Frittelle di riso di Carnevale e una fiaba

da Hiperica di Lady Boheme

Frittelle di riso di Carnevale e una fiaba

 

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FRITTELLE DI RISO DI CARNEVALE

 

Ingredienti
200 gr di riso, un litro di latte, 2 uova, 100 gr di farina, 50 gr di burro, 100 gr di uvetta sultanina, 2 cucchiai di rum (o di Vin Santo o di Alchermes), 1 cucchiaino raso di bicarbonato, 2 limoni (o 1 limone o 1 arancia), zucchero qb, sale, olio per friggere.
Preparazione
Fate bollire il latte con un pizzico di sale, gettatevi il riso e, dopo alcuni minuti, unite il burro, 50 gr di zucchero e la scorza dei limoni grattata. Fate cuocere bene (il latte verrà assorbito tutto), togliete dal fuoco e lasciate che il riso si raffreddi; a questo punto aggiungete i rossi delle uova, il bicarbonato, la farina, il rum e l’uvetta ammollata e asciugata; amalgamate bene tutti gli ingredienti e, un attimo prima di friggere, incorporate le chiare montate a neve. Prendete un po’ di composto aiutandovi con un cucchiaio e friggete in molto olio caldo fino a completa doratura di entrambe le parti delle frittelle. Servitele calde e cosparse con abbondante zucchero semolato.

(Ho preparato queste deliziose frittelle seguendo la ricetta di Paolo Petroni, di cui ho trascritto fedelmente il testo tratto da: “Il libro della vera cucina fiorentina” di Paolo Petroni)
 
 

 

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FIABA DELLA CAGNA E LA SUA COMPAGNA
 

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La stagione era cattiva, faceva molto freddo e una cagna si disperava perché non riusciva a trovare un rifugio per i suoi piccoli appena nati. Sarebbero morti di freddo se non avesse trovato subito un cantuccio caldo in cui ripararli. Disse allora a una sua compagna che possedeva una spaziosa cuccia di legno:
– Prestami la tua cuccia, per favore. I miei piccoli stanno per morire di freddo. Riuscirò a salvarli solo se troverò un rifugio caldo e la tua cuccia farebbe proprio al caso mio.
E la compagna le rispose:
– Va bene! Ti presterò la mia cuccia per un po’ perché non voglio certo che i tuoi piccoli muoiano di freddo – e uscì lasciando la sua cuccia alla cagna che vi portò i suoi cuccioli.
Dopo un po’ la compagna tornò per riprendere il suo posto.
– Adesso la stagione è bella – pensò – e i cuccioli saranno ormai cresciuti. La cagna però trovò subito una scusa per non lasciare quel luogo tanto comodo:
– Abbi pazienza ancora per un po’ – disse – i miei figli non sanno ancora camminare, dove potrei portarli? Aspetta ancora qualche giorno.
– D’accordo – rispose comprensiva la compagna – rimani pure qualche altro giorno, io mi arrangerò. Verrò quando avranno imparato a camminare.
Quando la compagna tornò a reclamare il suo posto faceva ormai caldo, il tempo era buono, i cuccioli erano cresciuti. Ma la cagna tranquilla e insolente disse:
– Prova a cacciarci via se ci riesci! Ora i miei figli sono diventati grandi e grossi e se cerchi di mandarci via di qui ti sbraneranno!
E con queste malvage parole la cagna prepotente cacciò via la compagna dalla casa che le aveva prestato con grande generosità e si tenne per sé e per i figli la bella cuccia che non era sua.
La compagna, mentre andava via cacciata in malo modo da casa propria pensò:
– Come sono stata stupida a non capire in tempo che non conviene essere generosi con i malvagi. Ho prestato la mia casa per non fare morire di freddo dei piccoli cuccioli e ora mi trovo ricompensata in questo modo. Così succede quando si presta qualcosa ad un malvagio. Tu concedi un dito e quello si prende tutto il braccio e non c’è più speranza di riavere ciò che è tuo.

(Il testo è tratto dal libro: “Le più belle favole di animali raccontate ai più piccoli”, Dami Editore)
 
 
 
 
 
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