DE MASI: «IL FUTURO È DEGLI UMANISTI FLESSIBILI E CREATIVI

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Fra meno di 10 anni il lavoro dipendente non sarà più di moda e al centro delle dinamiche i social network avranno un ruolo fondamentale

CATANIA – Costruire processi di lungo periodo guardando in prospettiva. Come sarà il mondo nel 2020? In considerazione che la popolazione mondiale aumenterà di un miliardo; il Pil procapite sarà di 15mila dollari – contro gli attuali 8mila – l’Occidente avrà ridotto del 15 per cento il proprio potere di acquisto; accanto ai Bric (Brasile, Russia, India e Cina) saranno emersi i Civets (Colombia, Indonesia, Vietnam, Egitto, Turchia e sud Africa); informatica, ingegneria genetica e nanotecnologie saranno le tecnologie dominanti; lo scenario che si prospetta cambierà radicalmente e tutti noi dovremo saperci adattare. All’interno di questo contesto, dunque, come si evolverà il mondo del lavoro? Quali saranno i profili emergenti relativi alle risorse umane? Se n’è discusso oggi al Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia, a Catania, durante  il convegno “HR 2020. Storie e prospettive”. Il seminario è stato organizzato dall’Aidp (Associazione italiana per la direzione del personale) in collaborazione con le società Carter&Benson, S3.Studium e la scuola di formazione Bosch Tec, e con la partecipazione di Confindustria Giovani Catania.
Una tappa, quella di Catania, che fa parte di “un’avventura tayloristica” come sottolinea il professore Domenico De Masi, docente di Sociologia delle Professioni all’Università “La Sapienza” di Roma, che ha elaborato – con il contribuito di 15 direttori del Personale – lo studio sul futuro delle professioni: «Fra meno di 10 anni i lavori esecutivi saranno sempre più assorbiti dalle macchine, trasferiti nei Paesi emergenti o affidati a immigrati. Gli occupati in attività creative (il 33 per cento) rappresenteranno la parte centrale del mercato più garantita e meglio retribuita. Nel futuro non si parlerà più di lavoro ma di lavori – aggiunge De Masi – la popolazione italiana sarà più multinazionale, multilingue e multiculturale». A proposito dei giovani De Masi non ha dubbi: «Le nuove generazioni dovranno investire nella cultura e negli studi umanistici: un telefono cellulare deve essere sì prima costruito, ma soprattutto riempito di i contenuti. La tecnologia è nulla senza manca il sapere».
Gli occupati in lavori esecutivi (il 66 per cento) nel 2020 lavoreranno con minori garanzie, per un massimo di 80mila ore nella vita, «la globalizzazione e le tecnologie eroderanno il lavoro, ridistribuiranno la ricchezza, il sapere, il potere, e le tutele provocheranno conflitti crescenti» conclude De Masi.
Le persone cambieranno, dunque, la maggiore istruzione favorirà un apprendimento veloce e incisivo e aumenteranno le aspettative di crescita professionale; i lavoratori saranno sempre più tecnologici, veloci nel trovare informazioni, e “interconnessi”. Oltre alla velocità, fra le nuove generazioni cambierà l’approccio all’acquisizione di informazioni.
In questo contesto un ruolo fondamentale è rappresentato dalla ricerca: «Il Parco ha voluto ospitare questo convegno – conclude Marco Romano, presidente Pst Sicilia – per dimostrare ai giovani che spesso un’idea vincente può diventare attività imprenditoriale. La sfida è rappresentata dalla capacita di saper innovare e fare rete per una crescita personale e del territorio in cui si decide di investire».
«Le parole-chiave saranno flessibilità, mobilità, attitudine al cambiamento – afferma il presidente Giovani Imprenditori Confindustria Catania Antonio Perdichizzi – i lavoratori di  domani non saranno  più precari ma persone capaci di saper cambiare la propria attitudine lavorativa adeguandosi a molteplici situazioni, e in grado di saper costruire il proprio futuro».
Per i professionisti avrà più valore una situazione lavorativa capace di dare emozione, anche se semplice. Le persone saranno tanto più motivate quanto più troveranno l’ambiente lavorativo aderente ai propri valori; dall’altro canto anche un positivo “work life balance” sarà sempre più rilevante per attrarre risorse in azienda. Infine, verrà preferito ciò che è fatto su misura, e chi non avrà un contratto a tempo indeterminato non sarà più considerato un precario ma un lavoratore “dinamico”. «Fra otto anni il 50 per cento dei lavoratori sarà a partita Iva – sottolinea Massimo Plescia, amministratore Sdi Soluzioni d’impresa – pertanto bisogna lavorare sulle capacità e sulle competenze individuali, oltre che sulla formazione manageriale».

COME CAMBIANO LAVORATORI E AZIENDE SECONDO DE MASI
–    Il mondo digitale porrà meno suddivisioni tra casa e ufficio, tra lavoro e tempo libero:
–    Tempo e spazio lavorativo avranno un confine sempre meno spesso e poco marcato;
–    Vi sarà minore solidarietà sociale;
–    I micro-conflitti aumenteranno, mentre diminuiranno quelli collettivi;
–    Le risorse umane dovranno gestire nuove forme conflittuali, agire tramite blog e social network;
–    Il sindacato abbandonerà le logiche del passato ponendosi in maniera costruttiva vero le aziende;
–    Saranno sempre meno numerosi gli stakanovisti, poiché tanto la tecnologie quanto  i modelli sociali focalizzeranno l’attenzione delle persone sul valore della qualità della vita;
–    I social media saranno strumento centrale per il rafforzamento della cultura aziendale, per gestire il clima interno, per creare la leadership, per la ricerca di nuovi talenti;
–    La cultura risentirà del “di tutto, un po’ e subito” dell’era web;
–    Più che trovare le persone sarà problematico mantenerle.

30 gennaio 2012 

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