Lago di Vico, ecco come salvarlo dall’alga rossa

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Provincia – Pronto il progetto messo a punto da assessorato all’Ambiente, Università della Tuscia e tecnici di settore – Si attende il finanziamento della Regione

Lago di Vico, ecco come salvarlo dall’alga rossa

di Francesca Buzzi
 
 
 

 

Il professor Nascetti e l'assessore Equitani mostrano il progetto

Il professor Nascetti e l’assessore Equitani mostrano il progetto

 

L'assessore provinciale all'Ambiente Paolo Equitani

L’assessore provinciale all’Ambiente Paolo Equitani

 

Il professor Giuseppe Nascetti

Il professor Giuseppe Nascetti

 

Il professor Bruno Ronchi

Il professor Bruno Ronchi

 

Alberto Grazini, presidente dell'ordine dei dottori agronomi e forestali

Alberto Grazini, presidente dell’ordine dei dottori agronomi e forestali

 

Alessandro Guarducci, ingegnere idraulico

Alessandro Guarducci, ingegnere idraulico

La conferenza stampa in Provincia
 

– Lago di Vico, ecco come salvarlo dall’alga rossa.

Prima lo studio delle caratteristiche naturali del bacino lacuale, poi l’individuazione delle tecniche agronomiche e zootecniche a elevata sostenibilità ambientale, infine una serie di interventi esecutivi di ingegneria naturalistica.

Sono questi i tre passi principali messi a punto dall’assessorato provinciale all’Ambiente, dai docenti di settore dell’Università della Tuscia, dall’ordine dei dottori agronomi e forestali provinciale e da un ingegnere idraulico.

Il team, dopo un’attenta analisi del lago di Vico, ormai pesantemente colpito dal problema dell’alga rossa, ha messo a punto un progetto per invertire la tendenza ambientale che continua a creare danni al sistema ecologico lacuale affinché la proliferazione di quella vegetazione pericolosa e nociva sia ridotta ai minimi termini.

“Il progetto – spiega l’assessore all’Ambiente di Palazzo Gentili, Paolo Equitani – è stato messo in campo per risolvere un problema che affligge il lago di Vico e che è stato causato nel tempo dagli scarichi provenienti dalle coltivazioni, in particolare quelle di nocciole, e dalle abitazioni della zona”.

Un lavoro sperimentale che, una volta testato sul bacino dei Cimini, potrebbe fungere da apripista per altre situazioni simili del Lazio. “La nostra regione è ricchissima di bacini lacustri – aggiunge Equitani – e questo potrebbe essere un progetto all’avanguardia da esportare. Tra l’altro i costi non sono affatto elevati se si pensa che il tutto dovrebbe essere coperto con una spesa di circa un milione e mezzo di euro in tre anni”.

Finanziamento che però, almeno finora, la Provincia non ha a disposizione. “La prossima settimana incontrerò gli addetti ai lavori della Regione Lazio – continua Equitani – e auspico di riuscire ad ottenere da loro un finanziamento che riesca a coprire le spese”.

Per adesso, quindi, tutto è pronto, ma soltanto per quanto riguarda la teoria. Per la pratica bisognerà attendere i soldi dalla Regione. Senza di quelli il progetto non potrà ancora partire.

Il lavoro è stato condotto dai docenti dell’Università della Tuscia Nascetti e Ronchi insieme ad un gruppo di tecnici e di ricercatori. “Studiando il lago – sottolinea Nascetti – ci siamo resi conto che il problema non era l’inquinamento, ma soltanto un’eccessiva produzione di determinate sostanze che alimentano l’alga rossa, una pianta naturale ma nociva. Ora quindi c’è bisogno di mettere a punto tutti gli strumenti che abbassino il carico organico e per farlo è necessaria la collaborazione degli agricoltori della zona. Se loro seguiranno i nostri consigli tutto sarà più facile”.

Dello stesso avviso il professor Ronchi che assicura i produttori, in particolare quelli di nocciole, che un’agricoltura sostenibile non significa necessariamente un calo della produzione. “Non chiediamo agli agricoltori di produrre di meno – dice Ronchi – ma di seguire il nostro programma mirato per il bene del lago e delle loro terreni. Il sistema del lago è attualmente molto fragile, ma sono convinto che con questo progetto potremo raggiungere risultati eccezionali che oltre a risolvere un problema ambientale ed ecologico saranno utili anche da un punto di vista sociale”.

Al lavoro hanno partecipato anche Alberto Grazini, presidente dell’Ordine dei dottori agronomi e forestali della Provincia di Viterbo e Alessandro Guarducci, ingegnere idraulico. “Sono convinto che gli agricoltori faranno la loro parte – dichiara Grazini -. Abbiamo già effettuato una carta del suolo che ci ha fornito indicazioni importanti per procedere con i passi successivi. L’obiettivo è quello di ottenere un’agricoltura sostenibile senza cali produttivi”.

Importante, infine, anche il lavoro idraulico nella zona in questione. “Sarà necessario – conclude l’ingegner Guarducci – rimodellare il flusso dell’acqua verso il lago intervenendo sui fossi e sui pozzi posti al ridosso del bacino lacuale. Abbiamo già in mente come procedere e i risultati dovrebbero essere notevoli”.

Insomma i tecnici della Provincia e tutti gli altri esperti che hanno partecipato al progetto hanno le idee chiare su come e quando intervenire. Mancano solo i soldi. Ora la parola passa alla Regione che dovrà decidere se concedere o meno il finanziamento.

Francesca Buzzi

 
 
 

16 luglio, 2012 – 14.30

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