Le armi chimiche nei mari e nei laghi italiani

22/02/2012 – gab
Una minaccia chimica seria e pericolosa che riguarda soprattutto il mar Adriatico ed il Lago di Vico. Il Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche richiede l’intervento della politica














L’Italia vive ancora le conseguenze ed i pericoli della guerra per via delle armi chimiche e dei depositi sommersi sotto i mari. Secondo Legambiente il nostro Paese è ancora minacciato dalle armi della prima Guerra Mondiale, accumulate nei fondali del Mar Adriatico, con un pericolo reale per l’ambiente e la popolazione. Il dossier nazionale “Armi chimiche: un’eredità ancora pericolosa” è stato scritto da Legambiente e dal Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche, ed illustra le condizioni di alcuni dei siti presi in esame tra cui il Lago di Vico, Molfetta, Pesaro, Golfo di Napoli, Colleferro e basso Adriatico che attualmente rappresentano, secondo l’Associazione “Un cimitero chimico letale per l’ecosistema e la salute delle persone”.
 
I numeri sono impressionanti: diecimila ordigni nel Porto di Molfetta, tredicimila proiettili e 438 i barili contenenti pericolose sostanze tossiche sui fondali del golfo di Napoli, 4.300 le bombe all’iprite e 84 tonnellate di testate all’arsenico nel mare antistante Pesaro. L’inquinamento danneggia l’ecosistema del mare Adriatico con sostanze chimiche e tossiche che possono penetrare nella catena alimentare.
 
“Si tratta di cimiteri chimici che rilasciano sostanze killer dannosissime come arsenico, iprite, lewsite, fosgene e difosgene, acido cloro solfonico e cloromicetina” ha commentato il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani. “Per richiedere la bonifica di questi siti e per denunciare queste situazioni, è nato il Coordinamento Nazionale Bonifica Armi Chimiche, al quale ha aderito l’associazione. L’obiettivo è di promuovere azioni per la difesa dell’ambiente e la protezione contro i rischi derivanti dall’esposizione a sostanze tossiche provenienti dalle armi chimiche e dalla mancata bonifica dei siti civili e militari a terra, nei laghi, nei fiumi e nel mare, in cui queste armi sono state fabbricate o abbandonate. Su questo ci aspettiamo un cambio di passo e un segnale di protagonismo e trasparenza da parte delle istituzioni, a partire dal Ministero della Difesa e dal Parlamento”.
 
A preoccupare particolarmente la Chemical City, sul lago di Vico. Il centro di produzione di armi chimiche, di epoca mussoliniana e attivo fino agli anni ’70, è stato bonificato a seguito di una fuoriscita di gas da uno dei serbatoi verificatasi a fine anni ’90. Da qui le indagini dell’Arpa hanno rilevato sui fondali del lago un’alta percentuale di arsenico per cui stanno partendo in questi giorni le operazioni di decontaminazione con il supporto di un fondo governativo di 150mila euro.
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