Arsenico, Sindaco di Corchiano scrive al presidente della Repubblica e a Monti

VITERBO – ”L’acqua, il bene comune più comune di tutti, essenziale per la vita, non può che essere salvaguardata. Per far questo, occorrono investimenti. Dal momento che il Comune non può realizzare autonomamente i lavori necessari al ristabilimento dei parametri previsti dalla normativa di riferimento, non avendo più per legge la gestione del servizio idrico, chiediamo che siano urgentemente reperite le risorse economiche affinché possano essere realizzate tutte quelle opere infrastrutturali necessarie a garantire acqua potabile e conservare il patrimonio idrico di regioni e province”. E’ questa la richiesta fatta dal sindaco di Corchiano Bengasi Battisti in una lettera inviata al presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute e a quello Ministro dell’ambiente, al Presidente della Regione Lazio e all’assessore regionale  all’ambiente, nonché alla Provincia e all’Ato.

La questione è sempre la stessa: dal 1 gennaio 2013 non sarà più possibile usufruire della deroga comunitaria che fissa a 20 microgrammi/litro il parametro dell’arsenico nell’acqua destinata al consumo umano. Tutte le acque distribuite dagli acquedotti, perciò, dovranno rispettare il valore di 10 microgrammi/litro così come previsto dal Decreto legislativo 31/2001.

Dal tavolo tecnico regionale del 28 febbraio scorso è emerso, inoltre, che 28 comuni della Tuscia presentano valori superiori rispetto alla norma, per una popolazione interessata di circa 128 mila abitanti. Considerato che a oggi la Regione non risulta essere in grado di completare gli interventi del piano di emergenza in assenza delle necessarie risorse economiche, i sindaci saranno costretti a vietare il consumo e la distribuzione delle acque.

”Stiamo andando verso la più grave emergenza idrica del viterbese – si legge nella lettera -, con incalcolabili conseguenze sul piano sociale, economico, sanitario e dell’ordine pubblico. Pensiamo non solo alle difficoltà alle quali andranno incontro le famiglie, ma anche a quelle che saranno costrette a incontrare le aziende del settore alimentare. Non solo. Le donne e i bambini fino a 3 anni? Le deroghe in realtà già non tutelavano e non tutelano queste fasce sensibili di popolazione. Quando si parla di donne poi, dovremmo tener conto di tutte quelle in età fertile”.

”Occorre un grande atto di responsabilità – conclude Battisti -, a cominciare dagli amministratori degli enti locali”.

 
05/04/2012 – 11:11

 
 
 

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