I dati dell’Oms confermano che il fumo rappresenta la 2° causa di morte nel mondo

Oggi è la Giornata mondiale senza tabacco

da viterbonews24 

di Giovanna Bianconi

VITERBO – Oggi è la Giornata mondiale senza tabacco, e vale la pena cogliere questa occasione per soffermarsi a riflettere su un problema, quello del fumo, che affligge ben il 28% degli italiani.

Dei quasi 17 milioni di tabagisti – questo il termine che definisce chi è dipendente dalla nicotina – il 23% risiede al nord, il 24,3% al centro e il 22,3% al sud e nelle isole.

I Centri antifumo riconosciuti sono in tutto 375, ma la loro distribuzionegeografica non segue quella dei fumatori. Infatti il 53,6% è collocato al nord, il 22,1% al centro ed il 24,3% nell’Italia meridionale e insulare.

Di certo c’è ancora molto da fare per offrire a tutti i cittadini le stesse opportunità per smettere di fumare, sia in termini di accessibilità che di qualità del servizio, e i Centri antifumo stanno aumentando proprio per far fronte a questa vera e propria emergenza sanitaria.

Questi accolgono il paziente che vuole smettere di fumare e lo supportano da tutti i punti di vista, compresi quelli psicologici e farmacologici. Ma i farmaci costano, e anche se il tabagismo è una vera e propria dipendenza il fumatore non rientra nei livelli essenziali di assistenza (Lea), e quindi non ha diritto al trattamento gratuito.

A detta di molti operatori questo fatto rappresenta una contraddizione da parte di uno Stato che da un lato non sostiene attraverso il Sistema sanitario nazionale chi ha bisogno di cure, mentre dall’altro ha firmato ben 9 anni fa la Convenzione quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la lotta al tabagismo. Essa rappresenta il primo trattato internazionale per la tutela della salute pubblica giuridicamente vincolante, e stabilisce obiettivi e princìpi che hanno lo scopo di proteggere le generazioni presenti e future dalle devastanti conseguenze sanitarie, sociali, ambientali ed economiche causate dal consumo di tabacco e dall’esposizione passiva al fumo.

L’Italia ha attivamente preso parte a tale processo, che è durato più di cinque anni, e come le altre Nazioni aderenti da allora è chiamata a porre al centro dei suoi sforzi anche il contrasto alle interferenze dell’industria multinazionale, che tende a favorire l’epidemia globale del tabacco.

E’ proprio da questa convenzione che derivano misure come il divieto di pubblicizzare sigarette e sigari, la possibilità di aumentare il prezzo dei pacchetti come strumento deterrente per i consumatori, nonché l’obbligo di inserire nell’etichettatura le avvertenze per la salute, tra cui la famosa frase “Il fumo uccide” che ancora campeggia su molti pacchetti.

Ma il punto fondamentale della convenzione è che sancì, una volta per tutte, che l’esposizione al fumo di tabacco provoca danni al corpo umano (malattie, invalidità e morte), e riconobbe l’esistenza di prove scientifiche inconfutabili in tal senso. Va da sé che da allora gli Stati firmatari si impegnarono a proteggere i cittadini dall’esposizione al fumo di tabacco attraverso misure efficaci per tutelare i non fumatori dal fumo passivo in tutti luoghi pubblici e ridurre progressivamente il numero di fumatori.

Oggi i dati dell’Oms confermano che il fumo di tabacco rappresenta la seconda causa di morte nel mondo, ed è uno dei maggiori fattori di rischio nello sviluppo di patologie neoplastiche, cardiovascolari e respiratorie. Purtroppo l’azione delle centinaia di sostanze chimiche contenute nelle sigarette non si ferma qui: conseguenze nefaste sono state rilevate a carico di tutti i tessuti del corpo umano.

In Italia la situazione è preoccupante. Si stima che il fumo sia responsabile del 91% delle morti per cancro al polmone negli uomini e del 55% nelle donne, per un totale di circa 26.000 morti all’anno. Una vera e propria strage silenziosa, a volte veloce e a volte lentissima. Ma non per questo meno spietata.

Questa tabella (fonte: Ministero della Sanità) illustra esclusivamente i casi di neoplasie che hanno condotto alla morte pazienti fumatori abituali.

 

CAUSE DI MORTE

PER NEOPLASIE

MASCHI

FEMMINE

TOTALE

Labbra, Bocca, Faringe

1.714

237

1.951

Esofago

1.242

206

1.448

Pancreas

1.010

546

1.556

Laringe

1.492

82

1.574

Trachea, Bronchi, Polmone

23.120

3.213

26.333

Cervice uterina

0

32

32

Vescica

1.965

157

2.122

Rene

822

31

853

Totale neoplasie maligne

31.365

4.504

35.869

Ipertensione

1.403

732

2.135

Malattie ischemiche cardiache

8.504

2.336

10.840

Altre malattie cardiache

5.667

1.734

7.401

Malattie cerebrovascolari

3.837

1.774

5.611

Arterosclerosi

648

171

819

Aneurisma aortico

1.711

322

2.033

Altre mal
attie delle arterie

258

118

376

Totale patologie cardiovascolari

22.028

7.187

29.215

Polmonite, Influenza

1.159

433

1.592

Bronchite, Enfisema

9.424

3.511

12.935

Broncopneumopatia cronico-ostruttiva

1.637

607

2.244

Totale patologie respiratorie

12.220

4.551

16.771

TOTALE GENERALE

65.613

16.242

81.855

Ma il fumo di tabacco, se costante e prolungato, è in grado di incidere sulla durata della vita, oltre che sulla qualità della stessa. Ad esempio un venticinquenne che inizia a fumare al ritmo di 20 sigarette al giorno riduce la sua aspettativa di vita in media di 4,6 anni. Ciò significa che per ogni settimana di fumo se ne va più o meno un giorno di vita.

Le statistiche a volte sembrano fredde, ma aiutano a comprendere la dinamica dei fenomeni. Si stima che su 1.000 maschi adulti che fumano uno morirà di morte violenta, sei moriranno per incidente stradale e 250 saranno uccisi dal tabacco per patologie ad esso correlate. Non è dato sapere se il poveretto che se ne andrà per morte violenta o i sei coinvolti in incidenti mortali potranno evitare il loro destino, ma di certo i 250 sì.

Secondo ricerche di respiro internazionale le malattie fumo-correlate sono ben 27, ed ognuna ha un particolare rischio correlato all’esposizione al fumo, attivo o passivo. La gravità dei danni fisici è direttamente proporzionale all’età di inizio, al numero di sigarette giornaliere, al numero di anni di esposizione e all’inalazione più o meno profonda.

Forse non è il caso di terrorizzare chi sceglie consapevolmente di fumare, insistendo su concetti come bronchite cronica, asma, enfisema polmonare, invecchiamento precoce della pelle, ingiallimento della dentina e infezioni del cavo orale, retinopatia, cardiopatia, infarto, ischemia, demenza, colpo apoplettico, aneurisma, infertilità maschile e disfunzione erettile, menopausa precoce, danno fetale e aborto spontaneo, ecc., il concetto di libertà secondo la Costituzione italiana prevale su ogni altro.

Coloro che tuttavia volessero smettere di fumare possono rivolgersi al Centro per la prevenzione e la cura del tabagismo della Ausl di Viterbo, evitando di ricorrere a palliativi come le sigarette elettroniche, i chewing gum alle erbe o altri rimedi “fai da te”. Il Centro opera sul territorio da circa 10 anni e può vantare una percentuale di successi del 30%.

 

31/05/2012 – 09:56

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