Inquinamento Campania: 231 anni di reclusione

27 dicembre 2012 Il PasquinoIn Evidenza 1 Comment

 

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Nella lunga requisitoria, durata ben due udienze, la Pm Cristina Ribera ha indicato i colpevoli di un vero e proprio disastro ambientale con conseguenze ancora da stimare e stabilire.

Davanti ad un pubblico foltissimo, fatto accomodare, dal presidente della 6° sezione penale del tribunale di Napoli, nell’aula sovrastante quella dove si teneva l’udienza, la pm ha ripercorso le tappe di un vero e proprio piano di distruzione del territorio e di assassinio programmato di intere comunità di cittadini.

False classificazioni di rifiuti, provenienti da aziende quali la Enichem di Priolo, Decoindustria di Cascina (Pisa), Nuova Esa di Marcon e Servizi Costieri di Marghera, entrambe in provincia di Venezia, che venivano smaltiti in siti nei quali non esisteva nessuna attrezzatura adatta al loro smaltimento.

Lenza Schiavone e via Tappia ad Acerra, Bacoli, Giugliano, Qualiano,  le “discariche” sinora individuate utilizzate per sversare ciò che inquinava falde acquifere e territorio…connivenze con pezzi delle istituzioni e con pezzi delle forze dell’ordine…uno stretto patto con i capi della famiglia camorrista dei Belfiore, tramite i loro cognati, fratelli Bottone…il “sistema” di cui usufruivano i fratelli Pellini, Cuono, Giovanni e Salvatore, per un traffico organizzato di rifiuti che gli permetteva un giro di “affari” di oltre 27 milioni di euro.

Semplice ed allucinante al tempo stesso il metodo con il quale riuscivano a continuare nella loro attività senza che nessun organo di controllo si accorgesse di quanto stava accadendo.

E’ il Di Fiore, capoclan della omonima famiglia, che lo racconta ai pm…dichiarazioni verificate sia dai risultati delle indagini che dalle uguali deposizioni degli altri pentiti sentiti dalla Procura.

Il sistema di corruzione coinvolgeva funzionari pubblici (nel processo in questione sono indagati Petrella, Di Nardo e Fabiani), che si occupavano di dare le necessarie autorizzazioni “istituzionali” per l’utilizzo dei siti dei Pellini, e pezzi delle forze dell’ordine (il “contatto” era con il maresciallo Curcio e l’appuntato Addamisio) che si occupavano di sviare le indagini, bloccarle, archiviarle.

Falsi interrogatori, provati dal fatto che chi sarebbe stato interrogato al momento si trovava in ben altro luogo, come risulta dalle intercettazioni telefoniche, testimoni dell’indagine convocati dagli stessi indagati,  zone dove fare i prelievi di controllo indicati, all’Arpac, dai carabinieri corrotti.

False prove costruite ad hoc per poi chiedere l’archiviazione dell’inchiesta e permettere ai Pellini di continuare nella devastazione del territorio.

Racconta il Di Fiore ai magistrati che i contadini della zona, che vedevano morire i loro greggi e le loro terre per l’inquinamento, si rivolgevano a lui, camorrista, per bloccare quegli sversamenti…e non allo Stato !

“Non c’è prescrizione per reati quali associazione a delinquere e concorso esterno perché non vi è prova della dissociazione – conclude la pm Cristina Ribera – non c’è prescrizione per il traffico organizzato di rifiuti nocivi perché le aziende sono ancora operative e il sequestro ha interessato solo gli impianti; non c’è prescrizione per il reato di disastro ambientale perché è in atto, i rifiuti pericolosi ancora oggi sono lì a contatto diretto con la falda acquifera e in tutti quei terreni che non sono stati ancora individuati”…

La gente di Acerra, presente al processo, scoppia in un applauso, breve ma forte…in quella pm hanno ritrovato quello Stato che per molti anni li aveva totalmente abbandonati…e trovano la forza di contestare l’assessore al bilancio di Acerra, Iorio Alessandro, presente al processo non tra i suoi concittadini, ma tra gli avvocati difensori degli imputati e di proporsi di voler arrivare sino a Strasburgo…per denunciare, chi ci sta uccidendo, di crimini contro l’umanità.

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