LAVORARE MENO, LAVORARE TUTTI: ecco il Sol dell’avvenire!

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“”Oggi, su scala globale, la disoccupazione ha raggiunto il livello più alto dai tempi della grande depressione…nel mondo, più di  800 milioni di persone sono disoccupate..e il numero è destinato a salire ulteriormente”. Un libro del 1995, prezioso per sopravvivere “dovrebbe diventare il centro di un dibattito profondo e duraturo in tutti i paesi…un’indispensabile  introduzione ad un problema con il quale saremo costretti a convivere per tutto il resto della nostra vita, e per quella dei nostri figli.” Così l’economista americano Robert L. Heillbroner presenta, in controcopertina, il libro di Jeremy Fifkin “La fine del lavoro”.

Mi chiedo : Possibile che nessuno dei Professori che guidano il Governo tecnico lo abbia letto? E i sindacalisti? E i parlamentari che reggono?. Mi pare impossibile; ma se questo è, diventa molto più grave e preoccupante. Dovremmo propendere per altre due ipotesi:  sono in malafede e vogliono distruggere ciò che rimane della classe operaia, forse in nome di un antico astio,che in parte traspare dallo loro supponenza; o sono fuori dal mondo per un attacco di precoce irreversibile  senescenza. Quale altro significato può avere una oziosa e insensata discussione, fino a mettere in forse le sorti del governo, circa l’introduzione di una legge per rendere più facili e fluidi i licenziamenti ? Chi c’è rimasto da licenziare? I tre dipendenti FIAT riammessi dal Giudice e che Marchionne paga ma non vuole in fabbrica? La discussione è allucinante, oltre che paradossale, nel momento in cui, nel resto del  mondo, si preoccupano non poco di pensare a come possa ovviarsi ai licenziamenti ed evitare cataclismi più pesanti e dolorosi? L’argomento è quanto mai complesso. Centinaia di milioni di persone rimangono senza lavoro per l’avvento delle innovazioni tecnologiche e, ora delle biotecnologie,  in questa Italia si ridicolizza tutto su art. 18 si art.18 no. Ciò significa, senza dubbio alcuno, che non si è capito una cicca sull’importanza centrale e decisiva        del lavoro e sulle funeste conseguenze che può determinare nei confronti della società intera. Rifkin avverte : ”la crescita della disoccupazione  a livello mondiale e l’esasperazione della divisione tra ricchi e poveri stanno creando i presupposti per uno sconvolgimento sociale e una guerra tra classi di proporzioni mai viste nell’era moderna. Il crimine, la violenza, i microconflitti aumentano…” .Non meno efficace la conclusione : “”la fine del lavoro potrà pronunciare la sentenza di morte della nostra civiltà o dare il segnale di partenza di una grande trasformazione sociale , di una rinascita dello spirito umano. Il futuro è nelle nostre mani””. Purtroppo per noi non è così, almeno fino a questo momento, Perché siamo nelle mani di una classe politica, governativa, dirigente, avulsa dai problemi reali del popolo, ossessionati dalla ricerca di trovare i mezzi e i sistemi per saccheggiare, per arricchirsi, per generare corruzione diffusa, fino al punto di non accorgersi se qualche mascalzone regala loro un appartamento di pregio o se qualche furbastro distrae centinaia di milioni con cui il partito doveva  sostenere la propria azione politica. Tutto dà  l’impressione che Tangentopoli abbia attivato un processo di accelerazione nucleare per la corruzione e le malversazioni. 
Negli ultimi giorni i media stanno divulgando le dichiarazioni dei redditi e commentano con incredulità che in molti casi i dipendenti dichiarano di più dei datori di lavoro. Come sempre, mancanza assoluta di conoscenza della realtà, superficialità, pressapochismo che, anziché  informare, deforma. Non sono rari i casi in cui, nelle piccole e piccolissime imprese ciò avvenga, perché la crisi sta mangiando tutto e tutti. I piccoli commercianti sono spariti da parecchio, i grossi  stanno chiudendo a raffica. Nella mia cittadina (poco meno di 20 mila abitanti) in tutte le vie del centro abbondano i cartelli “fittasi”,”vendesi”, “cedesi attività”. Chiudono i piccoli (i pochi sopravvissuti), ma anche i supermercati, tipo “UniEuro”, la Standa, molti Discount, oltre metà dei cinesi che ci avevano  invaso è partita per altri lidi, non so se in Italia o verso il paese di origine, dove forse un piatto di riso è assicurato a tutti. E, assieme ai disoccupati, si suicidano anche i piccoli imprenditori. 
Le domande non finirebbero mai. Perché, continuo a chiedermi, un normale, modesto, conoscitore dei basilari, come me, riesce ad analizzare molti fatti economici e a prevedere con largo anticipo la loro evoluzione, mentre scienziati della politica e dell’economia fanno finta di vivere su un altro pianeta?
Tutto sembra inspiegabile, ma quando è così, vuol dire che una spiegazione c’è ed è più profonda di quel che si pensa. Forse la risposta è in quanto ho appena descritto.

5 anni fa ho pubblicato un opuscolo “Perché urge la Patrimoniale” in cui ho previsto il disastro cui saremmo andati incontro se non fossero intervenuti determinati provvedimenti, ho indicato chi ha intascato il malloppo  delle migliaia di miliardi del debito pubblico, ho tentato di spiegare che stante l’attuale giungla  della normativa fiscale che continua a crescere, per dirla con Tremonti, ad un ritmo forsennato, sarebbe stata difficile la lotta all’evasione e che il varo di un’imposta sui grandi Patrimoni (solo sui grandi patrimoni)  avrebbe generato :
– un’inversione di tendenza nella crescita del debito pubblico;
– una boccata d’ossigeno per attuare una stasi nella proliferazione delle leggi fiscali e una riforma fondata su 3 pilastri fondamentali;
– una dichiarazione straordinaria da parte dei grandi patrimonializzati  allo scopo di tassarli con una aliquota non esosa, ma anche e soprattutto per avere una visione chiara e precisa della situazione  ad una data certa per poter seguire gli ulteriori arricchimenti, senza bisogno di attenderli fuori la porta dei ristoranti di Cortina.
Patrimoniale e lotta all’evasione vanno d’accordo e sono in sintonia; senza la prima è molto improbabile.
Perché non viene varata la Patrimoniale?  Meglio le tasse che la fine della Grecia, dice il Premier. Ma perché le tasse le devono pagare le classi meno abbienti?  Secondo la Costituzione Italiana le tasse vanno pagate in rapporto alla capacità contributiva e con il criterio della progressività. Perché allora tartassare le pensioni? E’ più facile schiacciare un bottone negli Uffici dell’INPS e tassare subito milioni di vecchiette? Troppo comodo!
Ai signori tutti dei piani alti della politica, del sindacalismo, del governo, degli stessi media bisogna chiedere  di pronunciarsi da che parte stare : da quella che  sentenzia la  morte della nostra civiltà o da quella che vuole lanciare il segnale di partenza per una grande trasformazione sociale ,  una rinascita dello spirito umano ?. In quest’ultima ipotesi occorre depennare la parola licenziamenti,artt. 18, 24 e 48,  capovolgere la concezione dominante,  e lanciare, mutuando da Rifkin, il motto : “lavorare meno, lavorare tutti” che rappresenta anche  la speranza di veder risorgere “ il Sol dell’Avvenire “.
Ma ciò comporta un impegno e un lavoro immane e complesso, non qualche settimana.

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