Anche Bobo Craxi ha un passato impegnativo e un cognome pesante. E si sa, in politica, ci sono altri cognomi e parenti più graditi. Il Pd ha cambiato identità? Non credo. Anche perché per cambiare identità bisogna averne una. L’altra sera in tivù un’anziana militante bolognese sosteneva di essere sempre stata nel partito e rivendicava la sua fedeltà. Citava il Pci, il Pds, i Ds e il Pd. E non nutriva alcun dubbio anche se dal “partito di lotta e di governo” di origine berlingueriana, si è oggi passati al partito di “Letta e di governo”. Ma può anche essere che con Il nuovo leader il Pd passi dal suo declino a una nuova Epifania. Chi lo sa. A volte gli eletti temporanei sanno fare scherzi da prete…

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