viaggio nel cervello dei medium

da ansa

Reagisce come fosse sotto l’effetto di droghe

19 novembre, 08:18

Vasi sanguigni del cervello (fonte: Nature, Y. Sirotin & A. Das)

Vasi sanguigni del cervello (fonte: Nature, Y. Sirotin & A. Das)

Per la prima volta una ricerca esplora il comportamento del cervello dei medium e scopre che nello stato di trance questo si ‘rilassa’ per realizzare scritture anche molto complesse, con una reazione simile a quella provocata dall’effetto di droghe o alcol. Il gruppo internazionale di ricerca coordinato da Andrew Newberg, della Thomas Jefferson University di Philadelphia, ha pubblicato sulla rivista Plos One una ricerca nella quale ha analizzato le attività cerebrali di un gruppo di medium brasiliani.

”Questa valutazione neuroscientifica senza precedenti degli stati di trance medianici rivela alcuni dati interessanti per migliorare la nostra comprensione della mente e del suo rapporto con il cervello”, commenta Newberg.

Ai soggetti con presunte capacità medianiche è stato iniettato un tracciante nel sangue per seguirne l’attività cerebrale durante la scrittura normale e durante la psicografia. I dieci medium coinvolti nella ricerca, suddivisi poi tra esperti e meno esperti, avevano tra 15 e 47 anni di esperienza nella scrittura automatica ed erano in grado di sperimentare fino a 18 psicografie al mese. Tutti utilizzavano la mano destra, erano sani di mente e non assumevano psicofarmaci. I ricercatori hanno scoperto che rispetto alle condizioni di scrittura normale, durante la psicografia i medium più esperti mostravano livelli più bassi di attività in alcune regioni del cervello, come ippocampo sinistro e lobo frontale (queste ultime associate ad attività complesse come ragionamento, linguaggio, soluzione dei problemi). Di conseguenza ”durante la psicografia – rilevano i ricercatori – emergeva uno status di assenza di messa a fuoco, di auto-consapevolezza e di coscienza”.

I medium meno esperti hanno dimostrato l’esatto contrario ovvero un aumento dell’attività nelle stesse aree frontali durante psicografia e con una differenza significativa rispetto a quelli più esperti. ”Questo dato – ipotizzano i ricercatori – può essere correlato ad un loro tentativo più deciso nello svolgere la psicografia”. Un dato importante e’ l’assenza di disordini mentali nei due gruppi osservati, ”fattore che conferma che le esperienze dissociative – l’alterazione del senso della realtà – sono fenomeni comuni nella popolazione, in particolare nei gruppi religiosi e spirituali, e non necessariamente correlati a disturbi mentali”.

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