Il fascino del vallone del rio vicano

da grandangoloonline.net n.1 maggio 2007

Certo è che il fascino del
Vallone del Rio vicano
doveva e può ancora
costituire materiale di riflessione non soltanto per tutto, ciò
che è passato ma, soprattutto
per quello che può ripetere ed
insegnare anche nel futuro…”
R. Castori e S.Ragonesi
Le antiche città sono sempre nate
da procedimenti di fondazione e
costruzione concepiti come messa
in atto di un sapere globale, non
solo intellettuale, ma emotivo e
istintuale. In tutte le comunità antiche il territorio era percepito come
un luogo animato, vivo e vi era consapevolezza del fatto che costruire
una città significava compromettere un delicato equilibrio, creare una
ferita per il luogo e la vita che lo
pervade, in forme visibili e invisibili.
La fondazione di una città era dunque sentita come un’azione da
compiere solo quando si fosse
certi, sulla base dei rituali codificati
a questo scopo della possibilità di
agire nel rispetto della sacralità
della vita. Il tracciato urbano della
Ronciglione antica, disegnato in un
contesto naturale dalla fisionomia
forte e semplice mostra con grande
chiarezza la regola della fondazione generata secondo la prassi
greco mediterranea, dall’orientamento solare, e appena modulata
sullo specifico orientamento terrestre del sito. Con il tipo di paesaggio su cui è sorta
Ronciglione, il tracciato delle strade
(poche e semplici)
si caratterizza per il
suo orientamento
da Sud a Nord strade larghe, e ortogonalmente da Est
a Ovest strade
strette. Le strade strette ( STENOPOI) seguon il cammino del sole e
le strade larghe (PLATEIAI) segnano la direzione del perno di rotazione del mondo, perchè parallele al
“Cardine” cosmico (NORD-SUD).
Quindi, Ronciglione, mostra la sua
origine pura e la sua natura “aristocratica”, nel rivelarsi, secondo la
regola greca, città perfetta in un
paesaggio perfetto, dall’orientamento “assoluto” e, forse, abitato
da qualche mito come unico fondatore. Città perfetta, dall’orientamento perfetto: costruita su di un sito
originario, che dobbiamo immaginare non ancora ingoiato dalla terraferma e incluso com’è oggi in una
lunga colata di roccia lavica; ma
come un piccolo promontorio all’interno di un grande vallone. La conformazione contestuale del sito è
quella di un pendio degradante
dalla montagna ( Cimini ) fino
all’estesa pianura che circonda il
Soratte. Uno sperone roccioso con
pareti scoscese, vera fortificazione
naturale, alte circa venti metri, e
forse più . Un fiume limitava, limita
dal fondo del Vallone verso est il
sito, costituendone una ulteriore
linea di difesa. Sull’altopiano lavico,
luogo forse già frequentato nel
corso dell’età del bronzo, sorse un
primo modesto
i n s e d i a m e n t o
( etrusco? , falisco ?) racchiuso nella parte
alta. Il disegno
u r b a n i s t i c o ,
definitivo, partì
da esso e si
espanse verso
sud e degradando verso ovest.E’ in
virtù di questo disegno, che il territorio, qui, è divenuto un “paesaggio”. Ed è in virtù dell’innesto del
mito ipotizzato che questo territorio
è divenuto, alla nostra percezione,
come un mondo ordinato, sensato,
le cui parti sono state poi nel tempo
costruite con cura, qui è stato piantato il seme del senso di ogni architettura, sono pietre pregne di storia
che parlano alla contemporaneità
del tempo passato, vere opere d’arte costruite in seguito per le persone che qui avrebbero v

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