Ecco perché, in caso di neve, si sparge sale sulle strade Il processo con cui si forma il ghiaccio e come lo si può sconfiggere

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di Giovanna Bianconi

VITERBO – In queste ore imperversano le polemiche per i disagi e i soccorsi lenti in vari paesi dal Lazio. Oltre alla scarsità di uomini e mezzi, incredibile a dirsi, ciò che mancava erano i sacchi di sale da spargere per evitare la formazione di ghiaccio su strade e marciapiedi.

Ma cos’è il ghiaccio? Come e perché si forma? Perché si sparge il sale? Come funziona, e che tipo di sale si utilizza?

La risposta è data dalle proprietà di quella meravigliosa molecola che permette la vita sul nostro pianeta: l’acqua. Innanzitutto parliamo di “molecola” perché l’acqua è formata da più atomi, ovvero un atomo di ossigeno al vertice e due atomi di idrogeno alle estremità. Il vertice della molecola ospita una parziale carica elettrica negativa, mentre le estremità hanno una parziale carica elettrica positiva. Per via di questo squilibrio di cariche si dice che l’acqua è un “dipolo elettrico”. E proprio le cariche fanno sì che varie molecole d’acqua vengano attratte reciprocamente l’una all’altra. Questa attrazione è particolarmente forte e prende il nome di “legame idrogeno”, caratteristica che spiega molte delle proprietà fisiche dell’acqua, come ad esempio i valori relativamente alti del punto di ebollizione e del punto di fusione.

Il punto di fusione di una sostanza è il valore di temperatura e pressione a cui coesistono lo stato liquido e quello solido. Per l’acqua pura a pressione atmosferica è di 0°C (273,15 Kelvin, 32° Fahrenheit) e coincide con quello di congelamento o solidificazione, anche se generalmente è un po’ più basso per via dei sali naturalmente disciolti al suo interno, che ne abbassano il punto di congelamento.

“Ghiaccio” è il nome comune usato per chiamare l’acqua allo stato solido, che dal punto di vista chimico-fisico è appunto un solido cristallino trasparente. Chi ha studiato greco forse ricorderà che la stessa parola “cristallo” deriva da un termine che significa “ghiaccio”. Il ghiaccio e la neve che vediamo generalmente hanno una struttura cristallina esagonale chiamata “ghiaccio Ih”, anche se a diverse temperature e pressioni possono esistere altri tipi di ghiaccio che differiscono per la loro struttura cristallina, ordinamento delle molecole e densità.

Come detto sopra, il sale ha la proprietà di abbassare il punto di congelamento dell’acqua, è per questo che viene utilizzato per migliorare le condizioni di sicurezza per la circolazione dei pedoni e degli autoveicoli. A contatto con l’acqua infatti le molecole di sale si scindono in ioni, che si legano poi alle sue molecole. Se la temperatura scende sotto lo zero, l’acqua tende a formare i primi cristalli di ghiaccio, ma la presenza degli ioni salini interferisce con questo processo, quindi il suo punto di congelamento si abbassa. Aumentando la quantità di sale, il punto di congelamento continua a scendere di qualche grado fino a quando la soluzione non è satura, a questo punto sarebbe inutile aggiungere altro sale perché non avrebbe alcun effetto.

Sulla superficie del ghiaccio c’è sempre un sottilissimo strato di acqua liquida formata da molecole che sfuggono ai cristalli in via di formazione. In condizioni normali le molecole che sfuggono sono circa pari a quelle che cristallizzano, mentre l’aggiunta di sale determina uno sbilanciamento di questo equilibrio, con il risultato che è più il ghiaccio che si scioglie rispetto a quello che si forma.

Per evitare il gelo in strada si usano cloruro di sodio (NaCl, il comune sale da cucina), cloruro di calcio (CaCl2), miscele dei due composti o altri prodotti a basso impatto su arredi urbani e manto stradale ma purtroppo meno efficaci. Il primo si sparge sulle vie ancora sgombre a scopo preventivo, poiché agisce come fondente sciogliendo neve e ghiaccio. Il secondo è più utile in caso di climi rigidi e non viene mai usato a scopo preventivo, perché sull’asciutto formerebbe una patina scivolosa, ma viene sciolto in acqua e versato sulla neve o sul ghiaccio già formati. E’ un composto chimico noto per l’effetto fondente su neve e ghiaccio anche a basse temperature, quando il normale sale tende ad essere meno efficace. La miscela dei due composti ad oggi sembra essere la soluzione ottimale, perché mentre il cloruro di calcio consente una maggiore velocità di fusione di neve e ghiaccio rispetto al semplice sale anche a temperature molto basse, il cloruro di sodio consente un effetto fondente più prolungato, quindi una efficacia prolungata nel tempo. La combinazione dei due elementi inoltre ha una migliore azione meccanica, che può evitare l’aggiunta di inerti, cosa che aumenta i costi di produzione e di spargimento del materiale.

Ma c’è sempre il rovescio della medaglia: una volta fusi e tornati acqua, neve e ghiaccio portano con loro il sale. Se ci sono i tombini esso viene trasportato dall’acqua nelle fognature e poi ai depuratori, creando non pochi problemi alla microflora che ha il compito di depurare i liquami. Successivamente dai depuratori finisce nei corsi d’acqua, con enormi danni a fauna, flora e ad eventuali falde sotterranee. Questo perché i sali oltre un certo limite sono tossici per la maggior parte degli organismi viventi. Se invece i tombini non ci sono, il sale si accumula sui lati delle strade, penetra nel terreno circostante, ne altera la struttura e alla lunga uccide la vegetazione e persino gli alberi (solo in Europa ne muoiono centinaia di migliaia all’anno per questo motivo). Inoltre un suo uso eccessivo sulle strade, soprattutto se ripetuto, crea notevole impatto sull’ambiente perché si creano degli strati salati nel sottosuolo che arrivano fino alle falde sottostanti. Per questa ragione esistono studi di prestigiose università italiane ed estere sull’impatto ambientale del sale sparso sulle strade e sulle possibili alternative da adottare.

E allora come comportarsi? Innanzitutto non pretendere di fare con condizioni meteo eccezionali le cose che si fanno normalmente, come percorrere lunghe distanze in auto o camminare sui marciapiedi con scarpe di cuoio, magari con i tacchi. Far montare all’inizio della stagione invernale le gomme termiche alla propria auto. Non sono un aggravio di spesa eccessivo, perché si possono alternare stagionalmente alle gomme normali quando si fa l’equilibratura, evitano guai in caso di ghiaccio o neve e garantiscono un’ottima tenuta di strada anche in caso di forte pioggia. Le catene invece vanno montate solo quando sulla strada c’è tanta neve, eventualità decisamente rara nel viterbese, a meno che non si abiti in zone molto isolate.

 
08/02/2012 – 01:26

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