Centro diabetologico, decisione sequestro

Il 6 marzo il tribunale del riesame
discute il ricorso dei pm
 

VITERBO – Volge al termine il countdown per il centro diabetologico pubblico allestito nella casa di cura Nuova Santa Teresa di Viterbo. Il 6 marzo prossimo, il tribunale del riesame esaminerà il ricorso presentato dai pubblici ministeri Fabrizio Tucci e Stefano D’Arma, titolari della maxi inchiesta sulla gestione della Asl fino al 2009, con il quale il giudice per le indagini preliminari Salvatore Fanti negò il sequestro dei locali. Intanto, nella Cittadella della Salute, alle Pietrare, sono pressoché ultimati i lavori di adeguamento dei loclai in cui verrà trasferita della struttura. Trasferimento che sarà eseguito anche nel caso in cui i giudici non dovessero concedere il sequestro chiesto dalla procura.

I circa 2500 pazienti, che attraverso la loro associazione avevano lottato con le unghie e con denti per ottenere il centro diabetologico pubblico e sottrarre il servizio al monopolio di una società privata collegata ai Cavalieri dell’Ordine di Malta, sono pronti alla mobilitazione per difendere la struttura.

Come avevano denunciato pubblicamente i responsabili dell’Associazione giovani diabetici di Viterbo Lina Delle Monache e Bruno Vincenti, nell’ultimo anno di attività, la società privata che gestiva in regime di monopolio il servizio, aveva chiesto e ottenuto il rimborso per circa 8mila prime visite e oltre 10mila visite di controllo. Stando a quanto risulta dai documenti della Asl, i nuovi casi di diabete accertati ogni anno nel territorio sono circa 900. Quindi ci sarebbe stato un ricorso abnorme di prime visite, che venivano rimborsate con 27-30 euro e facevano scattare una serie di ulteriori esami che costavano al servizio sanitario alcune centinaia di euro e coinvolgono una catena di Sant’Antonio di ambulatori privati. Un business da 2 milioni a spese del servizio sanitario regionale.

La decisione di Adolfo Pipino, subentrato ad Aloisio dapprima come commissario e poi come direttore generale della Asl, di istituire un centro diabetologico pubblico intaccò molti, troppi interessi. E alla procura della Repubblica cominciarono ad arrivare esposti e segnalazioni. Così, proprio nei giorni in cui la presidente della Regione Lazio Renata Polverini doveva decidere se confermargli o meno l’incarico, allo stesso Pipino, al suo collaboratore Massimo Foglia e ai proprietari della Nuova Santa Teresa, Roberto Fabio Angelucci, furono notificati gli avvisi di garanzia. Secondo i pubblici ministeri, il centro diabetologico sarebbe stato aperto senza la prescritta autorizzazione regionale. “Ma le nostre denunce all’andazzo precedente non hanno ancora portato a nulla” dicono i pazienti.

Il centro diabetologico, che esegue circa 16mila prestazioni l’anno, aveva rischiato la chiusura anche subito dopo l’apertura: il sub commissario alla sanità del Lazio Mario Morlacco dispose infatti lo stop immediato all’attività della struttura. Il provvedimento venne però subito revocato grazie alle sollevazione degli assistiti e gli interventi delle istituzioni locali.

 
29/02/2012 – 01:35

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