Ragioni civiche – riforme di YOANI SANCHEZ

da lastampa.it

Raul Castro 

 

YOANI SANCHEZ

Il nuovo post di Yoani Sánchez è una puntata di Ragioni civiche, condotta da Reinaldo Escobar, una tavola rotonda sul tema delle riforme alla quale partecipano la stessa Yoani, Manuel Costa Morúa e Fernando Dámaso. Sintetizzo i concetti espressi, che vedono i partecipanti convergere su identiche conclusioni.  

 

Le riforme di Raúl Castro sono più linguistiche che sostanziali e rappresentano una vera e propria transizione verso un capitalismo di Stato, un mercato privato che si afferma sempre di più, nonostante il regime affermi di voler attualizzare il sistema socialista. Il problema di fondo è che non ci sono riforme strutturali. Si possono comprare case, automobili, telefonini, ma non si tiene conto del bisogno vitale di rinnovare un sistema inadeguato. La maggior parte delle riforme riguardano i servizi e l’usufrutto della terra ai contadini, sono misure limitate che riguardano diritti elementari in una società normale.  

 

“Prima c’era il delirio economico” commenta Yoani “il volontarismo dettato da Fidel Castro e dalla sua debordante personalità. Le riforme attuali prendono atto di una realtà di fatto, confermano legalmente situazioni modificate dalla prassi quotidiana. Raúl cerca solo di restare al potere il più a lungo possibile, grazie a presunte riforme, ma non vuole certo cambiare Cuba”. I partecipanti al dibattito analizzano il ruolo dei militari, sempre più inseriti nei posti chiave del potere, per dire che una società non si guida come un accampamento. Inoltre la sola vera riforma strutturale è stata la dollarizzazione dell’economia, voluta da Fidel Castro. Adesso ci sono differenze sociali evidenti, i nuovi ricchi hanno accesso alla moneta convertibile, grazie a parenti all’estero o perché si sono inseriti in attività private redditizie. Rivestono posizioni privilegiate gli ideologicamente fedeli, agenti della Sicurezza di Stato, membri del partito, poliziotti e militari.  

 

Le riforme sono lente e poco efficaci. Si fanno esperimenti per mesi, si aprono laboratori per appurare ciò che è evidente: il privato funziona meglio del pubblico. Resta il grande timore della proprietà privata, non si fanno riforme strutturali, ma si legalizzano piccole cose, di fatto già praticate dalla popolazione. Telefonini, lavoro privato, usufrutto della terra, compravendita di case e auto. L’opinione dei blogger che dibattono è che i cittadini devono ampliare la portata delle riforme, appropriarsene, migliorarle. Per esempio, i cellulari liberi sono diventati un formidabile strumento per diffondere notizie. Adesso la riforma migratoria aprirà le porte a nuove richieste che non potranno restare deluse. Si giunge al punto cruciale: le riforme economiche poteranno una riforma politica? A parere dei partecipanti le riforme condurranno alla implosione del sistema, al suo dissolvimento, perché si svilupperà una classe media, mentre il modo di pensare dei cubani sta già cambiando. 

 

Esiste già un settore privato forte composto da artigiani e commercianti che chiede una realtà nuova e desidera imporre un altro modello sociale. Non abbiamo una stampa libera, anche se sul Granma compaiono lettere di cittadini che dibattono su argomenti un tempo proibiti. Yoani afferma: “Il sistema cubano è arrivato a un punto tale che non può riformarsi. Il modello è destinato a cambiare, mentre le riforme di Raúl servono a guadagnare tempo, ma alla fine distruggeranno un modello inadeguato, non al passo con i tempi. Saranno momenti duri, difficili da affrontare, ma il sistema finirà. La preoccupazione di tutti deve essere quella di costruire un percorso nuovo, fatto di libertà e di partecipazione”.  

 

http://www.desdecuba.com/generaciony/?p=7023  

Gordiano Lupi  

www.infol.it/lupi 

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