Acqua e arsenico sotto la lente europea

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Pubblicati gli ultimi dati OMS e UE sulla questione 

L’acqua è un bene prezioso, si sa, e la sua salubrità è una condizione indispensabile per la vita e per la crescita umana integrale. Durante il percorso naturale che dalle profondità della terra la porta fino al nostro rubinetto, si arricchisce di numerosi elementi chimici in forma di ioni di diversa natura e di sali minerali a seconda della geologia dei terreni attraversati. Questi elementi sono indispensabili per il nostro organismo, ma quando sono presenti in concentrazioni troppo elevate possono produrre effetti deleteri. Il problema scuote la scienza e la coscienza: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità,  sono due milioni all’anno le morti attribuibili alla cattiva qualità dell’acqua consumata.

La normativa italiana, conforme a quella europea, disciplina il campo delle acque potabili e definisce anche i criteri ed i parametri analitici ai quali un’acqua deve sottostare per potere essere definita potabile. Tra i principali elementi che contaminano la purezza delle acque vi sono sicuramente i nitriti, i nitrati, i trialometani, il benzene, il cromo, il piombo ed infine l’arsenico.

                                                                                                                                                  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il contenuto di arsenico nell’acqua aumenta laddove l’acqua permea lungo il suo percorso attraverso

rocce vulcaniche, aree geotermiche e depositi alluvionali ed è considerato un elemento cancerogeno di classe 1 secondo la classificazione dell’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.), agendo anche a dosaggi estremamente bassi, alterando la funzionalità del sistema endocrino, causando patologie cardiovascolari, neurologiche ed ematologiche.

 

L’arsenico è stato ed è ancora utilizzato inoltre nel campo dell’elettronica, delle industrie farmaceutiche e chimiche, nella produzioni di smalti o vetri, e tutti questi impieghi hanno di certo contribuito ad alterare, nel corso degli anni, le concentrazioni naturali dell’arsenico nell’ambiente, nei terreni e conseguentemente nelle falde acquifere e nelle acque superficiali.

In particolar modo la presenza di arsenico nelle acque destinate al consumo umano da molti anni permane al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica italiana, in quanto risulta che vi siano circa 200 Comuni ad avere concentrazioni di questo elemento superiori al valore limite di 10 microgrammi/litro stabilito dalle attuali norme.

In particolare, la Direttiva Comunitaria 98/83/CE prevede che gli Stati membri, qualora le concentrazioni di alcuni elementi nelle acque risultino superiori a quelle imposte, possano concedere deroghe ai superamenti dei valori limite, purché:

  • la deroga non presenti un rischio per la salute umana;

  • l’approvvigionamento delle acque potabili non possa essere assicurato con nessun altro mezzo adeguato;

  • la deroga abbia durata più breve possibile.

Qualora intenda concedere una seconda deroga, uno Stato membro comunica alla Commissione i risultati di tale riesame, unitamente alle motivazioni della sua decisione in merito alla seconda deroga. Quest’ulteriore deroga non può essere superiore a tre anni.  In circostanze eccezionali uno Stato membro può chiedere alla Commissione una terza deroga per un periodo fino a tre anni. La Commissione decide in merito a tale richiesta entro tre mesi.

 






Tra dicembre 2010 e febbraio 2011, l’Italia ha chiesto all’Europa nuove deroghe per alcune forniture di acqua nelle regioni Campania, Lazio, Lombardia, Toscana e Trentino Alto-Adige. 

In risposta, l’Unione Europea, il 22 marzo 2011, ha stabilito che valori di arsenico compresi tra 10 microgrammi/litro (l’effettivo limite di legge) e 20 microgrammi/litro, sono accettabili per un periodo di tempo limitato senza rischi per la salute umana, ma che bisogna adottare specifiche misure per la protezione di neonati e bambini fino ai tre anni di età. L’UE ha anche compilato un elenco dei comuni italiani dove i valori massimi consentiti sono stati superati e che, entro il 31 dicembre 2012, dovranno obbligatoriamente dotarsi di efficienti sistemi per garantire l’approvvigionamento di acqua potabile e de-arsenificata a tutta la popolazione.

I principali processi di rimozione dell’arsenico dalle acque sono quelli a membrana o di assorbimento che hanno efficienze di rimozione molto elevate, mentre i processi di precipitazione e scambio ionico offrono migliori rendimenti se eseguiti a valle di un pretrattamento di ossidazione (con cloro, permanganato di potassio o biossido di cloro). In ogni caso, la concentrazione di arsenico in uscita dai suddetti trattamenti, nei casi in cui la contaminazione sia di origine naturale, è di gran lunga inferiore ai limiti imposti dai limiti di legge.

Allo stato attuale risulta che oltre il 50% dei Comuni del Lazio in deroga per il parametro arsenico siano rientrati nel valore di parametro previsto dalla legge, mentre per i restanti sono stati avviati degli interventi strutturali e sostitutivi che porteranno, entro la scadenza prevista, al rispetto del parametro stesso mediante interventi di adeguamento dei sistemi di distribuzione, di realizzazione di nuovi sistemi di trattamento e di nuove captazioni.

22 Maggio 2012                                            Valeria Canè e Angelo Colombini

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