FRA LE FOGLIE SECCHE E L’USCITA DI SICUREZZA Emanuele Severino e la decadenza del capitalismo

Il capitalismo decadente ed impotente non riesce piu’ a dominare le cose del mondo e si avvita nella crisi: si aggrappa alla “tecnica” per una resistenza inutile, in attesa dell’inevitabile drammatica caduta se non si troveranno presto nuove soluzioni rinnovatrici e risolutrici.
Data: 2012-02-22 di Riccardo Pugnalin
 
“Sono rare le occasioni per occuparsi delle nostre vicende quotidiane con l’autorevolezza che la loro complessita’ invece imporrebbe. Emanuele Severino, con la forza di sempre, dalle pagine culturali del “Corriere della Sera” di sabato, nel suo articolo dal titolo ” La decadenza del capitalismo ridotto come una foglia secca: vorrebbe dominare il mondo ma e’ sottomesso alla tecnica”,  ci offre questa opportunita’ con un messaggio che si inserisce perfettamente nell’attuale dibattito culturale contemporaneo che solo la disattenzione generale forse non cogliera’.Il filosofo afferma, in sintesi, che il capitalismo decadente ed impotente non riesce piu’ a dominare le cose del mondo e si avvita nella crisi: la decadenza del capitalismo si aggrappa alla “tecnica” per una resistenza inutile, lasciandolo appeso ed immobile come ” una foglia secca” in attesa dell’inevitabile drammatica caduta se non si troveranno presto nuove soluzioni rinnovatrici e risolutrici.Severino afferma infatti che: “Durante una crisi come quella che stiamo vivendo si rafforza il fastidio per tutte le forme di cultura (n.b. ad esempio la scienza ed il pensiero politico) che non aiutano a risolvere i problemi economici o politici ben precisi. In una nave che affonda, chi non aiuta a chiudere le falle e’ un peso inutile. Si vuole “cio’ che serve”, e serva innnazitutto ora, qui. Ma anche l’estimatore di cio’ che serve puo’ capire che in sostanza si agisce a caso, e dunque e’ un caso che l’agire serva, se non si sa in che mondo si vive, quale sia il suo passato, verso dove esso stia andando. Se si lavora alle falle senza sapere che ci si trova su una nave che affonda, non si sa nemmeno di star lavorando alle falle. Invece di riparare il danno, lo si aggrava”. E prosegue: ” Accreditate a dire in che mondo ci troviamo sono oggi soprattutto le discipline scientifiche. Dove i metodi ed i parametri delle scienze fisico-matematiche tendono a diventare i modelli non solo delle altre scienze, ma anche del modo in cui si organizzano le istituzioni sociali…sono tali metodi e parametri….a stabilire la configurazione dell’apparato tecnico di cui si servono le grandi forze che oggi, dopo la fine del comunismo sovietico, intendono guidare il mondo: capitalismo, democrazia, cristianita’, islam, quella specie di simbiosi di capitalismo e comunismo che e’ venuta a formarsi in Cina. Queste forze si servono della tecnica….tuttavia si sorvola sulle implicazioni del rapporto fra il mezzo (cio’ che serve) e lo scopo (cio’ che si vuole produrre)….si sottovaluta tralaltro la circostanza che, servendo, il mezzo si indebolisce, si logora, si consuma….quando si vuol raggiungere uno scopo, sono i mezzi logorati e consumati ad essere sostituiti: non si sostituisce lo scopo ( che per il capitalismo sono un mondo capitalista, per la democrazia un mondo democratico e cosi’ via)”.Fermiamo Severino per qualche istante: trasferendoci sul piano della discussione contemporanea sulla crisi dei modelli economico-politci e sulle loro rappresentazioni attuali in particolare modo sullo scenario europeo, la sua stoccata e’ forte nei confronti di chi oggi presume di avere trovato la soluzione della crisi profonda nella dimensione “tecnica” ( da non confondere con la “forza della scienza della tecnica”) rispetto a quella della “scienza della politica” ( da non confondere con la “dimensione tattica” dei politici). Il “governo tecnico” ( da intendersi nella sua definizione piu’ ampia e non solo contingente: il “governo dei tecnici”) non prevede ne’ una azione tesa alla soluzione della malattia (ma solo la chiusura di falle), ne’ una “dimensione scientifica” che ne studi approfonditamente le soluzioni profonde e forti da prendere nel tempo.Gli scenari di crisi planetaria davanti a noi non ammettono soluzioni “ponte” o “d’emergenza” o addirittura di “tecnicalita’ permanente” ma solo la definizione ed assunzione di risposte “assolute” e scientifiche: non si puo’ affidare la cura di una malattia ne’ locale ne’ su scala piu’ vasta alle sole formule finanziarie e fiscali e contabili, anche le migliori.Prosegue Severino: ” Molte le diagnosi.L’ attuale crisi economica – si dice – e’ dovuta alla separazione tra capitalismo industriale e quello finanziario; la crisi puo’ essere superata liberando la morale ( soprattutto cristiana) o la politica dalla loro soggezione all’economia; puo’ essere superata tornando a Marx e voltando le spalle all’economia di mercato. Tutte diagnosi che non fanno i conti con la sequenza concettuale sopra richiamata, e quindi non possono sapere in che mondo oggi viviamo”.Come, quindi, affrontare in modo esclusivamente “tecnico-ragionieristco” il tema dei rapporti geo-industriali? Quale posizione assumere di fronte ai cambiamenti dei rapporti di forza geopolitici in corso nel Mediterraneo? E quali scelte strategiche da compiersi nel campo delle primarie necessita’ energetiche? E come confrontarsi sui grandi movimenti immigratori e le loro conseguenze socio-economiche? Quali sistemi scolastico-educativi rispetto alle nuove traiettorie tecnologiche e schemi culturali? E potrei continuare a lungo sui temi “centrali” della vita dell’uomo nel mondo di oggi che necessiterebbero scelte politiche nella sua unica accezione storico-scientifica anche da parte di “piccole nazioni” come l’Italia.Severino affonda terminando : ” Pertanto, chi e’ estimatore di cio’ che serve alla sopravvivenza del capitalismo – o delle altri grandi forze del vecchio mondo – e agisce sulla base di quelle diagnosi e’ il servitore di un cadavere. Il che non esclude che le sue azioni possano essere utili, e perfino molto utili, a imbalsamare le foglie secche, tenendole attaccate ai rami ancora per un po’, e perfino per un bel po’….l’amatore di cio’ che serve non deve dunque servire i morti, ma cio’ che sta nascendo, ossia quel nuovo, immane e spaesante Leviatano che e’ l’organizzazione scientifico-tecnologica del mondo e pertanto dell’economia, della politica, della morale. Incommensurabilmente piu’ decisiva di qualsiasi forma di “governo tecnico”, questa organizzazione conduce al rovesciamento del mondo….E’ la crisi del vecchio mondo. Bisogna saperla decifrare ( e andando molto piu’ al largo, in mare aperto….) “.Senza volere in ogni passaggio piegare il pensiero del filosofo alle vicende a noi piu’ vicine, e’ innegabile che le sue note appoggiano dolcemente sui nostri piu’ naturali pensieri circa il rapporto fra la categoria della “politica” e quella della “tecnicalita’ ” ,ad essa funzionale e di per se’ insufficiente per la ricerca di una risoluzione della attuale crisi contemporanea.Consegnare il nostro destino a soluzioni tecniche, sia di livello nazionale che sovranazionale, senza affidarle alla guida di un filo conduttore politico e coerente (nulla a che vedere coi “simulacri” delle forme e forze partitiche oggi in campo) per individuare idee e forze risolutrici, sarebbe non solo “pericoloso” sotto il punto di vista democratico (la denuncia di Giulio Tremonti di un nuovo tipo di fascismo: il fascismo finanziario, il fascismo bianco), ma erroneo e fallimentare, come ci dice Severino con la forza della sua “tecne'” contro la debolezza del suo “tecnico”.Consegnare la risoluzione della nostra crisi europea e nazionale ad una una “soluzione tecnica” subita (per la stabilizzazione, per la semplificazione, per la correzione….) pensando cosi’ di superarla, ci chiuderebbe fatalmente dentro lo stesso vecchio schema di gioco “perdente” avvitandoci ineludibilmente in un mostruoso tunnel infernale.Le soluzioni sono molte, sono europee, con la costruzione di una Europa unitaria e politica; sono di mercato, antispeculative e produttive; sono monetarie col ritorno del relativo potere nei destini dello Stato; sono nazionali, di rigenerazione costituzionale e ricostruzione delle nuovi classi dirigenti.La crisi bussa alle nostre porte con inimmaginabili conseguenze non solo economiche ma anche culturali e politiche. Il tempo a disposizione e’ molto breve  e ce lo ricordano alcuni gravi dati di queste ore: in Grecia le prime rilevazioni dopo il si del parlamento ai nuovi sacrifici rivelano un terremoto coi tre partiti comunisti sommati al 45% che con altre piccole formazioni di estrema sinistra supererebbero il 50%. I partiti di estrema destra sono al 7% mentre le formazioni politiche governative come i Conservatori al 27% ed i Socialisti del Pasok all’11% ed insieme non raggiungerebbero il premio di maggioranza. In Olanda, come gia’ in tanti altri paesi europei del nord e dell’est, i sondaggi indicano l’avanzata esponenziale di movimenti marxisti-leninisti antieuropeisti: il Partito Socialista Marxista Leninista diverrebbe oggi il primo partito nazionale; dall’altra parte gli xenofobi di Wilders aiuterebbero a mettere in netta minoranza in parlamento le tradizionali forze europeiste e democratiche di centro destra e centro sinistra.Il nostro scopo e’ quello di analizzare ex ante ed ex post le attuali condizioni economiche e politiche per avviare un progetto a lungo termine come sprona Rino Formica : “Per ritrovare le forze per reagire, perche’ siamo stati educati a forzare il corso delle cose, a produrre impulsi vitali nei corpi sofferenti, a ridare speranza ai rassegnati, ad aprire strade nuove a chi dovra’ lottare a lungo”.Altrimenti la drammatica storia europea rischia di ripetersi inerzialmente con la complice passivita’ delle piccole e deboli convenienze private.
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