…“Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”…

da civitanews

Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno». Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». Ma l’altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».

È Pasqua, l’evento legato indissolubilmente alla morte e risurrezione del Figlio di Dio e alla sua croce. Il mistero della croce, che noi vediamo e viviamo quotidianamente in tutta la sua crudezza. “Scandalo e stoltezza” se il nostro sguardo non è illuminato e sorretto dalla luce della fede, se ci trova nella stessa situazione dei giudei e dei pagani del tempo, o se leggiamo gli eventi come i due discepoli di Emmaus prima del loro incontro con il Risorto, ma vessillo di vittoria e garanzia di vita nuova se siamo e possiamo dirci “illuminati” come i primi fedeli cristiani, certi di risorgere con Cristo dopo le nostre personali e dolorose “passioni”. Pasqua è dunque la possibilità nuova che riceviamo da Dio, quella di comprendere che davanti a noi c’è un futuro di speranza, che la croce non è la fine di tutto, ma l’inizio di una vita nuova. Ci proietta oltre gli eventi del tempo, al di là della nostra fragile storia, verso le definitive certezze ultraterrene, nel Regno dei viventi.
Troviamo sicuro motivo di fiducia, alimento salutare alla nostra fede, la gioia di vivere la Pasqua se con fede fissiamo lo sguardo a Colui che abbiamo trafitto con i nostri peccati, se ci lasciamo avvolgere dal fascino misterioso di una storia che ci svela un Amore infinito e misericordioso, che ci spinge perfino a credere che il buon Dio sul Calvario abbia quasi rinunciato alla sua onnipotenza per far brillare in tutto il suo fulgore la volontà di riaverci tutti come figli in un vincolo di perenne comunione e indefettibile alleanza.
Saliamo insieme sul monte e poniamoci in ascolto per cogliere in modo sapienziale un momento particolare che accade sul calvario: rileggiamo un insolito dialogo tra due uomini appesi a una croce, sospesi tra terra e cielo: da una parte Gesù il Figlio di Dio, destinato a una morte ignominiosa quanto ingiusta e assurda; dall’altra un comune malfattore, uno dei tanti, uno come noi, tutti rei di peccato e intaccati dal male, che pagava il prezzo legale dei suoi crimini. In questo insolito dialogo, dinanzi alla tragedia della morte, si parla di vita ultraterrena. Il malfattore crede che la sofferenza, la croce e la morte non siano la parola finale della sua esistenza terrena; crede che c’è un Regno e un “cielo” in cui è possibile entrare e da questo Regno chiede a Gesù di non essere escluso: “Ricordati di me, quando entrerai nel Tuo Regno”. La domanda è accolta; la risposta di Gesù non lascia dubbi: «Oggi con me sarai nel paradiso». Il “buon” ladrone, in fondo, rompendo il silenzio ribalta la storia, la riscrive con Gesù. La sua è la più straordinaria professione di fede che i Vangeli ci raccontino, la più sofferta, la più intima. Al suo fianco, inchiodato a un legno, c’è Dio, il Dio incarnato, non un altro uomo corrotto dal peccato e meritevole di un destino di morte, c’è l’Autore della vita, che morendo dona la Vita a tutti.
Il ladrone non si lascia impressionare vedendo Gesù in croce, impotente nella debolezza della carne spogliata dai peccati altrui. Il suo cuore non si lascia intimorire, pur dinanzi alla schiera dei carnefici che acclamavano alla morte. Neanche il clamore del popolo inferocito lo impressiona, né il fanatismo degli infedeli o il vituperio dei bestemmiatori e dei calunniatori. Di tutto ciò il malfattore non si cura, ma con franchezza professa la sua fede, dicendo ad alta voce: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».
A ben vedere è questo il primo, grande annuncio della Pasqua, il primo anticipo di luce della Pasqua che accende le tenebre del monte Golgota. Questa professione di fede, che parte dal cuore di un uomo, dice che ogni cuore umano è fatto per la Pasqua, non per la morte; per la gloria, non per la sconfitta umana. Anche a te è riservata la stessa sorte!
Come avrebbe potuto Gesù non rispondere dinanzi a tanta fede? Lui che si era commosso per la fede della gente stanca che lo seguiva, per la fede del centurione, per la fede della Cananea, ora ha dinanzi a sé l’umanità che chiede la Pasqua, che vuole risorgere; che non crede nella morte, ma nella vita; che non vuole la tristezza, ma la gioia; che non è fatta per l’inferno, ma per il Paradiso. Poniamoci quindi dinanzi al crocifisso risorto: Egli ci attira a se, Egli vuole che la Sua Pasqua diventi la nostra, la tua Pasqua, Egli vuole il Bene, vuole che il Vero Bene trionfi, Egli in persona ci affianca, ci guida, ci riconduce nell’amplesso gioioso del Padre. Così nel Suo nome, nella preghiera corale della nostra comunità monastica ci scambiamo l’augurio di una buona e santa Pasqua. «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».

I Monaci Benedettini Silvestrini del Monastero san Vincenzo.
Bassano Romano 2012

 

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