Eternit: 16 anni a Schmidheiny e De Cartier

A TORINO LA SENTENZA ERA ATTESA DAI FAMILIARI DI 3000 VITTIME
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In aula grida, lacrime e applausi dei familiari

Condannati gli ex vertici della multinazionale per disastro doloso e rimozione di misure antinfortunistiche

 

Tre finestre dello stabilimento di Casale Monferrato della Eternit in una scena dal documentario «Indistruttibile» di Michele Citoni (Ansa) Tre finestre dello stabilimento di Casale Monferrato della Eternit in una scena dal documentario «Indistruttibile» di Michele Citoni (Ansa)

TORINO – Il Tribunale di Torino ha condannato a 16 anni di carcere ciascuno il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier, 91 anni. La procura chiedeva 20 anni per ognuno dei due imputati che furono a capo della multinazionale Eternit. I due rispondevano di disastro doloso permanente e omissione dolosa di misure antinfortunistiche. 

LE REAZIONI – «Si tratta di una sentenza storica», ha sottolineato in una note il ministro della Salute Renato Balduzzi, che ha aggiunto «Ma la battaglia contro l’amianto non si chiude con una sentenza, sia pure una esemplare». A commentare è stato anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini («la condanna dell’Eternit è giusta ed era inevitabile»). Poi Clini ha posto l’accento sui siti contaminati: «Il problema – ha detto – è che non abbiamo ancora una mappatura completa dei siti che devono essere risanati per l’inquinamento da amianto. Speriamo che la sentenza su Casale Monferrato faccia da battistrada per avviare un serio, organico programma di bonifiche».

 

I RISARCIMENTI – Il giudice Casalbore, che ha pronunciato la sentenza, ha disposto diversi risarcimenti provvisionali. In particolare, un risarcimento di 70mila euro per l’associazione Medicina democratica e per il Wwf, di 100mila euro per l’Associazione nazionale esposti amianto, di 4 milioni per il comune di Cavagnolo e di 15 milioni per l’Inail. Risarcimenti mediamente di 100mila euro ciascuna per le sigle sindacali, parti civili nel processo. Inoltre 25 milioni per il comune di Casale Monferrato, 30mila euro per ogni congiunto di ciascuna vittima e 35mila euro per ogni ammalato. In aula, piena fino all’inverosimile, alla lettura della sentenza grida, lacrime e applausi da parte dei familiari delle vittime. «È una sentenza che ha sancito la colpevolezza dei responsabili ed è un monito di grandissima rilevanza, in questo momento di difficoltà finanziarie: ci dice che il dato economico è importante, ma che la vita umana lo è di più», ha dichiarato Bruno Pesce, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime dell’amianto.

LA DISTINZIONE – Il dispositivo fa però una distinzione tra gli stabilimenti italiani, dichiarandoli colpevoli per quanto riguarda Casale Monferrato e Cavagnolo (Torino), mentre il reato sarebbe estinto per prescrizione per gli stabilimenti di Rubiera, in Emilia Romagna, e Bagnoli, in Campania. Stephan Schmidheiny e Louis De Cartier erano entrambi ex manager ai vertici della multinazionale dell’amianto. Il Presidente del Tribunale Giuseppe Casalbore è passato poi ad elencare gli indennizzi a favore delle parti civili, che sono alcune migliaia.

L’ATTESA – Lunedì mattina l’aula era pienissima di giornalisti, di fotografi, videoperatori. Al palazzo di giustizia di Torino sono arrivati 26 pullman, non solo da Casale Monferrato, dove si è registrato il maggior numero di vittime, colpite dal mesotelioma pleurico o dall’asbestosi, ma dal resto del paese e dalla Francia, dove si sono verificate tragedie analoghe. Tre maxi aule sono state aperte per ospitare le oltre mille persone arrivate per ascoltare il verdetto del più grande processo mai celebrato in Italia, e non solo – 160 le delegazioni da tutto il mondo – per l’amianto. Le parti civili erano 6392, quasi tremila i morti e i malati per la fibra killer, almeno 2300 le vittime negli stabilimenti italiani, a partire dal 1952, di Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Millecinquecento sono i morti a Casale, lo stabilimento più grande in Italia, chiuso nell’86.


Torino, il processo Eternit

Torino, il processo Eternit    Torino, il processo Eternit    Torino, il processo Eternit    Torino, il processo Eternit    Torino, il processo Eternit

L’ACCUSA – Il pool dell’accusa, composto da Raffaele Guariniello, Gianfranco Colace e Sara Panelli, in 62 udienze, dal 2009, ha dimostrato, secondo i giudici di primo grado, come i capi della Eternit, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, avessero continuato – pur sapendo che l’amianto uccide – a mantenere operative le fabbriche per fare profitto. E che avrebbero omesso di far usare tutte quelle precauzioni – come l’uso delle mascherine o dei guanti – per evitare che migliaia di persone si ammalassero di tumore al polmone o di absestosi. Durante l’arringa finale Guariniello ha chiesto 20 anni per ognuno dei due imputati, che non si sono mai presentati al processo. La loro difesa, rappresentata dagli avvocati Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva per Stephan Schmidheiny, e da Cesare Zaccone per Louis De Cartier, sosteneva che entrambi sono innocenti, che all’epoca dei fatti non si sapeva quanto fosse nocivo l’eternit e che, infine, troppi anni sono passati da allora affinchè oggi si possa preparare una difesa equa: mancherebbero i documenti e le testimonianze. Secondo l’accusa il gruppo svizzero della famiglia Schmidheiny fu ai vertici della Eternit dal 1972 al giugno dell’86, dal ’52 al ’72 invece l’azienda faceva capo – secondo i pm – alla famiglia Emsens e al barone Louis de Cartier, formalmente presente nel consiglio di amministrazione dal ’66 al ’72.

GUARINIELLO – «Comunque vada è un processo storico» aveva detto il pm Raffaele Guariniello, appena arrivato nella maxi aula uno. «È il più grande processo – ha aggiunto – nel mondo e nella storia in materia di sicurezza sul lavoro. C’è stato un grande interesse da parte di tutti i paesi in cui si è lavorato l’amianto. Questa è la dimostrazione che si può fare un processo. Bisogna lavorare per fare giustizia, noi abbiamo avuto aiuto da tutte le istituzioni».

Redazione Online13 febbraio 2012 | 19:02© RIPRODUZIONE RISERVATA

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