Armi chimiche: La Chemical city del Lago di Vico

da ilcontestoquotidiano

Chemical City lago di Vico, non una “semplice” zona militare in condizioni d’abbandono, ma – “durante l’ultimo conflitto mondiale” – un “impianto per la produzione e il deposito di ordigni a caricamento speciale”. Ossia un “Magazzino Materiali di Difesa NBC”…NBC, l’acronimo della triade Nucleare, Batteriologico, Chimico. Al lago di Vico, in prvincia di Viterbo, c’era infatti uno dei più importanti bunker-laboratorio dove nel corso dell’ultima guerra il regime fascista aveva concentrato le ricerche sugli ordigni più speciali. Una “Chemical city”, come la chiamavano i documenti dell’intelligence britannica, smantellata solo dopo la caduta del Muro di Berlino: tra il 1995 e il 2000. Con un’apposita operazione detta “Coscienza pulita”. Ma non del tutto, dato che in un documento del Centro Tecnico Logistico Interforze NBC, datato marzo 2010, si legge che in diversi punti del sito non solo è stata evidenziata “la presenza di masse metalliche e non metalliche”, ma anche, in un “paio di campioni di terreno”, riscontrata “la presenza di livelli di arsenico superiori ai valori di Concentrazione Soglia di Contaminazione”. Mentre in un terzo il superamento riguarda pure zinco e tetraclorotene. Necessaria dunque, come riconosciuto dalla stessa Amministrazione della Difesa, una procedura di “caratterizzazione e bonifica” che comincerà nelle prossime settimane e per la quale, tra un finanziamento e l’altro, pare sia previsto uno stanziamento di oltre un milione di euro. Dell’esistenza della Chemical City si sapeva già dagli anni ‘80. A testimoniarlo un’interrogazione parlamentare del deputato Famiano Crucianelli, datata 29 luglio 1985 e rivolta ai Ministri della difesa e per l’ecologia. A rispondergli fu l’allora Ministro Giovanni Spadolini. Crucianelli parlava di “deposito di armi chimiche e batteriologiche” mentre Spadolini di “magazzino materiali difesa NBC” (Nucleare, Batteriologico, Chimico). Leggiamo inoltre che “l’estensione del comprensorio militare è di circa 36 ettari con una superficie coperta di 4.500 metri cubi”, mentre il “personale addetto è composto da un sottufficiale, un impiegato e otto operai”. Crucianelli domandava però se venivano effettuate “attività di ricerca e sperimentazione” e quali iniziative fossero adottate “per evitare eventuali fughe di gas tossici”. Sottolineando che ogni anno nella zona si registravano “decine di morti per cancro”. Aggiungendo, “anche se non c’è nessun elemento che colleghi il dato sopraindicato alla presenza del centro militare”. La risposta di Spadolini fu la seguente. “Nella zona limitrofa al lago di Vico esiste il magazzino materiali difesa NBC nel quale vengono conservate le materie prime necessarie al caricamento di granate nebbiogene e di artifizi fumogeni per addestramento. In detto magazzino non vengono prodotti, né detenuti, né sperimentati aggressivi di qualsiasi natura (…)”.Ciononostante il quadro della situazione è emerso in tutta la sua drammaticità solo nel gennaio del 1996, quando “una nube di fosgene – spiega Gianluca Di Feo nel libro “Veleni di Stato” – è scappata via e ha raggiunto la strada, aggredendo un ciclista. Inizialmente nessuno sapeva cosa avesse orribilmente colpito il malcapitato, provocandogli gravi danni ai polmoni, ma dopo alcuni giorni un ufficiale si è presentato in ospedale: ‘Forse possiamo spiegarvi…’. Quell’uomo è l’ultima vittima europea delle armi chimiche, che ottant’anni dopo la loro invenzione continuavano ad attaccare”. Inoltre l’esercito aveva messo da parte nel bunker del lago di Vico “almeno 150 tonnellate di iprite del modello più micidiale, mescolata con arsenico. In più c’erano oltre mille tonnellate di admsite, un gas potentissimo ma non letale usato contro le dimostrazioni di piazza. E oltre 40 mila proiettili di tutti i calibri”. Dal terreno sono poi sbucate – evidenzia Di Feo – “60 cisterne di fosgene assassino, ciascuna lunga quattro metri; tutte in pessime condizioni, con evidenti lesioni e tracce di ruggine. Senza dire niente alla popolazione, dalla fine del 1995 si è cominciato a svuotarle sul posto: il liquido assassino veniva pompato dalle ogive e trasferito in nuovi bidoni”. Infine, per neutralizzare il tutto “gli ingegneri con le stellette hanno creato un impianto modello che frantuma le molecole e poi imprigiona le scorie velenose in cilindri di cemento”.

Daniele Camilli, Daniele Piovino

 

DOCUMENTI

Il dossier sulle armi chimiche in Italia

La zona della Chemical City del Lago di Vico

I documenti del Centro Logistico Interforze

Chemical City (Foto febbraio 2012)

Chemical City (Foto primavera 2011)

L’interrogazione parlamentare del 1985

Documenti degli Archivi militari inglesi

Piano di caratterizzazione Arpa 2011

Rapporto Arpa Lazio sui sedimenti lacustri 2010

Rapporto Arpa Lazio sui sedimenti lacustri 2009

Risposta Ministro della Difesa La Russa a Interrogazione Rao 2010

Interrogazione parlamentare Realacci 2010

  

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