Silvano Miniati – I pensionati torneranno in piazza

N.14 del 15 aprile 2012 da Avanti della domenica mercoledì 11 aprile 2012

Silvano Miniati*

Per chi come il sottoscritto si è trovato, nel corso degli ultimi anni, a vivere con grande preoccupazione il lento declino del movimento sindacale dei pensionati, dovuto non solo alla grave crisi sociale che ha investito il nostro Paese, ma anche alla divisione sindacale, constatare che si tenta finalmente di individuare nuovi percorsi unitari non può che rappresentare motivo di grande soddisfazione.
Era forse lecito attendersi di più, ma intanto va preso atto che i gruppi dirigenti di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil stanno valutando di aprire una nuova stagione di mobilitazione unitaria su tre problemi che nella vita dei pensionati e degli anziani sono assolutamente fondamentali.
Il fisco e la tutela dei non autosufficienti sono obiettivi di grande rilevanza, mentre la contrattazione territoriale può rappresentare lo strumento attraverso il quale si torna ad affermare il ruolo dei pensionati sia come protagonisti nella battaglia per salvaguardare ed estendere diritti fondamentali di cittadinanza sia  per rilanciare il concetto di anziani come risorsa.
Un concetto, quello degli anziani come risorsa, che rischia di essere vittima di azioni di governo all’insegna dell’obiettivo della riduzione della spesa sociale. Un obiettivo ormai ripetitivo non sempre adeguatamente contrastato dalle confederazioni, che hanno rischiato e rischiano di lasciarsi rinchiudere nel recinto dell’articolo 18, che va certamente difeso, nella presa d’atto che non è però affatto il baricentro del mondo e che i problemi dei non autosufficienti e degli incapienti hanno pari se non maggiore dignità e priorità, se non si vuole facilitare il disegno di chi intende riportarci a teorie pericolosissime, che dividono gli uomini tra chi produce e chi no. Bambini e anziani tornerebbero così ad essere cittadini di serie b.
Il rischio più grave che minaccia l’Italia è che, in assenza di coesione sociale, trionfino le spinte alla frammentazione, alimentate dal più bieco corporativismo, il tutto all’insegna del si salvi chi può.
La ripresa di iniziativa dei pensionati è decisiva se si vuole uscire dalla crisi.
Il sindacato è diviso, il mondo del lavoro è diviso e ciò in un Paese dove le divisioni verticali e orizzontali rischiano di favorire la frammentazione totale e la logica del tutti contro tutti.
Che Camusso, Bonanni e Angeletti siano tornati a dialogare e a compiere scelte unitarie è importante, ma questo non risolve il problema davvero grave della frammentazione. Che mettano al centro della loro ritrovata unità il problema degli esodati è sintomo di sensibilità sociale e di capacità di farsi carico di coloro che sono più esposti ai colpi della crisi.
Un problema, quello della frammentazione e della divisione, che non può essere risolto dai soli lavoratori in attività e tantomeno dalle giornate di lotta, che a fasi alterne decidono le categorie dell’industria o quelle del pubblico impiego, senza nessuna coerenza neppure tra loro.
In una società molto invecchiata come quella italiana, piaccia o no, il ruolo dei pensionati è decisivo per chiunque intenda operare per una ricomposizione sociale, che appare oggi indispensabile.
Le confederazioni dovrebbero quindi riflettere maggiormente e in modo autocritico sulle ragioni che le portarono a bloccare, senza dirlo apertamente, un processo che avrebbe potuto portare all’unità di tutti i pensionati, compresi quelli aderenti ai sindacati pensionati nati nel mondo del lavoro autonomo. Capire quanto sia stato suicida cercare di uscire dalla contraddizione che si veniva a creare tra chi si faceva carico dei problemi dei cittadini utenti (in larga parte pensionati) e chi era invece quasi esclusivamente attento ai problemi dei lavoratori erogatori dei servizi, cercando come purtroppo avvenne di ridurre il peso e l’autonomia dei sindacati dei pensionati, anziché rilanciare un concetto nuovo di confederalità.
Il ritorno in piazza dei pensionati significherebbe far tornare protagonista l’unica categoria (mi domando perché continuare a chiamarla così) portatrice di interessi già in partenza unificanti. 
La lotta per la tutela della non autosufficienza chiama in causa milioni di persone (ammalati e familiari) e riguarda i contenuti sociali e anche umani della società futura.
Un fisco equo è problema di tutti, esclusi ovviamente quelli che evadono, mentre la contrattazione territoriale può aiutare a spendere meno e meglio e a combattere davvero i tanti sprechi e inefficienze, che servono spesso a ricordarci che i comuni, le province e le regioni che volevamo non sono quelli che ci troviamo ogni giorno di fronte.
Sarebbe davvero benvenuta una grande ondata di unità e di protagonismo degli anziani. L’Italia ne ha davvero bisogno e noi non possiamo limitarci semplicemente ad augurarcela.
*Network Sinistra Riformista

 

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