Ambiente. Pubblicato il libro “Roma. La guerra dei rifiuti” di Massimiliano Iervolino.

Un testo sull’emergenza rifiuti, il caso Malagrotta e l’incubo Napoli alle porte

Il 10 gennaio scorso è uscito il libro “Roma – La guerra dei rifiuti” di Massimiliano Iervolino, con prefazione di Mario Tozzi, Infinito Edizioni.

 

Abbiamo intervistato l’autore

Può raccontarci la genesi del testo?

Il libro parla della situazione dei rifiuti a Roma. Narra della guerra che si è scatenata dopo la riapertura della procedura di infrazione su Malagrotta. L’oggetto del contendere è il ricco business derivante dallo smaltimento dei rifiuti della Capitale. Motivo per cui si assiste a un conflitto tra l’”onnipotenza dello Stato” e la “prepotenza del privato”. A ostacolare la strategia dell’una e dell’altra parte ci pensano i cittadini coinvolti nel toto-discarica. Da Riano a Corcolle, da Fiumicino alla Valle Galeria, migliaia di persone protestano contro le decisioni istituzionali e per il rispetto delle leggi scritte, opponendosi a soprusi e abusi perpetrati dai potenti di turno. Pochi capiscono, molti cavalcano le proteste in modo strumentale. La classe politica che, per anni, ha governato Roma e la Regione Lazio ha fallito, la questione Malagrotta ne è la prova regina. Il tempo passa e le soluzioni tardano ad arrivare, per questo l’incubo Napoli è dietro l’angolo. Mario Tozzi è un giornalista che apprezzo molto, quindi sono molto contento che abbia voluto scrivere la prefazione.

Inceneritori sì, inceneritori no?

La gerarchia dei rifiuti è molto chiara: riduzione, riciclo, recupero di materia e di energia, smaltimento residuale. L’incenerimento sarà vietato dal 2020. Credo che questo sarà un passaggio molto importante. Non amo le facili demagogie, ma la mia esperienza politica mi ha insegnato che un inceneritore costruito in Italia non può essere minimamente paragonato ad uno istallato e funzionante nel resto d’Europa. Questo perché nel nostro Paese non esiste lo stato di diritto. Le leggi non vengono rispettate, motivo per cui la gente non si fida. Una materia così controversa, come quella dell’incenerimento, diventa ancora più scivolosa in Italia, perché da noi i controlli quasi non esistono, così come gli appalti vengono vinti dai soliti noti. Gli esempi più lampanti sono i quattro termovalorizzatori della Sicilia e quello di Acerra.

Incentivare la raccolta differenziata, premiando i più “virtuosi”, è sufficiente?

La leva economica è sicuramente importante al fine di incentivare i cittadini a riciclare. Ma uno dei problemi del Lazio, così come per altre regioni del sud Italia, è il recupero di materia. Non è sufficiente avere un’elevata percentuale di raccolta differenziata, ma bisogna recuperare ed immettere sul mercato le materie prime seconde. Qualora questo non venisse attuato, ci troveremmo di fronte ad uno sperpero di risorse economiche ed al conferimento in discarica anche del materiale riciclato.

A suo avviso si riuscirà ad ottenere il parametro di 0 rifiuti entro il 2020?

La vedo molto difficile, l’Italia ha uno spaventoso ritardo in materia di rifiuti. Ci vorrebbe una vera volontà politica per cambiare finalmente registro. Non mi pare che ci sia.

Come vede il futuro di Malagrotta?

Il Tar ha respinto il Piano rifiuti della Polverini. Il futuro di Malagrotta è come sempre fosco, il punto è che non si può chiudere una maxi discarica per aprirne un’altra. L’Europa, giustamente, lo vieta. L’invaso di Cerroni deve chiudere ma l’unica alternativa percorribile è il rispetto delle normative in materia.

Quali consigli si sente di dare per risolvere l’emergenza rifiuti a Roma?

Per uscire da questo vero e proprio incubo, il prossimo presidente della Regione Lazio dovrà stanziare quelle risorse economiche necessarie ad estendere il porta a porta in tutto il territorio e a costruire (o implementare) l’impiantistica necessaria a supporto di tale scelta strategica.

Gli abitanti di Malagrotta, secondo Lei, sono stati strumentalizzati? Sono stati abbandonati?

Gli abitanti di Malagrotta sono stati massacrati e svenduti da quella classe politica che ha governato negli ultimi venti anni la Regione Lazio ed il Comune di Roma. La partitocrazia, pur di risparmiare, ha smaltito il “tal quale” a Malagrotta, provocando produzione di percolato, gas tossici e odori nauseabondi.

Quali sono le cifre che caratterizzano lo smaltimento dei rifiuti?

Gestire una maxi discarica è fonte di un elevato guadagno. Per esempio a Malagrotta vengono smaltite ogni giorno 4.000 tonnellate di pattume. Moltiplicando questa cifra per 365 giorni l’anno e per 66 euro (nel caso di conferimento di tal quale) o 99 euro (nel caso di smaltimento di frazione organica stabilizzata) si ha una stima dell’enorme potere economico che c’è dietro la gestione di un maxi invaso.

Secondo lei, per la teoria del “not in my back yard” (sindrome di Nimby, non nel mio cortile), quanto si fa più reale l’ipotesi di rifiuti all’estero in Olanda?

Il problema non è la sindrome Nimby che, a mio avviso, è giustificata nel momento in cui lo Stato, attraverso le deroghe alle leggi, non rispetta le norme che si è dato. I rifiuti all’estero non sono la panacea di tutti i mali, anzi non fanno altro che aggravare la situazione. Questa soluzione potrebbe essere prevista per un periodo transitorio, ma in Italia il transitorio diventa il più delle volte definitivo.

Si potrebbe dire: guerra dei rifiuti =guerra per il potere e per il monopolio? Come terminerà? Quali i vinti e quali i vincitori?

La guerra dei rifiuti a Roma si è scatenata nel giugno del 2011, dopo la riapertura della procedura di infrazione su Malagrotta. La battaglia ha avuto come materia del contendere il ricco business che c’è dietro lo smaltimento in discarica e l’incenerimento. Ad oggi la Polverini ed Alemanno sono coloro che hanno perso. Ma la guerra è ancora lunga, molto probabilmente cambieranno gli attori istituzionali, ma lo scontro tra “l’onnipotenza dello Stato” e la “prepotenza del privato” andrà avanti. Clini e Sottile si stanno adoperando per l’armistizio, vedremo che succede.

Per quale motivo la falla è a livello legislativo? Per quale motivo non si riesce a far rispettare normative europee? È questione di volontà? La ragione è la stessa per cui in Italia esistono leggi ad personam? Allora la crisi è di sistema?

Le leggi ci sono e sono buone, il problema è che tramite il principio della deroga non vengono rispettate. La partitocrazia ha scelto la monnezza come mezzo per controllare il territorio e quindi il consenso. Gli esempi della Campania, Sicilia e Calabria stanno lì a testimoniare la giustezza di questo ragionamento.

 

L’autore: Massimiliano Iervolino

Nato a Salerno il 04/01/1975, dal 1993 risiede a Roma. Nel 2004 ha conseguito presso l’Università di Roma la Sapienza, la laurea in Chimica Industriale con indirizzo Chimica Fisica delle alte temperature. Nel 2010 è stato il coordinatore del programma elettorale di Emma Bonino, candidata alla presidenza della Regione Lazio. Nel 2011 ha pubblicato, insieme alla giornalista Paola Alagia, un saggio dal titolo: “Con le mani nella monnezza. I disastri della partitocrazia. Il caso Malagrotta: l’ottavo colle di Roma”. Nel 2013 ha scritto il suo secondo libro: “Roma, la guerra dei rifiuti” con prefazione di Mario Tozzi. (Infinito edizioni). Per aprile/maggio 2013 è prevista l’uscita del suo terzo manoscritto intitolato: “Il rifiuto del sud” Il sud e la monnezza. Storie di criminalità politica e controllo del consenso. (Di Girolamo editore).

 

 

Malagrotta. L’emergenza rifiuti nel libro di Massimiliano Iervolino “Roma. La guerra dei rifiuti”.

I problemi relativi alla discarica più grande d’Europa sono sempre stati posti da una, seppur competente, piccola parte della popola­zione, quindi lapalissiano chiedersi: quale peso costoro potevano esprimere su circa due milioni e mezzo di elettori? Nel nostro Paese si tende a ragionare così: più si è numerosi, più voti si riesce ad accaparrare, più facilmente si conquista il diritto di parola e, forse, di ascolto. Ma c’è anche un’altra questione, tutt’altro che secondaria, collegata a questo ra­gionamento: il vero motivo per cui si è arrivati ad avvelenare un territorio è la mera questione economica. Al potere partitocratico i soldi servono per accrescere il numero delle proprie truppe cammellate, quindi poco importa che gli stessi denari occorrano per garantire servizi nel rispetto delle leggi. Così è stato a Malagrotta, laddove si è preferito buttare di tutto in discarica perché economicamente conveniente rispetto all’avvio di un concreto ciclo virtuoso dei rifiuti nella Capitale. Quindi al diavolo le direttive europee, le leggi nazionali e la salute della gente”. Ancora più salata, però, sarà l’ammenda dell’UE imposta al’Italia per l’infrazione commessa tenendo aperta una discarica che doveva essere già chiusa da anni.

Questo quanto si legge nell’introduzione di Mario Tozzi al libro “Roma. La guerra dei rifiuti” (Infinito Edizioni) di Massimiliano Iervolino, membro del Comitato Nazionale dei Radicali italiani,  esperto di questioni ambientali e in particolare di gestione dei rifiuti, e membro del Forum Rifiuti Zero del Lazio. «L’Italia ha uno spaventoso ritardo in materia di rifiuti. Ci vorrebbe una vera volontà politica per cambiare finalmente registro. Non mi pare che ci sia», né da parte dei governi di centrodestra, né di quelli di centrosinistra, che hanno prorogato una situazione sino allo stremo, commenta in merito Iervolino.

Questo non è un libro che tratta esclusivamente di rifiuti, ma è un testo che vuole dimostrare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, come, di fronte a situa­zioni che dovrebbero portare a delle scelte strategiche per il bene comune, la partitocrazia continui a essere assolutamente inadeguata. Al massimo, come vedremo, tenterà di fare di necessità virtù (la loro!) con manovre indirizzate alla sostituzione del monopolista Manlio Cerroni, patron di Malagrotta, con aziende di loro esclusiva, o quasi, proprietà, scatenando – prosegue Tozzi – una vera e propria guerra dei rifiuti”. Tanto che, nel corso del libro, suddivisibile in due parti, si farà notare che, inizialmente, il Prefetto Pecoraro (poi dimissionario) proverà a chiudere la discarica e a limitare, se non azzerare, il monopolio Cerroni, mentre, successivamente, il Commissario Goffredo Sottile si “riavvicinerà” a quest’ultimo, cercando quasi un accordo con lo stesso.

La crisi dei rifiuti a Roma altro non è che la diretta conseguenza della mancata applicazione delle norme in materia vigenti. Confusione – conclude Tozzi – che porta la Commissione bi­camerale Ecomafie ad adoperarsi per la ricerca della verità”. Dunque la questione rifiuti è un problema complesso, una questione di una lotta per il potere, per accaparrarsi voti, un patrimonio di elevato valore economico (si parla di una media di circa 320.000 euro al giorno, 9.600.000 euro al mese, 115.200.000 euro all’anno) che può fruttare molto e che può legarsi, pericolosamente, alla malavita organizzata tanto da condurre a traffici illeciti di stampo internazionale. Problema ancora tutto da chiarire, “occultato”, fino a che non è diventato “emergenza”, dall’inerzia politica, che ha portato ad una sfiducia nelle Istituzioni. Delucidazioni che potrebbero arrivare nel prossimo libro di Iervolino, uscita prevista per aprile/maggio 2013, intitolato: “Il rifiuto del sud”Il sud e la monnezza. Storie di criminalità politica e controllo del consenso. (Di Girolamo editore).

Barbara Conti

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