Arsenico, se la mala-politica uccide gli elettori

da laziocom 

Mentre si discute su leggi elettorali, candidature e simboli, nel Lazio si muore sempre di più di tumore a causa delle sostanze nocive contenute nell’acqua
di Vinz 
06/11/2012 | 17:34
La campagna elettorale americana ogni 4 anni ci dà una lezione di democrazia che in Italia si continua ancora a non voler imparare. Niente alleanze, niente frazioni, lotte di potere in secondo piano. Si discute di programmi, di problemi e di sentimenti collettivi da affrontare, ogni candidato in maniera diversa. Da noi, invece, i problemi reali, quelli che interessano le persone ‘vere’, non trovano spazio, affossate dai dibattiti sulle primarie, sulle leggi elettorali e sui nomi dei partiti.

E una questione reale e drammatica è quella dell’arsenico nell’acqua del 60% degli acquedotti della regione Lazio. Una situazione trasversale che attraversa da nord a sud il territorio, da Viterbo a Latina, da Civitavecchia a Frosinone e a Rieti. Solo la città di Roma, con le forniture Acea e delle sorgenti molto meno inquinate, riesce ad ovviare al problema. Uno studio recentissimo, ha valutato gli effetti sullo stato di salute delle popolazioni residenti nei 91 comuni del Lazio sottoposti negli ultimi 10 anni a regime di deroga per i livelli di arsenico, sostanza tossica e cancerogena, nelle acque destinate a consumo umano. In provincia di Viterbo, per esempio, nei comuni con livelli di esposizione più elevata si osserva un eccesso di mortalità per tutte le cause e complessivamente per tutte le cause tumorali sia negli uomini che nelle donne. Tra le cause tumorali risultano in eccesso i tumori del polmone ed il tumore della vescica negli uomini. Per le cause non tumorali un eccesso di mortalità per ipertensione arteriosa, per malattie ischemiche del cuore, per broncopneumopatia cronica ostruttiva e per diabete.

“A fine anno – ricorda Federconsumatori Lazio – scade la deroga concessa dall’Unione Europea per dare soluzione al problema dell’emergenza arsenico nell’acqua che colpisce la popolazione di numerosi comuni del Lazio (province di Viterbo, Roma e Latina). Entro il 31 dicembre 2012 i sindaci di questi comuni dovranno ridurre la presenza dell’arsenico entro i limiti tassativi di 10 microgrammi al litro. Chi non lo farà subirà le ordinanze di non potabilità, con tutte le conseguenze drammatiche del caso”.

E la politica cosa fa? Al momento se ne frega. Si pensa a quale simbolo candidare alle elezioni, a scannarsi su chi dovrà essere candidato e nel dibattito mediatico è protagonista da mesi la legge elettorale e il destino di quel o quell’altro partito. Per fortuna, c’è qualcuno che prova a interessarsi. E’ il consiglio comunale di Anzio, che ha protocollato una richiesta urgente al Servizio Sanitario del Lazio ed ha richiesto un consiglio comunale sul tema. “Dobbiamo alzare il livello di attenzione sul problema – afferma il consigliere Romeo De Angelis – per capire a fondo la relazione tra l’incidenza di alcune patologie tumorali e l’arsenico presente nell’acqua. In ogni caso la scadenza della deroga è ormai imminente. Su questo problema Acqualatina, società che gestisce i nostri acquedotti, aveva garantito, entro la scadenza della deroga, l’installazione di alcuni impianti, detti dearsenificatori, di cui però ad oggi non si ha notizia”.

 

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