I rappresentanti del coordinamento nazionale bonifica armi chimiche ricevuti dalla Commissione ambiente del Senato

 

 

Oggetto: Comunicato stampa
Data: 7 giugno 2012

A seguito delle iniziative del coordinamento bonifica armi chimiche, la commissione ambiente del Senato ha avviato una indagine conoscitiva sui bacini di inquinamento derivanti dalle armi chimiche che da decenni sono sparse sul territorio italiano ed ha ricevuto in audizione il 5 giugno 2012, una delegazione dello stesso.

Alla riunione tra i presenti, la senatrice Daniela Mazzucconi vice presidente della commissione, il senatore Francesco Monaco, il senatore Francesco Ferrante, il Presidente del CNBAC Lelli Alessandro, i vice presidenti Fabrizio Giometti  e d’Ingeo Matteo, Chiricozzi Raimondo segretario, Valleriani Alberto consigliere, affiancati dal vice direttore dell’Espresso, Gianluca Di Feo, autore del libro “Veleni di Stato”, che ha avuto il grande merito di evidenziare i problemi legati alla produzione delle armi chimiche e la loro perdurante nefasta attività nel territorio.

La vice presidente della commissione senatrice Daniela Mazzucconi ha aperto i lavori ed ha lasciato subito la parola ai rappresentanti del coordinamento.

Il giornalista Gianluca Di Feo ha riaffermato quanto già scritto sul suo libro “Veleni di Stato” e ricordato che l’Italia è stato uno dei paesi che hanno prodotto più armi chimiche; infatti fino al 1942 sono state prodotte 111 tonnellate di armi all’iprite al fosgene e a base di arsenico che allora venivano usate alla stessa stregua di bombe atomiche. “L’indomani dell’8 settembre, ha detto Di Feo, della produzione italiana non utilizzata non se ne è saputo più nulla e ancora oggi non si sa che fine abbia fatto. Inoltre un’altra grandissima parte delle armi inglesi e americane  è stata depositata in 10/15 siti in Italia dislocati sia in acqua, che in terra ferma. Tutto ciò in Italia è ancora top secret mentre è ormai pubblica la documentazione conservata negli archivi inglesi e delle altre nazioni partecipanti alla seconda guerra mondiale. Abbiamo custodito per 70 anni la più grande discarica di armi chimiche del mondo. Armi pericolosissime che rilasciano il loro contenuto altamente inquinante, avvelenando falde idriche e l’ambiente, con effetti devastanti sull’uomo.  L’iprite infatti ha effetti mutageni (deformazione del DNA), l’arsenico, il fosgene sono altamente pericolosi. Fra i siti più conosciuti Pesaro, il golfo di Napoli, Molfetta, il Centro chimico del lago di Vico, Colleferro. C’è poi da dire che il passaggio della produzione di armi chimiche a prodotti antiparassitari è stato molto semplice”.

Il presidente del Coordinamento Alessandro Lelli ha brevemente ricordato la nascita del coordinamento e la sua attività. E’ quindi entrato nel merito del sito di  Pesaro con le migliaia di bombe chimiche scaricate nel mare Adriatico, dal quale riaffiorano e spesso scompaiono nuovamente sotto la sabbia, senza interventi che ne segnalino la presenza e soprattutto risolutivi. “Spesso nei siti, indicati sopra, ha detto Lelli, alcune bombe tradizionali vengono fatte brillare senza corretta informazione  della popolazione. Ciò che occorre, è un vero monitoraggio alla ricerca di quanto scaricato dai tedeschi nel mar Adriatico davanti a Pesaro; le testate, cioè, trasportate da tre vagoni contenenti 84 tonnellate di arsenico e 4300 grandi bombe C500T con circa 1316 tonnellate di iprite. Gli ordigni carichi di gas letali, ha concluso Lelli, nel fondo del mare Adriatico ci sono ed è un fatto certo. Occorre ora accertare dove sono e in che stato si trovano e quindi procedere alla bonifica”.

Fabrizio Giometti ha riassunto la storia della Chemical City nel lago di Vico sede di una Riserva naturale e delle iniziative poste in essere. “Nel 1996, ha detto Giometti, una prima bonifica ha interessato 60 cisterne cariche di fosgene, che a causa di una fuga provocò una gravissima intossicazione ad un malcapitato ciclista”. Tutto fatto senza informazione della popolazione; il gas veniva immesso in cilindri e trasportato al centro NBC di Civitavecchia. I militari dichiararono finita la bonifica nel 2000. “Il problema, ha continuato Giometti, è emerso nuovamente nel 2009, quando l’ARPA LAZIO e l’Università della Tuscia ricercando i motivi del fenomeno dell’alga rossa hanno scoperto nei sedimenti sostanze quali il Cadmio, l’Arsenico, il Vanadio, il Nickel in proporzioni allarmanti. I carotaggi di terreno effettuati successivamente dai militari confermarono che all’interno del sito NBC erano ancora conservate imprecisate masse ferrose e rilevanti quantità di arsenico. Da questo gli incarichi all’ARPA Lazio per il Piano di caratterizzazione del Lago di Vico e sempre all’ARPA l’incarico del piano di caratterizzazione del sito e i finanziamenti del ministero per la bonifica del sito che sarebbe dovuta iniziare a settembre 2011”.      

Matteo d’Ingeo: “ Il territorio di Molfetta convive con il problema delle bombe da molti anni. Il tratto di mare bellissimo di fronte al Porto Gavettone, dove a pochi metri dalla riva sono state cementate, come dimostrato dalle immagini proiettate, ha continuato d’Ingeo, è molto frequentato dai bagnanti, nonostante ci siano cartelli con il divieto di balneazione che nessuno osserva e fa osservare”. Risulta che nei fondali di fronte al porto Gavettone siano stati affondati  vari ordigni provenienti dalle operazioni di bonifica del porto di Bari, interessato dall’affondamento di ben 17 navi durante il bombardamento tedesco del 2 dicembre 1943. Molte di queste cariche di bombe all’iprite e non solo. Dal 1946 fino alla fine degli anni 90 sono stati ricostruiti 239 casi di intossicazione da iprite. Alle bombe, provenienti dalla bonifica del porto di Bari, si sono aggiunte le bombe Nato della guerra nel Kosovo. “Ciò che manca ancora per le operazioni di bonifica del basso Adriatico, ha continuato d’Ingeo,  è l’informazione corretta dei cittadini e dei pescatori sulle attività di bonifica compreso il trasporto degli ordigni. Ciò che si chiede è che le bonifiche vengano fatte nel rispetto dei protocolli a salvaguardia della salute. Si chiede inoltre il monitoraggio del mare di fronte a porto Gavettone per accertare la presenza nei fondali, nelle rocce e cementate in profondità delle bombe”.

Valleriani Alberto, ha informato i componenti della commissione del Senato sullo stato di una delle industrie belliche ancora coperta dal segreto di stato. Ha ricordato i ritrovamenti effettuati già nel 1990 di fusti contenenti scarti tossici delle aziende industriali civili. Ha altresì  evidenziato l’alta pericolosità delle sostanze usate per il confezionamento delle armi. “Una di queste sostanze, ha detto Valleriani, presente già nelle esportazioni in Iraq è il pelclorato di ammonio propellente solido per razzi e missili, sostanza che è sotto accusa negli USA dal 2003, per la contaminazione che provoca delle falde acquifere”.  Valleriani ha chiesto quindi che vengano fatte indagini per sapere a quali paesi oltre a quelli già noti sia stata venduta tecnologia per la produzione di armi chimiche; la revisione del segreto milita
re al fine di consentire controlli di carattere ambientale; una mappatura di tutto il territorio per la individuazione di eventuali depositi di materiale bellico.

Chiricozzi Raimondo, ha messo in evidenza la necessità di intervenire affinché la bonifica del Centro NBC del Lago di Vico venga effettuata nel più breve tempo possibile, ricordando che le popolazioni di Ronciglione e Caprarola attingono da questo Lago acqua per uso potabile. Ha inoltre lamentato la mancata risposta della Regione Lazio alla richiesta della ASL di revisione della classificazione delle acqua del lago.

Il Senatore Francesco Ferrante, ha chiesto chiarimenti sulle iniziative messe in atto dalle autorità locali.

Il vice presidente Matteo d’Ingeo ha risposto sottolineando l’inadeguata risposta che il Sindaco di Molfetta ha dato, forse poco interessato al problema, nonostante la gravità della situazione.  

Il presidente Alessandro Lelli ha affermato che l’unica cosa fatta sono state le interrogazioni parlamentari. Ha poi chiesto iniziative decise volte alla soluzione dei problemi derivanti dalla presenza delle armi chimiche  nel territorio quindi monitoraggi e poi reali bonifiche. “Anche perché, ha concluso, come nel caso di Molfetta (vedi relazione Alcaro al Convegno al Senato del 21/2/2012) , sono state trovate forme mutagene e di cancro nei pesci. La riunione odierna, presso la Commissione Ambiente del Senato, ci fa però ben sperare in iniziative concrete”.

La senatrice Daniela Mazzucconi ha concluso l’audizione confermando che la commissione ambiente del Senato intende ascoltare i rappresentanti delle istituzioni e amministrazioni interessate.

                                                                                                              Raimondo Chiricozzi
                                                                                                                 Segretario CNBAC
                                                                                      Presidente Comitato Acqua Potabile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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