Una vita tra giornalismo e politica. L’amore per Napoli, lo sport, la cultura. Lunga militanza nel Psi

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Antonio Ghirelli

01 aprile, 14:58

Antonio Ghirelli in una foto del 18 febbraio 1976 durante la presentazione del libro 'Mancini' a Roma

Antonio Ghirelli in una foto del 18 febbraio 1976 durante la presentazione del libro ‘Mancini’ a Roma

Antonio Ghirelli

di Michele Cassano

ROMA – Antifascista, poi comunista e quindi socialista. Amante dello sport, del cinema, del teatro e della cultura in generale. Profondamente legato alla sua Napoli, ma forse prima di tutto giornalista. Collaboratore, quindi uomo di desk, direttore di quotidiani e tg, ma anche capo ufficio stampa. Difficile racchiudere la vita di Antonio Ghirelli in poche righe, una vita con mille interessi e decine di incarichi ed una passione per la partecipazione alla vita civile italiana continuata fino all’ultimo. Nato a Napoli quasi 90 anni fa (li avrebbe compiuti il 10 maggio), Ghirelli muove nella sua città i primi passi della carriera. La passione per giornalismo si palesa da giovanissimo quando comincia a scrivere sulla rivista IX Maggio, il giornale della Gioventù Universitaria Fascista di Napoli. Alla Federico II frequenta Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, Raffaele La Capria, Luigi Compagnone. “Eravamo un gruppo di amici affiatati – rivelò lui stesso in una recente intervista all’ANSA – Eravamo un covo di antifascisti”. In quel colloquio Ghirelli parlò dell’altro illustre elemento del gruppo: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, suo amico di lunga data, che “una volta da attore – raccontò lo scrittore – interpretò una parte in un mio atto unico”. “Perdo uno degli amici più cari dei lontani anni della mia prima formazione”, ha detto oggi il presidente Napolitano in un messaggio alla famiglia. “Fummo egualmente legati a Napoli ed egualmente animati da valori di libertà e di progresso mentre il fascismo si avviava alla fine.

E non ci siamo mai persi di vista per il resto della vita, fino a tempi recentissimi. E’ stato un giornalista di razza guidato dalla sua passione di democratico e di socialista che lo aveva condotto anche a svolgere ruoli importanti accanto al Presidente Pertini e nel Psi; un popolarissimo giornalista sportivo e un interprete autentico dell’anima di Napoli”. Nasce in quegli anni giovanili la passione per il cinema ed il teatro, ma soprattutto la forte spinta antifascista che lo porterà ad partecipare attivamente alla Resistenza e ad inscriversi al Partito Comunista dal 1942. Dopo la guerra si getta a capofitto nel giornalismo e, tra Milano e Roma, collabora con L’Unità e Milano Sera, facendosi presto notare per la penna chiara e pungente. Cresce in questi anni anche la competenza sportiva, che trova spazio prima a Paese Sera e poi alla Gazzetta dello Sport, fino alla direzione prima di Tuttosport e, per una lunga stagione, dal ’66 al ’77, del Corriere dello Sport. Ghirelli continua però a coltivare la passione per la cultura, scrivendo anche sulla terza pagina di diverse testate con cui collabora, tra cui il Corriere della Sera e il Mondo. Una svolta alla sua carriera e alla sua militanza politica arriva nel ’56, quando con l’invasione d’Ungheria, lascia il Pci e si iscrive al Partito Socialista Italiano. Una militanza che lo porterà nel 1978, subito dopo l’elezione di Sandro Pertini alla Presidenza della Repubblica, a guidare l’ufficio stampa del Quirinale. Poi, negli anni ’80, durante i governi Craxi, al vertice dell’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio dei ministri. Quindi alla guida del Tg2, per un breve periodo dall’ ’86 all’ ’87, e alla direzione dell’Avanti!, dall’ ’88 all’ ’89. MORTO GHIRELLI: NAPOLITANO, UN GIORNALISTA DI RAZZA ED AMICO

La sua saggistica e’ poliedrica un po’ come la sua vita. C’é lo sport con la ‘Storia del calcio in Italia’, su prima opera edita nel 1954 e la raccolta ‘Tre volte campioni del mondo’. C’é la politica, con i testi su Craxi, Moro e il compromesso storico, e le ultime sue creazioni enciclopediche: ‘Democristiani. Storia di una classe politica dagli anni Trenta alla Seconda Repubblica’ del 2004 e ‘Aspettando la rivoluzione. Cento anni di sinistra italiana’ del 2008. Ma c’é soprattutto la sua Napoli, raccontata da un uomo che la conosceva a fondo, tra tanti riferimenti storici e aneddoti. Tra i testi dedicati alla città partenopea spicca ‘Storia di Napoli’, scritta nel ’73 e poi tornata in libreria nel ’92 e nel 2007.

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