Il buonismo non ci serve, le provocazioni neppure

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N.5 del 12 febbraio 2012

La riforma del lavoro e un governo che può impedirci di sprofondare

Silvano Miniati – Il buonismo non ci serve, le provocazioni neppure

mercoledì 8 febbraio 2012

Silvano Miniati*

Parecchi anni or sono, il prof. Mario Monti richiamò l’attenzione dei giornali e delle piazze sostenendo, in polemica con i tanti che ritenevano indispensabile un nuovo patto intergenerazionale, che era il momento che i giovani decidessero invece di rompere con il buonismo, scioperando contro gli anziani.
Il professore fu allora seppellito da una valanga di critiche e di insulti, soprattutto nelle manifestazioni dei pensionati, ma niente affatto sconfitto, se è vero che, di lì a poco, incominciarono ad emergere i primi segnali di un modo approssimativo ed errato di affrontare il problema ancora del tutto irrisolto del rapporto tra le generazioni.
Le polemiche, pure molto forti, contro Monti non aggredirono il cuore del problema, che era e rimane quello della coesione sociale, declassata ora nelle parole del Presidente del consiglio a “buonismo sociale”.
Ad evitare equivoci sull’interpretazione delle mie critiche, intendo precisare che appartengo a quella parte della società che ha condiviso, senza se e senza ma, la scelta di Monti quale capo di un governo in grado di fermare l’Italia sull’orlo del baratro. 
Che fosse necessario un atto di rottura e una terapia shock lo ha avvertito la maggioranza dei cittadini italiani e, paradossalmente, con particolare disponibilità, proprio coloro che stanno pagando il prezzo più alto della cura Monti.
Che le cose stiano migliorando è fuori discussione, come lo è il credito in parte già riconquistato in Europa e nel mondo. Ma è proprio per questo che Monti e i suoi ministri devono essere molto attenti a non compromettere tutto con eccessi di protagonismo non privi di arroganza e di spunti demagogici; soprattutto dovrebbero capire che la buona politica presuppone governanti che governano, non battitori liberi che aprono bocca e le danno fiato.
Non mi sembra proprio che a questa regola si sia attenuta la dott.sa Cancellieri, ministro degli interni di un Paese che rischia di sprofondare sotto la neve, che anziché fare il proprio mestiere, lancia la provocazione sui giovani mammoni.
Non lo fa sicuramente Elsa Fornero, che prima di sedersi al tavolo per una difficile trattativa annuncia ai quattro venti che lei e il governo andranno per la loro strada; per non parlare del fatto che tra criminalità, burocrazia, logistica allo sbando, neve e frane che bloccano tutto, la ministro continua a sostenere, e sembra un insulto all’intelligenza dei potenziali investitori, che non si investe per colpa dell’articolo 18. 
Se Monti, Fornero e Cancellieri danno il cattivo esempio non ci si deve poi meravigliare se anche altri esponenti governativi comincino a schiamazzare.
Abbiamo così gli “sfigati” di Martone e le apparizioni estemporanee del sottosegretario Polillo, che sembra la fotocopia “in bello” di Scilipoti, che prima insulta la Fornero e poi candida platealmente Berlusconi a futuro Presidente della Repubblica.
Viene quindi spontaneo da parte di chi ha apprezzato la svolta politica degli ultimi mesi e riconosce i meriti acquisiti auspicare che tutti sappiano darsi una calmata.
Costruire una vera squadra è davvero difficile e anche quando sembra di essere vicini alla meta bastano poche mosse sbagliate per trasformarla in una sorta di armata Brancaleone.
Con la riforma delle pensioni, che lascia per ora intatti privilegi intollerabili, le liberalizzazioni ancora nel limbo, i patrimoni e le rendite appena sfiorati, una riforma del mercato del lavoro da condurre in porto c’è davvero tantissimo da fare.
Il buonismo non serve certamente a livello sociale e ancora meno a livello politico, dove è innegabile che Berlusconi conti molto sul tatticismo e le incertezze del governo per riemergere.
E’ augurabile quindi che, dopo un momento di incertezza, il governo riprenda il suo cammino e che Monti e i suoi ministri si rendano conto che, come sosteneva Giorgio Gaber, nessuno vola, tutti invece camminano, ben sapendo che camminare è più che sufficiente se lo si fa nella direzione giusta, stando ovviamente attenti a non inciampare.
*Network sinistra riformista

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