Luca Cefisi – La ricetta Hollande per finanziare il welfare

N.29 del 22 luglio 2012 da l’avanti della domenica

Visto dall’Europa
 
mercoledì 18 luglio 2012

Luca Cefisi

Il primo indirizzo di Hollande, e del suo primo ministro Ayrault, in materia di politiche sociali sarà di spostare in maniera significativa il finanziamento del welfare sulla fiscalità generale, alleggerendo il peso dei contributi. 
Questo almeno si apprende dai primi interventi dei nuovi vertici francesi, anche su sollecitazione di esperti ed economisti. Si tratta di un segnale importante: da un punto di vista pratico, si tratterebbe di ridurre il carico contributivo sui redditi da lavoro, cosa gradita agli imprenditori e ai loro dipendenti. Ma da un punto di vista di filosofia sociale, significa di più, significa rendere il welfare francese, sempre più universale, meno corporativo e settoriale: lo strumento sarebbe un aumento della Csg, il contributo sociale generale, cioè la tassa che si richiede a tutti i contribuenti, in proporzione al reddito, per sostenere i servizi sociali, e che incide soprattutto sui contribuenti ricchi. 
A livello macro, questo dovrebbe trasferire una parte del peso del welfare dai redditi da lavoro dipendente e dai costi delle imprese sulle fasce sociali più benestanti, e dovrebbe favorire l’evoluzione di un welfare rivolto a tutti i cittadini, quindi più aperto a coloro che non lo finanziano con i loro contributi (precari di vario genere) ma che non per questo devono finire per strada. Questo aumento della Csg è dichiaratamente anche un mezzo alternativo all’aumento dell’Iva, previsto invece da Sarkozy, quindi anche qui abbiamo una scelta chiara a favore dei consumi delle portinaie, mentre paga di più l’inquilino del piano nobile con la sua dichiarazione dei redditi annuale (evochiamo qui ‘L’eleganza del riccio’, bel libro sulle vite di un condomimio borghese parigino). Tutto molto socialista, e anche consapevole dell’economia di mercato, perché porterebbe anche ad un aumento della competitività delle imprese francesi, alleggerite sul piano dei costi contributivi. 
Prendano nota la Fornero, ma anche il nostro sindacato, sempre aggrappati ad una visione tutta legata al finanziamento contributivo degli ammortizzatori sociali, che protegge chi è dentro, ma esclude chi è fuori, ed è pure costoso per il sistema produttivo, mentre lascia in pace chi gode di rendite e privilegi di casta, lieto poi di pagarsi le sue assicurazioni private (che sarebbero anche più costose e meno affidabili di un buon servizio pubblico, ma tant’è…).
 

 

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