LA STRANA CITTA’ DEI BEVITORI DI VELENO

In quest’antica citta’ di Viterbo da anni ed anni la popolazione e’ avvelenata dall’arsenico presente nell’acqua che viene erogata nelle case dai pubblici acquedotti, arsenico presente in quantita’ enormemente superiori al limite massimo ammesso dall’Unione Europea (limite massimo che oltretutto e’ il doppio di quello stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanita’). E la popolazione paga salate bollette per il veleno che riceve al posto dell’acqua potabile.

E poiche’ il Comune si rifiuta ostinatamente di realizzare i dearsenificatori necessari per restituire alla popolazione il diritto all’acqua potabile – un diritto semplicemente vitale -, ebbene, chi puo’ compra l’acqua minerale, chi puo’ si rifornisce ad alcune poche fontanelle di acqua dichiarata dearsenificata, e chi non puo’ si avvelena. Si avvelena. E, ripetiamolo, si avvelena perche’ le istituzioni locali non realizzano i dearsenificatori necessari.

Si dira’: forse il Comune non dispone di fondi. Ma il Comune da anni annuncia e promuove progetti faraonici per grandi opere assai discutibili o assolutamente folli; il Comune sostiene largamente attivita’ di ogni sorta tra futili e superflue (per non dir peggio); il Comune sperpera senza ritegno il pubblico denaro. E la gestione del servizio idrico e’ scandalosamente affidata a un carrozzone – la Talete spa – la cui abolizione sarebbe il primo dovere di una pubblica amministrazione decente.

La verita’ e’ che i fondi per realizzare i dearsenificatori sarebbero reperibili con una adeguata ricognizione del bilancio, con interventi impegnativi persuasi e appropriati (e nei mesi scorsi abbiamo anche formulato delle proposte operative al riguardo), con scelte di rigore e trasparenza nitide e intransigenti orientate al pubblico bene, ai bisogni primari di tutta la popolazione. Ma chi governa il Comune – e non solo – resta sordo, dando flagrante prova di insipienza ed irresponsabilita’ (ed usiamo un eufemismo).

Cosi’, tra clientes e circenses, l’avvelenamento continua, in quest’antica citta’ di Viterbo.

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Lo ripetiamo una volta ancora – come facciamo ormai da due anni a questa parte -:

a) le istituzioni locali devono prendere atto della drammatica realta’ e dire finalmente la triste verita’ ai cittadini: ovvero che da anni vengono avvelenati, che l’acqua che ricevono nelle case e per la quale pagano salate bollette e’ semplicemente avvelenata;

b) le istituzioni locali devono realizzare subito dearsenificatori alla fonte impegnando per questo fondi del proprio bilancio, salvo successivamente rivalersi sulla Regione Lazio e su altri eventuali soggetti gestionali ed istituzionali inadempienti.

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L’accesso all’acqua potabile e’ un fondamentale dirittto umano.

Una pubblica amministrazione che non si impegna con tutte le sue risorse per garantire alla popolazione l’accesso all’acqua potabile e’ semplicemente criminale.

Dearsenificare e rendere potabile l’acqua a Viterbo e’ possibile e necessario: occorre quindi farlo subito.

Cessi finalmente l’avvelenamento della popolazione.

 

Peppe Sini, responsabile del “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo

 

Viterbo, 30 giugno 2012

 

Mittente: “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, e-mail:nbawac@tin.it , web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/

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