TALETE, GRATTAROLA (PD): “CHI PUO’ INVESTIRE UN EURO SE NON CI CREDE PIU’ NESSUNO NELLA SOCIETA’ DEL SERVIZIO IDRICO?”

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01/03/2012 : 18:54

(NewTuscia) – VITERBO – La nota con la quale Curti ha dato comunicazione delle proprie dimissioni contiene la sintesi di una serie di motivazioni sostanzialmente condivise e che pongono la necessità di procedere a seri approfondimenti.

È però fuorviante accentrare l’attenzione sul solo passaggio riferito alle azioni giudiziarie promosse da alcuni sindaci e sottovalutare tutto il resto. Mettiamo in ordine i fatti:

La prima azione giudiziaria di cui Talete è stata vittima è il decreto ingiuntivo promosso dal Comune di Carbognano.  Il decreto ingiuntivo è stato seguito da precetto che ha privato Talete di circa 120.000,00 €, somme che avrebbero potuto essere destinate ad esigenze più pregnanti.

Nel novembre 2011 è stato approvato l’aumento tariffario dopo che numerose assemblee dei sindaci, nel corso dell’anno, lo avevano puntualmente boicottato. In assemblea dei sindaci si è preferito scaricare sui comuni non aderenti a Talete l’onere economico e finanziario del riequilibrio parziale della società, togliendo i comuni soci dall’imbarazzo di dover spiegare ai propri cittadini la necessità di un aumento tariffario. L’infelice scelta ha prodotto il ricorso dei comuni colpiti dal provvedimento al TAR. Ricorso che si è concluso, per il momento, con la sospensiva del provvedimento per “carenza di documentazione a sostegno del provvedimento adottato”.

Ora non può sfuggire che l’A.T.O. ha un organo tecnico deputato proprio a verificare e produrre la documentazione sulla base della quale provvedimenti come quello in questione sono stati adottati. La documentazione, ancorché prodotta da Talete, avrebbe dovuto essere verificata prima di essere posta alla base di un provvedimento di adeguamento tariffario.

Il Comune di Corchiano ha proposto ricorso avverso la Talete per la riconsegna del servizio idrico.  Oggi Talete si sta opponendo con dispendio anche di risorse economiche e forse la richiesta di restituzione del servizio andava fatta all’ATO che non si è neanche costituita nel procedimento.

Risulta, inoltre,  che il CdA di Talete ha prospettato più ipotesi di soluzione per la risoluzione del debito pregresso (contratto di moratoria con i soci, cessione delle bollettazioni future a garanzia di credito bancario, adeguamenti tariffari, ricapitalizzazione). L’Assemblea dei sindaci ha preferito rimandare ogni volta il problema alla Regione. È intervenuto perfino l’assessore regionale a dire (poco in verità) che la regione avrebbe accordato finanziamenti per investimenti. E di investimenti necessari  e urgenti ce ne sono! Ma nulla è successo. In un anno soltanto un continuo e  poco incoraggiante susseguirsi di affermazioni del tipo “se la regione non manda i soldi entro il….. l’esperienza di Talete deve considerarsi conclusa”.

Se non ci crede l’A.T.O., se non ci credono i Sindaci, se non ci crede la Regione nel futuro del gestore del servizio, chi è disposto ad investire o anche prestare un solo euro a Talete?

Ecco, io credo che le dimissioni di Curti siano state determinate dal senso di impotenza,  come conseguenza della totale assenza di azione dell’Ente Concedente da una parte e dalla totale assenza di indicazioni utili al governo della società (Assemblea dei Soci) dall’altra.

Ora, non si può non evidenziarlo, l’Ente Concedente è rappresentato dall’A.T.O. che vede la Provincia come  primo azionista di Talete. Il secondo azionista di Talete è il comune di Viterbo.

La maggioranza del consiglio di amministrazione di Talete è stata nominata dalla maggioranza politica che è maggioranza in sede A.T.O.. La Regione (presunto finanziatore) ha la stessa colorazione politica.

Ora, sarebbe quantomeno paradossale e ridicolo il solo pensare di  attribuire la responsabilità della totale paralisi di iniziativa e della profonda crisi  di Talete a due sindaci del PD. Il problema sul quale dibattere oggi non è quello delle dimissioni di Curti e del rapporto di causa effetto delle stesse con il PD o alcuni suoi sindaci. Non è neanche quello dell’eventuale sostituto.

I problemi sono altri:

A.   Come si è formato il debito di 8,5 milioni di euro nella gestione Talete?

B.   È possibile che nonostante i poteri di controllo dell’A.T.O. sulla gestione Talete questo problema non sia stato mai rilevato?

C.   L’A.T.O., ente concedente, ha vigilato sull’adempimento di Talete pretendendo il rispetto delle clausole contrattuali?

D.   L’A.T.O., ha promosso tutte le azioni correttive previste dal contratto di concessione al fine di non far lievitare un debito così significativo?

Invece di dare risposta a queste domande che rappresentano l’essenza del problema, si ha l’impressione che ci si prepari con sconcertante inerzia all’arrivo dell’ACEA.

Allora si spiega ogni comportamento e l’assenza di iniziativa delle istituzioni preposte verso Talete: ci si stava organizzando ad una fase nuova in barba all’acqua pubblica, con buona pace di tutti, dei lavoratori dipendenti di Talete, degli amministratori di Talete, di quei sindaci che tanto appassionatamente hanno partecipato, dei fornitori.

Mentre da una parte  si cercava di trovare la soluzione per sbarcare il lunario ed arrivare a fine mese, dall’altra  si preparava il banchetto inaugurale della nuova gestione.

Allora, il problema, può essere quello del nominativo del nuovo amministratore che deve indicare il PD? O forse è l’inerzia delle Istituzioni e della  Politica tutta, incapaci di indicare le strategie volte a far decollare finalmente l’acqua pubblica in Provincia di Viterbo?

Il Sindaco di Vignanello e capogruppo PD in Provincia
Federico Grattarola

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