Emergenza arsenico nel Lazio: tra sentenze e proroghe

Torniamo a parlare di arsenico nelle acque dopo la sentenza del TAR del Lazio che ha condannato i ministeri dell’Ambiente e della Salute a risarcire oltre duemila utenti che hanno lamentato la presenza di questa sostanza nell’acqua

L’arsenico è una sostanza dannosa per la salute umana che si trova in grosse quantità superiori ai limiti stabiliti per legge (decreto legislativo n. 31 del 2001) nelle acque del Lazio, dell’Umbria, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia. Nello specifico, il problema riguarda ben 128 comuni per un totale di un milione di cittadini.

La regione più colpita è il Lazio con 91 comuni. Lo scorso 22 gennaio il Tar del Lazio ha condannato (sentenza di primo grado) i ministeri dell’Ambiente e della Salute, ad un risarcimento pari a 100 euro per ciascuno dei duemila utenti di queste regioni che hanno lamentato la presenza di questa sostanza nell’acqua. La sentenza apre una strada di incredibile valore, affermando che fornire servizi insufficienti o difettosi o inquinati determina la responsabilità della pubblica amministrazione per danno alla vita di relazione, stress, rischio di danno alla salute. Secondo il Codacos, bere acqua contente arsenico può causare tumori al fegato, alla cistifellea e pelle oltre a causare malattie cardiovascolari. I soggetti maggiormente colpiti sono i bambini fino a tre anni di età, per i quali vige il divieto assoluto di bere acqua con valori di arsenico oltre il limite di 10 microgrammi.

l presidente del Codacons, Carlo Renzi, afferma: “si tratta di una vittoria importantissima perché pone termine alla impunità di regioni e ministeri che per non spendere i soldi stanziati o non sapendoli spendere hanno tenuto la popolazione in condizioni di degrado e di rischio di avvelenamento da arsenico”.

L’arsenico è un fenomeno legato alla composizione naturale di alcune rocce laviche. Nell’acqua lo si trova per via del lavaggio delle rocce minerali combinate con lo zolfo e con il ferro. In particolare, in Italia sono tre le cause della presenza di questo metallo: una di tipo geogenica, ossia legata al carattere vulcanico del territorio. Un altro tipo è dovuta anche alla combustione del carbone e di altri combustibili di derivazione fossile. Infine è dovuto all’uso in agricoltura di erbicidi e diserbanti che si concentrano nella falda e la inquinano. La presenza dell’arsenico nell’acqua ha creato un vero e proprio caso d’emergenza regionale difficile da gestire. L’emergenza era scattata il 4 dicembre 2010, ma la soglia d’attenzione resta tuttora elevata nel Lazio.  Il Governo ha deciso di prolungare l’allerta fino al 31 dicembre 2012 per quanto riguarda i cittadini delle zone interessate.

Il Governo ha emanato la seguente nota: “La proroga si è resa necessaria per garantire il completamento degli interventi di potabilizzazione di carattere straordinario e urgente approvati il 14 marzo 2011 e finalizzati a ricondurre le concentrazione di arsenico entro i limiti stabiliti dalla Commissione europea, oltre che a salvaguardare da possibili gravi rischi a interessi pubblici primari quali la salute e l’igiene pubblica”.

 

OkNotizie

 

 

0 0

 
 

 

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *