Lazio, acqua all’arsenico 31 dicembre scade deroga concessa Unione Europea

da eccolanotiziaquotidiana 10 OTTOBRE 2012 










Lazio, acqua contenente arsenico doppio rischio per gli amministatori degli 83 comuni interessati. Il 31 dicembre 2012 scade il limite inderogabile, concesso in deroga dalla UE,
 per poter erogare ai cittadini acque il cui contenuto di arsenico oscilla tra i 10 e i 20 microgrammi. Dopo quella data si potrà, senza alcuna eccezione, erogare solo acqua con un contenuto inferiore a 10 microgrammi.

Nella regione Lazio sono 83 i comuni compresi nelle provincie di Roma, Latina e Viterbo che dovranno adeguarsi ai parametri di legge pena la dichiarazione di non potabilità dell’acqua.

Sonointeressati a questo problema quasi 500 mila abitanti del Lazio. L’ex presidente della regione Renata Polverini, in qualità di commissario straordinario nominata dal ministero per il superamento dell’emergenza arsenico nei comuni del Lazio, ha provveduto ad appaltare i lavori per la realizzazione di impianti di potabilizzazione dell’acqua per i comuni più colpiti dall’arsenico, tutti compresi nella provincia di Viterbo.

Questi lavori sono iniziati nel mese di marzo ma ad oggi ancora non risultano ultimati.

I cittadini si chiedono quando sarà possibile tornare ad utilizzare acqua salubre. Acqua che ormai viene pagata con tariffe assai gravose. Mentre i cittadini si pongono questo problema gli amministratori dei comuni interessati sono molto preoccupati.

Una preoccupazione più che giustificata, difatti, dal primo gennaio 2013 se gli impianti di potabilizzazione ancora non risultano funzionanti dovranno dichiarare l’acqua non potabile perché  la proroga concessa dalla UE risulterà scaduta. Una decisione non solo impopolare ma con effetto a doppio taglio. Difatti dopo la sentenza del TAR LAZIO 664 del 20 Gennaio 2012 n. 664/2012 i cittadini potranno chiedere non solo i danni ma anche il drastico taglio della tariffa dell’acqua potabile.

Il TAR ha stabilito che il “fatto illecito costituito dall’esposizione degli utenti del servizio  idrico ad un fattore di rischio, almeno in parte riconducibile, per entità e tempi di esposizione, alla violazione delle regole di buona amministrazione, determina un danno non patrimoniale  complessivamente risarcibile, a titolo di danno biologico, morale ed esistenziale, per l’aumento di probabilità di contrarre gravi infermità in futuro e per lo stress psico-fisico e l’alterazione delle abitudini di vita personali e familiari conseguenti alla ritardata ed incompleta informazione del rischio sanitario. Le associazioni dei consumatori, sulla base di questa sentenza del TAR, hanno già richiesto ed ottenuto una prima parte dei risarcimenti.

I sindaci dei comuni interessati dall’ arsenico sono in allerta già da diverse settimane. La grande maggioranza di questi comuni, con i bilanci prosciugati dal taglio dei trasferimenti statali ed i vincoli imposti dal patto di stabilità, non riuscirebbero a reggere l’urto della drastica riduzione delle entrate causata dal taglio delle tariffe per la mancata erogazione dell’acqua potabile.

 

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