interrogazione del Sen. Casorio al Ministro dell’ambiente


 

Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08041

Atto n. 4-08041

Pubblicato il 27 luglio 2012, nella seduta n. 778

CAFORIO , BELISARIO – Ai Ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e della difesa. –

Premesso che:

il piccolo arcipelago delle isole Tremiti, che si trova a circa 12 miglia al largo del Gargano, è costituito dalle isole di San Nicola, San Domino, Cetaccio, Caprara e, a circa 11 miglia da queste, dall’Isola di Pianosa;

le isole Tremiti sono un patrimonio ambientale di estrema bellezza e dal 1989 Pianosa è riserva naturale totale;

considerato che:

nel corso della seconda guerra mondiale l’aviazione tedesca ha scaricato, nell’intero mare Adriatico, numerosi ordigni chimici contenenti materiali altamente velenosi e cancerogeni quali principalmente l’antrace, l’iprite e l’arsenico;

nel dossier recentemente presentato da Legambiente e dal Coordinamento nazionale Bonifica armi chimiche, dal titolo: “Armi chimiche: un’eredità ancora pericolosa”, emerge che, nel basso Adriatico, agli arsenali chimici dispersi sui fondali durante la seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto, si sono aggiunti gli ordigni sganciati dagli aerei Nato nel 1999 durante la guerra nei Balcani;

sebbene nel 2001 Legambiente abbia lanciato la campagna “Via le bombe da un mare di pace” in tutta la Puglia per la bonifica dei fondali del basso Adriatico, i lavori di bonifica, ancora oggi, tardano a partire;

l’area di cui sopra è stata oggetto di studio da parte dell’allora Icram, Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare, che, proprio durante la guerra nell’ex Yugoslavia, ha condotto una ricerca finanziata dal Ministero dell’ambiente, in seguito alle segnalazioni di oltre 200 pescatori che tra il 1946 e il 2000 avevano fatto ricorso a cure ospedaliere per essere venuti in contatto con aggressivi chimici provenienti da residuati bellici;

le analisi condotte dall’Istituto hanno rilevato gravi conseguenze nei pesci dovute a sostanze come l’iprite, e concentrazioni di arsenico superiori ai valori soglia nei sedimenti marini analizzati;

ritenuto che l’inabissamento di centinaia di tonnellate di ordigni bellici a caricamento convenzionale e speciale (iprite, adamite, lewisite, fosforo bianco, arsenico, acido solforico, cianuro, cloruro di pricrina, cloruro di cianogeno, e altro) davanti alla costa pugliese è confermato anche da attendibili fonti bibliografiche (Infeld, Glenn B., Disaster at Bari, The Macmillan, New York, 1971; Atkinson Rick, The day of The Battle: The War in Sicily and Italy, 1943- 1994, Henry Holt and Comany, New York);

attestato che:

l’isola di Pianosa venne utilizzata dagli Alleati, durante la Seconda Guerra Mondiale, quale campo di addestramento, provocando così la distruzione del faro, dei pozzi e dei rifugi dei pescatori nonché l’abbandono sul territorio stesso di bombe non convenzionali, proibite dalla Convenzione di Ginevra del 1925;

nonostante l’indubbio inquinamento ambientale, terrestre e marino, i fondali dell’isola di Pianosa continuano ad essere caratterizzati da una grande ricchezza naturalistica e da una biodiversità che favorisce persino la presenza di foreste di “Antipathella subpinnata”, anche detta corallo nero;

considerato inoltre che a testimonianza della pericolosità della zona, per via della presenza di ordigni bellici nei fondali, sia un’ordinanza della Capitaneria di Porto di Manfredonia (n. 27/1972), sia i supplementi ai fascicoli quindicinali di avviso ai naviganti (per ultimo il supplemento del 2012 dal titolo “Premessa agli avvisi ai naviganti 2012 e avvisi ai naviganti di carattere generale”), riportano la dicitura per cui la zona di mare circostante l’Isola di Pianosa, per una profondità di 500 metri dalla costa, è interdetta alla navigazione, all’ancoraggio, alla pesca subacquea ed alla sosta, per la presenza sul fondo di numerosi ordigni residuati bellici entro circa 100 metri dalla costa,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano al corrente della grave situazione;

se, pur comprendendo la grave crisi economica che colpisce il Paese, non considerino la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini un interesse primario da soddisfare e, se del caso, quali eventuali iniziative intendano adottare al fine di procedere dapprima alla concreta ed esatta individuazione dei pericolosi ordigni e quindi alla definitiva bonifica dei siti contaminati.

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