Addio a Hugo Chavez. Ma non alla rivoluzione bolivariana

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È morto ieri pomeriggio a Caracas il presidente venezuelano Hugo Chavez. Ci uniamo al dolore del popolo venezuelano che da ieri sera è sceso in strada per porgergli l’estremo saluto.

 

Chavez è il presidente, rieletto democraticamente per quattro mandati e sempre con solidissime maggioranze, che ha riscattato la sovranità nazionale del paese sottraendolo alla dipendenza economica e politica dall’estero e principalmente dagli Stati Uniti,  nazionalizzando risorse e settori strategici, varando politiche di redistibuzione reale della ricchezza verso le fasce più deboli, e favorendone l’accesso universale e gratuito a sanità, educazione, previdenza e servizi di base.

Centrale e di grande importanza il ruolo ricoperto dal Venezuela di Chavez nel processo di integrazione latinoamericano, di cui il suo Venezuela è stato apri pista, attraverso esperienze come ALBA, Banco Sur e in generale la costruzione di un asse di cooperazione, solidarietà e costruzione congiunta di politiche regionali assieme agli altri paesi del subcontinente guidati da presidenti della cosiddetta Ola izquierdista: da Cuba alle recenti esperienze dell’Ecuador di Correa, la Bolivia di Morales, il Brasile di Lula, il Paraguay di Lugo e l’Uruguay di Mujica.

Chavez è stato un punto di riferimento continentale e mondiale per le lotte contro il capitalismo selvaggio e il controllo delle risorse da parte di grandi gruppi privati, dando vita ad una stagione di protagonismo politico  del popolo venezuelano.

Hugo Chavez  aveva umili origini, circostanza che gli ha permesso di vivere sulla propria pelle l’aspirazione a una società più giusta.

Al netto delle critiche mosse dai suoi detrattori per le sfumature poco libertarie assunte da alcuni provvedimenti dei suoi governi, per ben due volte, nel 1994  e  nel 2002 , Chavez ha visto il popolo venezuelano scendere dalle case e dalle favelas per chiedere la sua liberazione dopo i due arresti subiti in quegli anni. Il sostegno popolare, mai venuto meno, alla guida di Chavez e alla  sua “rivoluzione bolivariana” sono in tal senso legati all’emancipazione sociale (e di conseguenze culturale, economica e politica) di milioni di venezuelani.

Il portato di questi anni di processo politico nazionale e continentale resterà un esempio di come pianificare ed attuare politiche tese a redistribuire ricchezza, garantire condizioni degne, riacquistare sovranità piuttosto che favorire interessi privati e accettare – come sta avvenendo ad esempio in Europa – progressive riduzioni di sovranità in nome della sovranità (quella sì irriducibile) del libero mercato.

In questo giorno triste, il nostro pensiero va al popolo venezuelano e all’esempio di democrazia di base partecipativa, dignità, impegno e lungimiranza di cui è stato protagonista e d’ispirazione per tutti noi negli ultimi anni. Processo che la morte di un uomo, per quanto centrale per ruolo e portato, non potrà fermare.


 

Associazione A Sud

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