Merci in treno? Si può fare: in Svizzera sul ferro ne vanno già due terzi

Diceva ieri sera a Genova nel corso dell’incontro organizzato a Palazzo San Giorgio il direttore della svizzera Upac: “gli italiani devono farsene una ragione, da noi le merci viaggiano già per due terzi su treno”. Ed i camionisti sono fortemente penalizzati. Da noi la politica degli incentivi è diametralmente opposta a quella italiana: il Governo federale contribuisce al trasferimento su ferro delle merci e non contribuisce economicamente con sgravi al traffico camionale. I grandi lavori attorno al Gottardo svilupperanno ulteriormente l’offerta su ferro. 
Poi, c’è anche da dire, che la sensibilità della popolazione è assai diversa. Racconta Peter Fuglistaler, direttore dell’Ufficio federale dei trasporti: da noi i camion pagano un forte pedaggio, non circolano nel week-end e neppure di notte, ma il governo federale riceve molte telefonate di cittadini che, tornando a casa dopo il lavoro, trovano le principali strade ed autostrade intasate di Tir e chiedono di anticiparne il divieto di circolazione almeno alle 17.
Ma assieme alla protesta, i cittadini svizzeri affiancano la loro disponibilità a sviluppare la rete ferroviaria che, pur avendo più di cento anni funziona come un orologio, appunto, svizzero.
Un altro mondo per chi frequenta le strade poche decine di chilometri a sud, nella laboriosa Valle Padana, intasate all’inverosimile di camion con targhe di tutti i paesi dell’est Europa che trasportano le loro mercanzie in Italia, in Francia e Spagna e Portogallo facendo incassare un mucchio di soldi alle autostrade.
E allora anche qui da noi bisognerà darsi un po’ da fare: alleggerire le autostrade, rendere efficienti gli scali merci, costruire le “gronde” per non mandare il traffico nei nodi urbani, intervenire con le tecnologie ecc ecc, ridando ai camion il loro giusto spazio per l’ultimo miglio, per l’elasticità, per le attività non programmabili.
Altrimenti, prima o poi, saremo tutti in coda.
(ar)
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