febbraio 16, 2012
Valentina Paro (aka Mayayoi) racconta il carnevale lagunare, dove le maschere sono le protagoniste indiscusse della festa e animano calli, ponti e campielli con la loro assidua presenza.
Il Carnevale a Venezia è una vera istituzione e, passata la Befana fino all’inizio della Quaresima, la città si prepara e vive questo grande evento: è una festa che si diffonde in tutta la laguna lungo le strette calli, su e giù dai ponti, nelle piazze, nei campielli e lungo i canali, ma anche nei ricchi palazzi signorili, nel casinò e nei luoghi esclusivi.
Siccome di luoghi esclusivi e palazzi signorili non ne so granché preferisco raccontare il carnevale “comune”, quello che chiunque può vivere soggiornando nella città o visitandola anche in giornata.
Perché tutti vogliono prendere parte almeno una volta nella vita al Carnevale di Venezia? Mi sono data tre risposte alla domanda: l’ambientazione è unica, le maschere e i travestimenti sono delle vere e proprie opere d’arte, i dolci tipici di questo periodo dell’anno sono deliziosi.
Infatti Venezia è già un’attrattiva di per sé, essendo un capolavoro dell’ingegno umano. Ci sono persone che non riescono nemmeno a immaginare una città in cui strade e automobili lasciano il posto a canali e barche. E anche se si riesce ad immaginarlo, il solo pensiero non smette mai di affascinare.
Quando si arriva via treno alla stazione di Venezia Santa Lucia (il treno è il mezzo più comodo per raggiungere la città galleggiante) si pensa di essere giunti a destinazione, invece è solo all’inizio del viaggio: la vera avventura comincia varcata l’uscita,entrando nel cuore della città e passeggiando per le sue strette calli. Il consiglio è di dirigersi verso Piazza San Marco, dove si concentrano i festeggiamenti e dove c’è una maggiore affluenza di mascherine.
Per evitare di rimanere imbottigliati tra gruppi di turisti, che come un’onda umana scorrono fino alla piazza, è preferibile darsi all’avventura lungo vie semi-inesplorate o in ogni caso meno turistiche, anche a costo di perdere l’orientamento e dover tornare sui propri passi per ritrovare la strada. Le cose più emozionanti che possono manifestarsi lungo il percorso che porta a Piazza San Marco sono molte, dai laboratori artigianali di maschere veneziane, ai gondolieri che comunicano in dialetto veneziano da una parte all’altra del canale, dai turisti mascherati, alle pasticcerie tradizionali.
Uno degli aspetti più graditi del carnevale sono appunto i dolci veneziani, che vengono accatastati nelle vetrinette delle pasticcerie e fanno gola a tutti i visitatori. Le fritole (frittelle) fanno la parte da leone nel carosello di dolci, e sono declinate in molte varianti in grado di accontentare i palati più esigenti: le fritole venexianesono le tipiche e originali, con l’uvetta, ma si possono gustare anche frittelle alle mele,
alla crema chantilly e allo zabaione, o le semplici castagnole. Non meno tradizionali sono i crostoli o galani, che in altre parti d’Italia sono chiamati con appellativi diversi, ma che nella sostanza sono molto simili. È assolutamente vietato pensare di lasciare Venezia senza aver gustato queste prelibatezze!
Quando si arriva a Piazza San Marco ci si rende conto che le maschere sono l’elemento che più di tutti rende unica la festa: i travestimenti tradizionali sono sempre molto eleganti perché qui il carnevale si rifà all’epoca del’600 e del ’700 nella Serenissima Repubblica. Le maschere di Venezia non vogliono fare ridere, essere comiche o satiriche come in altri carnevali:mascherarsi a Venezia vuol dire non farsi riconoscere, essere chiunque si voglia essere, lasciando da parte le distinzioni di sesso e ceto sociale. È per questo che molte maschere coprono completamente il viso ed è impossibile riconoscere chi vi si nasconde dietro.
Le più belle si trovano in Piazza San Marco, o nei pressi del Palazzo Ducale, magari in posa sotto i portici o di fronte alla laguna. Tutte sono lì per dare bella mostra di sé e per farsi fotografare: e non restano mai insoddisfatte visto che attorno ad ognuna si forma sempre una ressa di turisti/paparazzi che si fanno spazio a gomitate (questo aspetto è piuttosto antipatico).
La varietà di maschere tradizionali va da quelle estremamente semplici, che a mio parere sono anche le più belle, come la bauta abbinata al mantello nero (la maschera di Casanova) o il medico della Peste, a quelle dagli abiti estremamente elaborati e colorati come Pierrot, Jolly o personificazioni della natura. Per tutta la durata dei festeggiamenti è allestito in Piazza San Marco un palco dove tra gli altri eventi – come il Volo dell’Angelo (o della Colombina) e il concorso delle Marie – avvengono giornalmente sfilate di maschere tra cui viene eletta quella più bella.
Ma il Carnevale a Venezia non è fatto solo di maschere d’epoca elaborate e ricche di fronzoli, anzi, queste sono solo una minuscola percentuale nel gran numero di travestimenti che si scorgono in città: a Venezia sono molti i giovani e gli adulti che si travestono con abiti moderni, spesso frutto delle loro abilità e della loro fantasia, e scendono in piazza per festeggiare a suon di musica una tradizione che è ancora molto sentita, e che permette per un breve periodo dell’anno di uscire dalla quotidianità ed essere qualcun altro (o qualcos’altro). Alla fine di tutto è questo il bello del Carnevale a Venezia oggi: maschere tradizionali e moderne unite da un unico scopo, quello di vivere momentaneamente i panni di qualcun altro in una cornice eccezionale.
Un ringraziamento speciale a Valentina, foto-reporterpercaso d’eccezione.