Lo scontro danneggia tutti Silvano Miniati – Fornero e Mastrapasqua al peggio non c’è fine

N.25 del 24 giugno 2012 AVANTI DELLA DOMENICA

Silvano Miniati*

Ricordo che appena vennero presentate le proposte di riforma di Elsa Fornero sulle pensioni, scrissi su questo giornale che oltre 300 mila lavoratori si sarebbero venuti a trovare in una situazione drammatica, dovendo scontare lunghi periodi durante i quali si sarebbero trovati senza lavoro, senza la copertura di ammortizzatori sociali e senza pensione.
Nelle settimane successive, sono tornato più volte su questo argomento, accusando esplicitamente Elsa Fornero non solo di ignorare o di nascondere i dati, ma soprattutto di una pervicace arroganza nel negare ogni confronto con i sindacati, con il risultato di danneggiare gravemente il governo del quale continua a fare parte.
Sarebbe stato sufficiente un solo incontro per permettere a chi la materia pensionistica la maneggia ogni giorno per dimostrare al ministro e ai suoi collaboratori che le loro stime non stavano in piedi.
Va detto che in quei giorni Fornero e Mastrapasqua marciavano all’unisono, lei tutta proiettata a tagliare le pensioni e i diritti dei lavoratori, lui sempre alla ricerca di un falso invalido da sbattere in tv con l’intento di far dimenticare la condizione sempre più inumana nella quale vivono milioni di invalidi veri.
Ora che è scoppiata la polemica sui dati fatti circolare dall’Inps, il Ministro del lavoro reagisce sostenendo che in un Paese serio i vertici dell’istituto dovrebbero essere immediatamente rimossi, omettendo però di dire se sempre in un Paese serio sarebbe tollerato un ministro che considera la matematica un’opinione e che sa dire solo “così è se vi pare”. Questo si chiedono le centinaia di migliaia di lavoratori e pensionati, che grazie all’impegno di Cgil, Cisl, Uil e dei sindacati dei pensionati hanno riconquistato la piazza.
In verità la disputa tra Fornero e il presidente dell’Inps non mi appassiona più di tanto, considerato anche che i due hanno gareggiato fino a pochi giorni fa nel sostituire gli effetti annuncio ai fatti, dimostrandosi del tutto inadatti a tradurre in pratica anche i pochi impegni che erano stati loro strappati.
Forse questa sciatteria si verifica anche per mancanza di tempo disponibile, visto che un ministro presente ovunque, che esterna 4-5 volte al giorno, ha poco spazio per pensare al da farsi e che il presidente dell’Inps deve dedicare sicuramente molto tempo a  ricordarsi dei tanti incarichi ai quali deve fare fronte.
E’ ovvio che tanti incarichi non possono permettere altro che partecipazioni frettolose e abborracciate, il che tra l’altro si scarica sul funzionamento dell’Inps che sta progressivamente perdendo anche l’immagine di istituto efficiente. Ciò non incide sul bilancio familiare del presidente, che da quei tanti incarichi riceve compensi ragguardevoli.
Non intendo affatto partecipare alla disputa su chi tra il presidente dell’Inps e il ministro abbia più ragioni e più torti e quindi possa essere definito il “meno peggio”. Sono, infatti, ormai convinto che un governo serio che puntasse davvero alla difesa del bene comune dovrebbe chiedere a entrambi di lasciare i loro incarichi.
Va detto che nessuno, neppure coloro che come il sottoscritto hanno da sempre manifestato sfiducia sulla possibilità che Fornero e Mastrapasqua fossero davvero adeguati a ricoprire i ruoli loro assegnati, può esser contento della situazione che si è venuta a creare.
Si è aperta una polemica che danneggia gravemente Inps e governo e finisce per colpire gli interessi del Paese e dei cittadini. La situazione di incertezza genera paralisi e la paralisi produce lesione dei diritti e violazione delle regole.
Pensate alle lungaggini e alle improvvisazioni relative ai controlli sull’invalidità, alle procedure per accertare l’esistenza in vita dei pensionati italiani residenti all’estero, alle tante promesse sugli accessi ai dati con il sistema on-line, al quale però di fatto non si può accedere.
Pensate ai ritardi nel pagamento della cassa integrazione o ai diritti a riscuotere il Tfr dei lavoratori di aziende dichiarate fallite.
Servirebbe non solo un potenziamento degli organici e maggiore chiarezza sui tempi della fusione tra Inpdap e Inps, ma soprattutto più consapevolezza del fatto che un colosso come la nuova Inps ha necessità di un reale gruppo dirigente e non già di un padre padrone.
Al ministro del lavoro, se proprio si ostina a volere mantenere un incarico che non sembra affatto attagliarsi alle sue capacità e soprattutto al suo carattere, è lecito chiedere, non solo di fare subito il decreto per gli esodati, ma anche di portare a conclusione almeno una parte degli impegni assunti in Parlamento e già votati con larghissima maggioranza.
Dove sono finite le promesse di armonizzazione delle regole per tutti, ivi compresi gli eletti di ogni ordine e grado, i manager, gli altissimi burocrati civili e militari.
La legge crea le condizioni per estendere il contributivo a tutti e per l’armonizzazione completa dei trattamenti, ma grazie anche all’insipienza del ministro, tutto rischia di rimanere come prima.
Quello che sta succedendo è sicuramente molto grave, soprattutto perché a nessuno sembra stare a cuore il destino reale di quegli esodati che non sono affatto merce da etichettare ma persone in carne e ossa, portatori di diritti che vanno rispettati.
Se Monti intende davvero dare un segnale di risveglio a tutti gli italiani deve prendere atto che la conclusione del contrasto Inps-governo rappresenta una scelta ineludibile e che sugli esodati come sui privilegi pensionistici nessuno, proprio nessuno, può chiudere un occhio.
*Network sinistra riformista

mercoledì 20 giugno 2012

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