L’acqua scorre sotto la pietra di chi?

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Darja Manina, Redazione Online

2.01.2013, 12:28

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вода бутылка аэропорт

© Flickr.com/Leo Newball, Jr./cc-by

 

La sete potrebbe fermare il progresso tecnologico. Lo anticipano gli esperti dell’ONU nella loro relazione dall’inquietante titolo: «La gestione delle risorse idriche in condizioni di incertezza e rischio».

Gli autori del documento propongono di stabilire una distribuzione dell’acqua e ricordano che un miliardo di persone sul pianeta non vi hanno accesso. La Russia potrebbe contribuire a migliorare la situazione.

Sul pianeta ci saranno guerre per l’acqua? Gli esperti cercano di rispondere a questa domanda. Nella relazione dell’ONU si legge: verso la metà del secolo l’uso di acqua dolce in agricoltura aumenterà ancora del 20% per via dell’aumento di richieste a livello produttivo. Gran parte del liquido viene usato per l’irrigazione, per esempio, per ottenere un chilogrammo di grano, sono necessari circa 500 litri d’acqua.

Le cause del deficit di acqua dolce sul pianeta, però, non sono da vedersi solo nella crescita della domanda di prodotti alimentari: un importante fattore è anche il cambiamento climatico sul pianeta, spiega il co-presidente del gruppo ecologista russo «Ekozaščita», Vladimir Slivjak.

«La variazione del clima è uno squilibrio naturale, è un caos che potrebbe essere simile, supponiamo, ad un frequente e rapido cambiamento di temperatura, alla neve in estate. Una delle conseguenze di questo fenomeno è che laddove cade molta pioggia anche adesso, ve ne sarà ancora di più e dove l’acqua non basta, ve ne sarà ancora meno».

Non tutti gli esperti, però, sono d’accordo con l’ipotesi che le oscillazioni della temperatura potrebbero influenzare la fornitura d’acqua di singole regioni e sostengono che il problema risiede piuttosto nella carenza d’acqua in sé per sé, ritiene l’ecologo Aleksandr Bogoljubov.

«Non esistono luoghi sulla terra in cui non esiste acqua in profondità, ma alcuni stati non hanno la possibilità di scavare a fondo per un chilometro ed estrarre l’acqua. Se in quello stesso luogo ci fosse un paese civilizzato con l’attrezzatura necessaria, il problema non si porrebbe».

Più di dieci paesi sul pianeta sono collocati su zone aride, tra cui Egitto, Arabia Saudita e Yemen, ma il problema è risolvibile, sottolineano gli esperti. La via d’uscita più semplice e razionale è la distribuzione delle risorse. Secondo gli ecologi, una sorta di «donatore» potrebbe essere il Brasile. Per la Russia l’acqua potrebbe diventare proprio una fonte di reddito al pari del petrolio e del gas. Jurij Gončar, direttore generale del principale centro di analisi dell’acqua potabile, valuta:

«Attualmente gli imprenditori russi stanno considerando progetti di costruzione di tubature dal Caucaso verso i porti marittimi, da dove avverrebbe il carico delle autocisterne e il trasporto dell’acqua verso l’Europa meridionale e l’Africa. Ha senso considerare solo un uso razionale delle risorse e una distribuzione senza altre conseguenze: senza deviare il corso dei fiumi o immettendo l’uno nell’altro».

Modificare i canali fluviali è una pratica comune. Il Governo cinese ha speso decine di miliardi per deviare molti fiumi verso Nord. Gli ecologi ritengono che simili azioni non siano prive di conseguenze, così come il pompaggio dell’acqua dalle profondità del terreno in Arabia Saudita. Gli esperti prevedono che le riserve liquide qui potrebbero terminare tra quarant’anni, se la politica di fornitura di acqua della regione non cambia. È vero che a Riyad hanno già percepito l’entità del problema: hanno cominciato attivamente a comprare terreni coltivabili in altri paesi e ad investire in tecnologie per la ricezione di acqua potabile. Jurij Gončar ci parla di uno di questi sistemi:

«L’Arabia Saudita ha investito denaro in membrane per la depurazione di acqua per un ammontare, negli ultimi cinque anni, di dieci miliardi di dollari. Attraverso i piccoli pori della membrana passa praticamente un’acqua depurata, mentre il sale viene filtrato. Questa però è prerogativa dei paesi benestanti, per questo nei paesi non ricchi si parla di sovvenzioni».

Garantire acqua potabile alla popolazione è un problema che influenza in maniera significativa l’economia del paese. L’insufficienza d’acqua potrebbe portare i paesi poveri alla “fuga” dei cittadini e i paesi ricchi alla dipendenza dalle zone dotate di riserve idriche, ma sia in un caso che nell’altro l’instabilità sociale potrebbe essere terreno di conflitto. La battaglia per l’accesso all’acqua che da vita potrebbe letteralmente trasformarsi in una contrapposizione armata.

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