Riccardo Nencini: “Sostegno responsabile a Monti ma serve un’Assemblea costituente”

Avanti della domenica.it
N.7 del 26 febbraio 2012

Per il segretario del Psi il processo riformatore in corso è inevitabile
martedì 21 febbraio 2012

Matteo Morandini

Segretario Nencini, ad un anno dalle elezioni i partiti sembrano incapaci di prefigurare gli scenari di una nuova repubblica. È l’effetto Monti, quello cioè di un governo che si sta addentrando in riforme che la politica è stata finora incapace di realizzare, oppure questa fase sta mettendo in luce una crisi che viene da lontano?
Più la seconda della prima. Va bene il sostegno responsabile al governo di Mario Monti. Va bene perché l’Italia non ha scelta e certe riforme non possono più essere rimandate. Ma i partiti scontano oggi una crisi iniziata vent’anni fa, quando il vuoto lasciato dalle inchieste giudiziarie è stato riempito con un bipolarismo coatto, incardinato solo e soltanto sullo schema berlusconiani-antiberlusconiani. Caduto Berlusconi, sono cadute le ragioni degli uni e degli altri: è in crisi il Pdl, partito carismatico e populista, ma boccheggia anche chi è vissuto di riflesso.

Eppure nel Pd c’è chi, come Veltroni, ha già iniziato a lanciare i sassi nello stagno e a ipotizzare che il Monti ‘riformista’ possa essere la carta da giocare per il centrosinistra nel 2013…
La crisi dei partiti non si risolve con un nome. Monti sta facendo il lavoro che i mercati, l’Europa e gli Stati Uniti ci chiedono. Non è il “compitino”, come alcuni sostengono, ma non può essere neanche la soluzione strutturale ai nostri mali. La legislatura finirà tra poco più di un anno e visto che non possiamo appellarci all’articolo 60 della Costituzione, che prevede la proroga della durata del Parlamento solo in caso di guerra, dobbiamo affrettarci a disegnare un nuovo scenario. Guai a lasciare in secondo piano il ruolo della politica, con i partiti che non possono permettersi di restare inchiodati a una funzione ‘notarile’ rispetto all’azione dell’esecutivo. La tecnica non ha mai governato una democrazia. Non può e non deve farlo.
Come se ne esce?

Con lo ‘strabismo’ dei partiti, che devono sì guardare all’oggi, ma usare l’altro occhio per prefigurare il domani. Nel 2013 vincerà chi sarà in grado di presentare un progetto credibile per il futuro dell’Italia, dando nuove speranze ad un Paese che le ha perse. Il ‘monolite’ che regge l’esecutivo è un’eccezione temporanea che serve a garantire la messa in sicurezza dell’Italia, ma è appunto un’eccezione. Per questo dobbiamo iniziare già da ora a riscrivere i perimetri della destra e della sinistra. I paletti ci sono e li abbiamo  indicati da tempo: rigore, sobrietà, merito, inclusione, equità sociale. 
Il tema che scalda e divide i partiti sembra al momento solo quello della legge elettorale. Il tentativo di costruire il bipolarismo passando dalla legge elettorale dimostra soltanto che la seconda repubblica è fallita. Non lo dico io, lo dicono i fatti. Il mattarellum prima e il porcellum poi hanno prodotto danni: un parlamento di nominati, partiti virtuali in grado di ricattare maggioranze e condizionare governi, trasformismo, spreco di denaro pubblico, undici governi in diciotto anni. Se non si inserisce il tema della riforma elettorale in un contesto di grande riforma dello Stato possiamo alzare bandiera bianca. Noi un’idea ce l’abbiamo.
Quale?
Una legislatura, la prossima, costituente. Con un governo autorevole, espressione di una maggioranza forte alla quale si contrapponga un’opposizione responsabile. Nessun pateracchio, nessuna accozzaglia, solo un patto solenne dinanzi agli elettori: vinciamo o perdiamo, ma cambiamo l’Italia.

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