Acqua, l’alga rossa infesta il lago di Vico Guerra delle bollette a Ronciglione

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L’acqua del lago arriva nella maggior parte delle case del paese
I cittadini in comitato: “Acqua inquinata, rimborsateci le bollette”

 Acqua, l'alga rossa infesta il lago di Vico Guerra delle bollette a Ronciglione

Da anni chiedono solo l’acqua in casa, ma ora vogliono il rimborso della bolletta e promettono di non pagarla più. Gli abitanti di Ronciglione, in provincia di Viterbo, da due anni si battono per avere acqua potabile dai rubinetti: attingono direttamente al lago di Vico, un bacino che serve il 70 per cento della popolazione. L’8 gennaio 2008 il sindaco Massimo Sangiorgi ha dichiarato l’acqua non potabile, e per i cittadini è cominciato il pellegrinaggio quotidiano verso la fonte di Capranica, a 6 km dal paese. Oggi assistono a uno strano fenomeno: nel momento in cui nel lago fioriscono le microcistine dell’alga rossa, e le acque si colorano diventando più disgustose che mai, resta affisso per le strade il manifesto del sindaco di una settimana prima che parla di acqua potabile a Ronciglione. Potabile non per tutti, solo in parte, dipende dai pozzi, “ma non si sa bene dove”.

“Troppa incertezza, troppe poche risposte  –  spiega il portavoce del Comitato per l’acqua potabile, Raimondo Chiricozzi. “Stiamo presentando la richiesta di rimborso del canone dell’acqua pagato nel 2008 e nel 2009  –  dice – il lago di Vico è inquinato dall’alga rossa che, proprio in questi giorni è tornata a fiorire, facendo comparire nel bacino grandi chiazze color ruggine. L’alga produce microcistine, sostanze tossiche per l’uomo. A questo si aggiunga la presenza di arsenico e uranio 238 oltre i limiti di legge accertata dall’Apra Lazio e della Asl. Quindi non c’è ragione che i cittadini paghino un servizio che non ricevono e che mette addirittura a rischio la loro salute”. Lo stesso Comitato, nei giorni scorsi, dopo la ripresa della fioritura dell’alga rossa, aveva lanciato un appello al prefetto di Viterbo e alla protezione civile affinché intervengano a tutela della pubblica incolumità. Hanno scattato fotografie e le hanno inviate in prefettura allegate alle loro preoccupazioni: “Riteniamo sia molto difficile potabilizzarla e forse nemmeno utilizzarla per gli usi igienici. Siamo a chiederle il suo intervento, per la tutela della salute pubblica”.

Ma la questione è più ampia. “Occorre far capire a tutti  –  scrivono i cittadini nel comunicato che hanno diffuso per richiamare l’attenzione sul problema – che l’acqua è un bene primario. Basta col nascondere la testa sotto la sabbia, per non vedere la realtà. E’ così facendo che il nostro lago, del quale chiunque lo vede se ne innamora, diverrà una pozzanghera colorata e maleodorante. Quale turismo ci sarà quando il lago sarà definitivamente inquinato? Per bere, cucinare o lavarsi quale acqua prenderemo, visto che anche quella dei pozzi contiene arsenico e uranio 238 in dosi elevate ? Non può essere questa l’eredità che vogliamo lasciare ai nostri figli!”. (a.ri)

 

(29 marzo 2010)

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