I Farnese a Ronciglione

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L’arte di lavorare il ferro, ben nota agli etruschi , ha trovato a Ronciglione uno dei luoghi adatti a questo scopo e la rinascita dell’industria della lavorazione di attrezzi vari, che è avvenuta verso la fine del XV secolo, a Ronciglione non è stato altro che un ampliamento di sviluppo. Sarebbe, oggi semplicemente , un fenomeno molto strano, dire che nel secolo XVI gli abitanti del nord Italia abbiano emigrato nel centro Italia vicino a Roma proprio per cercare lavoro. Ma invece questa è una realtà storica che è accaduta a Ronciglione. Nella seconda metà del cinquecento un gruppo di artigiani di Parma venne a Ronciglione; erano i primi lavoratori del ferro che cominciarono ad ampliare gli opifici, detti a Ronciglione “defizi”, dove venivano costruiti ronci, zappe, vanghe, pale, mazze, ecc. Acqua e carbone favorirono l’incremento di tale lavorazione; ma anche la fusione del ferro fu incrementata. Fu impiantato un servizio di carriaggio che dall’isola d’Elba portava attraverso lo stato di Castro la terra ferrosa fino a Ronciglione e nel defizio sotto la Provvidenza veniva fatta la colatura con una specie di altoforno rudimentale. Altre officine lavoravano il rame e l’ottone; una vera industria all’avanguardia per quei tempi. Lo sviluppo economico di Ronciglione proseguì con i Farnese, oltre la lavorazione dei metalli, anche l’agricoltura fu incrementata specialmente nei territori attorno al Lago di Vico e a Poggio Cavaliere , come pure nelle zone di Vignagrande e Vignalungo svilupparono la coltivazione della vite.

Lo sviluppo economico di Ronciglione proseguì con i Farnese anche negli altri settori artigiani, come la carta, la tessitura, la tipografia e quella che oggi si direbbe l’industria alberghiera con una parola grossa per il traffico che fu incanalato a Ronciglione. Fu questo uno dei capisaldi della politica farnesiana : costruire una strada efficiente che collegasse Roma con il nord Italia; e tale progetto gli riuscì in pieno, soppiantando quasi del tutto la vecchia Cassia che passava per Vetralla, Capranica e Sutri. Non sappiamo se i Farnese siano stati gli ideatori di questo progetto, di far deviare per Ronciglione la vecchia Cassia, o semplicemente dei valorizzatori di un tracciato chegia esisteva da tempo.In genere l’abilità dei Farnese fu proprio quella di intuire le molte risorse che offriva Ronciglione e svilupparle con grandiosità di mezzi ed efficienza di risultati: così fu della riattivazione dell’emissario del Lago, il Rio Vicano; così dello sfruttamento dei boschi e dell’industria del ferro e altri metalli; così fu pure del vecchio  e rudimentaletracciato del braccio di strada che univa Monterosi a Viterbo attraverso Ronciglione. E fu un’interruzione geniale che si avvalse  di tanti vantaggi : un tracciato più breve l’attraversamento di una zona più amena e aperta con la suggestiva visione del Lago di Vico, una più efficiente attrezzatura alberghiera con la costruzione di nuovi edifici ricettivi.

Disponendo di alto potere politico, di abilità diplomatica e di molte risorse, i Farnese costruirono a Ronciglione la loro capitale di prestigio per il piccolo stato di Castro, uno Stato piccolo ma efficiente  che doveva servirgli non per risiedervi, che a poco a poco riduceva la loro presenza a Ronciglione, quanto invece a far vedere a Roma  ed altrove  che erano indipendenti, abili e ricchi. Per questo trasformarono Ronciglione  da un vecchio e per questo grandioso castello e per questo esso era un piccolo centro abitato, in una moderna cittadina che per i tempi fu all’avanguardia in tutti i  settori: artistici, economici e sociali. Chiamarono all’opera insigni architetti quali Antonio da Sangallo, Vignola, Piero da cortona, i quali impiantarono a Ronciglione una sistemazione urbanistica organica e funzionale, ma anche geniale. Con vera sapienza lasciarono intatti i vecchi borghi, costruendo intorno ad essi il nuovo impianto. Fu tracciato il tridente nord – ovest dell’antemurale con le vie del Rosario, Farnesiana e Campana, in mezzo alla quale fu innalzata la bella e monumentale Fontana Grande, ancora esistente.

L’abilità tecnica trovò anche una soluzione urbanistica e scenografica superba e degna del fasto di cui si seppero circondare i Duchi Farnese a Ronciglione. Infatti fu tracciata una strada lunga 1Km.  che toccando il ciglio del Vallone di Rio Vicano nella parte non ancora occupata dalle nuove case correva e corre ancora oggi larga e spaziosa in leggera inclinazione fino a Porta Romana, la quinta semplice e scenografica proprio i vista dell’allargamento del vallone di Rio Vicano e di fronte al grande dirupo dove sorgono i Borghi antichi ed in primo piano il leggiadro Campanile di S. Maria della Provvidenza. A caposaldo di essa, venendo da Roma, fu costruita su disegno del Vignola la Chiesa di S. Maria della Pace, isolata tra due strade. A Montecavallo fu innalzato il Palazzo dei Farnese dal Vignola che non grandioso affatto come quello di Caprarola, era però elegantissimo, raccolto e molto funzionale, si da accogliere una piccola corte festosa e raffinata come era quella Farnese.

A lavori finiti, Ronciglione apparve davvero nuova e grandiosa più di quello che in realtà era. Ancora oggi, specialmente venendo da Roma ed avanzando in essa, questa strada sembra fatta or ora e da un’impressione di grandiosità e di bellezza che incanta anche il turista più distratto, che non può fare a meno di dare uno sguardo dalla Porta al panorama  degli antichi Borghi, di ammirare i bei e vari palazzetti barocchi di via Roma, di essere sorpreso da Piazza della Nave e di godere della visione di fuga di palazzetti affiancati a schiera la salita di Montecavallo. Effettivamente dopo oltre quattrocento anni l’impianto urbanistico farnesiano di Ronciglione suscita ammirazione e sorpresa e fa della nostra cittadina un ambiente davvero inconsueto per gli antichi castelli e borghi dellaTuscia.

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