Giornali, c’è ancora bisogno della carta

Le indiscrezioni (poi smentite) sulla chiusura del Guardian cartaceo hanno riacceso il dibattito. E intanto il Newsweek annuncia che sarà solo digitale

da dailywired 

18 ottobre 2012 di Pier Luca Santoro

Ieri sono state diffuse dal Telegraph  indiscrezioni secondo le quali il Guardian News & Media, gruppo che controlla il famoso quotidiano inglese Guardian e l’Observer, sarebbe in procinto di porre fine alla pubblicazioni della versione tradizionale cartacea, puntando tutto sul digitale. 

Indiscrezioni immediatamente smentite da Alan Rusbridger, direttore del Guardian, sia su Twitter che poi in maniera più argomentata attraverso Paid Content, testata specializzata all digital sempre di proprietà di GNM. Smentita che in realtà non era assolutamente necessaria poiché era lampante che fosse una “bufala” viste le precedenti dichiarazioni rilasciate pochi giorni prima da Andrew Miller, CEO del gruppo, che ricordava come la versione cartacea pesi ancora il 70% dei ricavi e che con l’attuale mix è estremamente difficile sostenere un giornalismo di qualità sostenendo la necessità per i giornali di trovare fonti di reddito diverse dalle attuali. 

Troppo spesso, per eccesso di semplificazione, si sostiene che la morte dei giornali, della carta stampata sia prossima. Si tratta di affermazioni che in realtà si basano su parzialità di visione e altrettanta parzialità inevitabilmente di visione. 

primo equivoco è creato dalla errata interpretazione dell’idea di “digital first”, concetto che non deve essere decodificato letteralmente ma che va invece inserito in un panorama più ampio dove se il digitale deve essere primo questo non significa che la carta sia ultima o ancora meno che sia destinata a sparire. 

Dopo il caso dell’acquisto di numerosi quotidiani da parte di Warren Buffet, che ha dimostratoconcretamente ottimismo sul futuro della carta, recentemente anche l’Orange County Register hainiziato l’assunzione di 50 giornalisti partendo dall’idea, poco popolare di questi tempi, di prima sulla carta. 

In realtà è proprio il concetto di contrapposizione tra digitale e tradizionale/cartaceo a essere erroneo. La sfida da vincere è quella della convergenza, dell’integrazione, assegnando a ciascun mezzo, carta inclusa, il suo ruolo e significato. Lo spiega molto bene la metafora utilizzata da David Johnson su nel suo articolo di ieri su Media Shift che afferma che “sia carta che digitale presentano numerosi vantaggi e che non c’è necessità che lavorino uno contro l’altro tanto quanto non è necessario che una gomma e una matita operino contro il tasto canc del computer”. 

Un futuro multipiattaforma e multimediale per i giornali e l’industria dell’informazione con ciascun supporto, carta inclusa, ad assolvere a un ruolo, a una specifica funzione come ha spiegato Mario Garcia nel suo intervento al 64° convegno internazionale della World Association of Newspapers and Publisher lo scorso settembre. Concetti ribaditi pochi giorni fa, per venire alla nostra realtà nazionale da Barbara Stefanelli, vicedirettore del Corriere della Sera, che nel suo intervento durante il convegno sul futuro del giornalismo (e dei giornali) organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, ha sostenuto che “la carta stampata non è morta” raccontando i successi, e l’incremento delle copie domenicali (+20mila), grazie al lancio dell’inserto “La Lettura”.< 

Inoltre, come ricorda Andrea Santagata, amministratore delegato di Banzai, è dimostrato che lo spending pubblicitario segue il numero di “teste”, ma soprattutto il tempo speso su un mezzo. Gli investitori pubblicitari “comprano” la nostra attenzione. “State of the media” stima che negli Stati Uniti, un lettore di giornale cartaceo sfogli in media 24 pagine, mentre lo stesso lettore online sfogli 1,4 pagine per ogni testata che visita (equivale al 93% in meno di possibilità di mostrargli pubblicità). Elemento che spiega sia l’abisso che intercorre nelle tariffe pubblicitarie di carta e digitale/online che le oggettive difficoltà di sostenibilità economica per il digitale rispetto alle quali nessuno ha un modello di business definito, nessuno ha ancora una risposta. 

Insomma, per l’industria dell’informazione c’è ancora bisogno dei giornali di carta da ogni punto di vista.Era importante dirselo, dircelo, una volta per tutte. 

Update delle 14.30: Intanto il settimanale statunitense Newsweek ha annunciato che l’ultimo numero del 2012 sarà anche l’ultimo della sua storia. Dal 2013 ci saranno solo versioni digitali. 
 

  

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