Caro professor Monti, io sto coi giovani

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Sabato 11 Febbraio 2012 17:34
 
Il professore Mario Monti, nella sua nuova veste di Presidente del consiglio dei ministri, si è rivolto ai giovani per non promettere loro nulla.

Con l’ espressione piatta, grigia, che gli è propria, li ha invitati a non fare affidamento al posto fisso, a non credere nelle certezze. 
Ma le certezze sono le piattaforme su cui ogni giovane cerca di costruire il suo futuro, se toglie loro le certezze, caro professore, spegne in loro ogni desiderio. 

E lei fa tutto questo senza fare dell’Italia un Paese meritocratico; lo fa per interessi di bottega e non per dare loro una prospettiva migliore. 
Mi auguro che il suo mentore, che afferma schierarsi dalla loro parte, (per ora solo a parole), le dia una bella tiratina di orecchie, o meglio, una sonora tirata d’orecchie. 

Ebbene, a lei non potrà interessare di meno, caro il mio professor Monti, ma io sto con i giovani: e non credo di essere solo. 

A me non importa se i giovani sono di destra o di sinistra o se sono anarchici o no global o quant’altro; 
se sono del nord, del sud, dell’est o dell’ovest; 
se sono bianchi, o gialli, o rossi o neri; 
se sono poveri o ricchi o come vuole lei, caro professore: io sto con loro, comunque, sempre. 

E ci sto alla maniera di Giovanni Paolo II. 
E continuo ancora a credere di non essere il solo. 

Ricorda il modo di essere dei giovani, di tutti i giovani, verso quel Papa? 
Ovunque egli andasse una fiumana di ragazzi era con lui: nessuno faceva distinguo di sorta.

Tutti avevano capito che quel Papa era con loro senza fare distinzione alcuna, senza se e senza ma; senza secondi fini. 

Era con loro così come si deve essere con i giovani. E queste cose quei ragazzi, tutti quei ragazzi, le sentivano e ricambiavano quel Papa, che dava loro l’esempio, con la stessa moneta, con lo stesso entusiasmo, con lo stesso sentimento. 

Lo approvavano prima ancora che si esprimesse. Li aveva chiamati “Sentinelle del mattino” e loro erano diventate anche le sue sentinelle. 

Lei, caro il mio professor Monti, che cosa propone ai giovani? 
Non mi sembra molto; direi niente, anzi meno di niente. 

Lei, caro professore, per tutelare gli interessi del potere, chiede ai giovani di pagare un prezzo che non spetta a loro pagare, e non è un prezzo da poco. 

E che cosa si aspetta da loro? Il loro consenso? 
Lei, per tutelare gli interessi del potere, non dà ai giovani alcuna certezza per il futuro e toglie loro anche le sicurezze del posto fisso. 

“Il posto fisso annoia” dice loro; ma lei che esempio dà, caro professore? 
Rinuncia alla sua nomina di senatore a vita? 
Non lo annoia quella nomina? 

Si rende conto, caro professor Monti, che togliendo ai giovani ogni certezza crea in loro la crisi del desiderio? 

E questo è veramente grave. 

Si rende conto della gravità di ciò? 
Se ne rende conto il suo mentore? 

E’ vero, caro il mio Monti, lei non ha la credibilità di quel papa, e di questo nessuno può fargliene colpa, ma lei non è nemmeno leale con i giovani. 

Lei dimentica che i giovani sono il sale della terra e ne sono anche il seme. 

Lei vuole raccogliere senza seminare. 
Così non va, così non può andare.

Claudio Santella

 

 

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