Azione Nonviolenta- Rivista fondata da Aldo Capitini e diretta da Mao Valpiana

da peacelink

L’illustre Rivista Azione Nonviolenta fondata nel 1964 da Aldo Capitini e diretta da Mao Valpiana, Presidente del Movimento Nonviolento, propone contributi di Elena Buccoliero, Pasquale Pugliese, Enrico Peyretti, Johan Galtung, Laura Tussi, Giorgio Nebbia e molti altri amici della Nonviolenza

31 gennaio 2012 – Laura Tussi

MOVIMENTO NONVIOLENTO: UNA CAMPAGNA PER IL DISARMO LUNGA UN ANNO

Al termine del convegno svoltosi a Verona il 20-22 gennaio 2012 per i cinquant’anni della fondazione del MOVIMENTO NONVIOLENTO per iniziativa di Aldo Capitini, il Movimento Nonviolento promuove una campagna per il disarmo da gennaio a dicembre 2012.

Opposizione alla guerra, ai suoi strumenti ed ai suoi apparati. Opposizione a tutte le uccisioni.

Opposizione al razzismo e ad ogni altra forma di persecuzione. Opposizione ad ogni denegazione di umanita’.

Difesa intransigente dei diritti umani di tutti gli esseri umani.

Difesa della biosfera, casa comune dell’umanita’ intera ed intrinseco valore.

Solo la nonviolenza puo’ salvare l’umanita’.

La nonviolenza e’ la civilta’ umana, l’umanita’ plurale e solidale, divenuta autoconsapevole e responsabile per se’ e per il mondo.

LA SCUOLA INTERCULTURALE,

PER UN FUTURO DI PACE

http://nonviolenti.org/doc/An_07.11.pdf

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/pacedalbasso/CongressoMN_1328190909.htm

 di Laura Tussi

 L’iniziativa nonviolenta “Ogni vittima ha il volto di Abele”, promossa da importanti Istituti di Ricerca per la Pace, nella sua assoluta compostezza ed addolorata austerita’ ha costituito, nel ricordo e nel nome delle vittime, un esplicito appello all’impegno per la cessazione delle guerre, per il disarmo e la smilitarizzazione dei conflitti, per la pace, la democrazia, la legalita’ che salva le vite; per la difesa dei diritti umani di tutti gli esseri umani. A mio avviso questi nobili e alti ideali devono essere trasmessi in primis dall’Istituzione Scolastica.

La scuola deve promuovere l’altro come punto di incontro tra le diversità, quale principio attivo di scambio vicendevole e di integrazione solidale, dove l’alterità venga accettata e accolta in quanto ricchezza e risorsa per conoscere il mondo circostante e se stessi.

L’istituzione scolastica è chiamata a promuovere e trasmettere i valori della pace, al fine di pensare, concepire e progettare una società senza guerre, dove si mobilitino meccanismi positivi di cultura della nonviolenza in un ambiente ecosostenibile, in cui le risorse delle ricchezze naturali siano spartite equamente tra i ceti e i gruppi sociali, nella civiltà delle relazioni tra popoli, genti e minoranze, per un’utopia attuale e realizzabile concretamente nel qui ed ora, nell’attualità del presente.

Un futuro senza conflitti armati è generato dalla condivisione della coesistenza tra culture aperte nel tessuto sociale e collettivo, che deve promuovere e progettare un processo civile orientato alla pace e al dialogo tra culture e religioni, dove l’altro divenga meta di condivisione, scambio e confronto pacifico, evitando ogni affronto sprezzante e violento.

L’altro è un microcosmo di conoscenza in un pluriverso di differenze che permettono di avvicinarsi all’attualizzazione concreta del concetto di pace tra popoli, a partire da ogni singolo individuo, chiamato ad entrare in relazione con il diverso da sé, al fine di porre in comunicazione molteplici entità ed identità che racchiudono ciascuna un microcosmo di idee, valori, sentimenti, pensieri, progetti da spartire collettivamente nella quotidianità, all’interno degli ambiti comunicativi e sociali, dove poter imparare a convivere e ad accogliere i caratteri identitari e impliciti nel soggetto che aiuta o chiede aiuto, che soccorre chi soffre o è soccorso.

La società intera è chiamata a promuovere i valori e a rivendicare i diritti umani contro ogni intenzione basata sul conflitto armato, nella pretesa di prevaricazione sull’altro, in quanto occorre immaginare, ipotizzare, inverare e realizzare l’utopia contemporanea di un mondo senza guerre, dove il più debole venga aiutato e accolto e non sottomesso da pretese prepotenti di sfruttamento, prevaricazione e riduzione in schiavitù dei più bisognosi.

Il dialogo è una risorsa pedagogica che consente di mettere in discussione i propri assunti, le certezze e i presupposti nel confronto con gli altri, come atteggiamento positivo tramite cui la pluralità delle esperienze può agire come arricchimento reciproco e non come volontà di sopraffazione e prevaricazione, promuovendo invece comportamenti equilibrati tra il prestare la giusta attenzione nei riguardi dell’alterità e il riconoscimento delle differenze.

La scuola è il luogo dove si genera un nuovo orientamento umanitario per tradurre gli atteggiamenti negativi di non accettazione e condivisione, che nascono da pregiudizi razziali molto diffusi nella società, in idealità e comportamenti positivi e costruttivi.

La presenza nella scuola di persone immigrate rappresenta uno stimolo a impegnarsi e a interrogarsi sui valori di cui siamo tutti portatori, in prima persona, perché l’educazione interculturale rappresenta per la scuola un elemento innovativo e critico, che comporta la trasmissione di idealità e valori di pace, accoglienza e dialogo con l’altro.

Il sistema educativo è attualmente più che in altri periodi storici, sollecitato a cambiare le prospettive pedagogiche e le impostazioni didattiche che non rispondono ai mutamenti inevitabili delle pratiche educative, nella manifesta necessità di aprire la pedagogia a una dimensione interculturale, per una filosofia del dialogo, dell’incontro, dello scambio vicendevole nei messaggi educativi e valoriali di apertura alle culture altre e di valorizzazione delle differenze, nella pace.

Attualmente è necessario aprire l’Italia, l’Europa, il mondo all’accoglienza dello straniero, non solo per integrarlo, ma soprattutto per riconoscerne e accettarne il valore, nella critica al dogmatismo totalitario, nel rispetto delle diversità, nella valorizzazione della specificità, della minoranza, della singolarità, con l’opposizione al razzismo, al nazionalismo, alla xenofobia, alla guerra.

La scuola può insegnare il percorso di un’interazione che consideri l’apporto delle culture, cercando di leggerle in una sintesi globale, in modo che l’espansione di sè non sia basata sull’annientamento dell’altro, riconoscendo invece la pluralità dei contesti culturali, favorendo la costruzione di identità flessibili. La scuola è responsabile, in quanto istituzione preposta all’educazione, di attivare iniziative per estirpare i pregiudizi sugli altri e le paure del diverso, facendo in modo di evitare che le incomprensioni si radicalizzino nel razzismo, nell’omofobia, nella xenofobia, nella guerra.

La scuola deve promuovere la pedagogia dell’incontro, dell’accoglienza reciproca, del dialogo costruttivo, per evitare il conflitto a livello individuale e collettivo, per incentivare una predisposizione alla pace in un mondo che si concepisca privo di guerre e di scontri armati.

 

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