Genocidio del Popolo Armeno, è reato negarlo. In Francia

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Genocidio del Popolo Armeno, è reato negarlo. In Francia

24 gennaio 2012

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Gli armeni, questi sconosciuti. Non se ne sa quasi niente, nessuno parla di loro, sembra non siano “violenti”: Gli Armeni (in lingua armena: Հայեր, Hayer) sono un popolo storicamente stanziato nel Caucaso e nell’Anatolia orientale. Una larga concentrazione di Armeni si trova in Armenia, dove rappresentano il gruppo etnico di maggioranza, mentre molte altre comunità si trovano sparse per il globo, per un totale di circa 8 milioni di individui, di cui 1.130.491 in Russia. Gli Armeni hanno popolato l’Anatolia e il sud del Caucaso per oltre 3.500 anni.

E’ notizia di oggi che io ho appreso dall’Ansa: “Negare il genocidio degli armeni diventa reato in Francia, dopo il via libera definitivo ieri sera alla proposta di legge da parte del Parlamento francese.Provvedimento che scatena le ire della Turchia: l’ambasciatore turco a Parigi ha detto che un suo richiamo ad Ankara per “consultazioni” è una delle opzioni allo studio.”

In un video di Euronews, Genocidio armeno  per la Turchia questione d’onore , si spiega:  Il genocidio degli armeni è riconosciuto solo da una ventina di paesi, e da alcune istituzioni internazionali come il parlamento europeo. Altri paesi, fra cui Germania e Regno Unito, preferiscono parlare di “massacro”.Lo scorso ottobre Sarkozy, in visita in Armenia, preparava il terreno: “Se un grande paese come la Turchia dovesse riconoscere le pagine buie della sua storia, e quindi l’esistenza del genocidio degli armeni, la Francia come l’Armenia lo considererebbe un formidabile passo avanti”.

 

“La pulizia etnica degli Armeni durante gli ultimi anni dell’Impero ottomano è un genocidio, con una prima ondata di persecuzioni che si ebbe tra il 1894 e il 1896 e che culminò nei delittuosi eventi che portarono al Genocidio Armeno tra il 1915 e il 1916, mentre infuriava la Prima guerra mondiale I Turchi accusarono i cristiani Armeni come possibili alleati della Russia Imperiale e nemici interni dell’Impero Ottomano. Il numero esatto dei morti nell’ultimo periodo non è stato mai stabilito con certezza. Si stima che almeno un milione di Armeni sia morto nei campi di punizione ma questa stima esclude tutti gli altri Armeni morti in altri modi. Molti calcolano il numero delle vittime tra gli 800.000 e un milione e mezzo. Il governo turco ha da allora sempre respinto l’accusa di genocidio, semplicemente giustificando la morte di quegli Armeni in quanto oppositori dell’Impero Ottomano e parlando in modo generico di una migrazione forzata.”
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Già… accadde infatti che a un Primo Massacro armeno, ne seguì un secondo, per la cronaca riporto da wikipedia: “Nel periodo precedente la prima guerra mondiale all’impero ottomano era succeduto il governo dei «Giovani Turchi». Costoro temevano che gli armeni potessero allearsi coi russi, di cui erano nemici. Il 1909 registrò un eccidio di almeno 30.000 persone nella regione della Cilicia. Nel 1915 alcuni battaglioni armeni dell’esercito russo cominciarono a reclutare fra le loro fila armeni che in precedenza avevano militato nell’esercito ottomano. Intanto l’esercito francese finanziava e armava a sua volta gli armeni, incitandoli alla rivolta contro il nascente potere repubblicano. Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti tra l’élite armena di Costantinopoli. L’operazione proseguì l’indomani e nei giorni seguenti. In un solo mese, più di mille intellettuali armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada. Arresti e deportazioni furono compiute in massima parte dai «Giovani Turchi». Nelle marce della morte, che coinvolsero 1.200.000 persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Queste marce della morte furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco in collegamento con l’esercito turco, secondo le alleanze ancora valide tra Germania e Impero Ottomano (e oggi con la Turchia) e si possono considerare come “prova generale” ante litteram delle piu’ note marce ai danni dei deportati ebrei durante la seconda guerra mondiale. Altre centinaia di migliaia furono massacrate dalla milizia curda e dall’esercito turco. Le fotografie di Armin T. Wegner sono la testimonianza di quei fatti…un ampio ventaglio di analisti concorda nel qualificare questo accadimento come il primo genocidio moderno, e soprattutto molte fonti occidentali enfatizzano la “scientifica” programmazione delle esecuzioni.La maggior parte degli storici tende a considerare le motivazioni addotte dai Giovani Turchi come propaganda, e a sottolinearne il progetto politico mirante alla creazione in Anatolia di uno Stato turco etnicamente omogeneo. Altri studiosi, sostenendo l’inesistenza di un progetto di genocidio, richiamano l’attenzione sul fatto che non tutti i numerosi armeni d’Istanbul furono coinvolti nel massacro e che non fu approntato un piano sistematico di eliminazione paragonabile a quello messo in pratica dai nazisti contro gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.Il governo turco continua ancora oggi a rifiutare di riconoscere il genocidio ai danni degli armeni ed è questa una delle cause di tensione tra Unione Europea e Turchia.Una recente legge francese punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno. Per converso, già da tempo la magistratura turca punisce con l’arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico l’esistenza del genocidio degli armeni in quanto gesto anti-patriottico. In tale denuncia, comunque ritirata, è incappato lo scrittore turco Orhan Pamuk, a seguito di un’intervista ad un giornale svizzero in cui accennava al fenomeno.Il governo turco attuale sta favorendo l’apertura al riconoscimento di questa pagina di storia, come dimostrato anche dalla riapertura di alcune chiese armene nel sud-est del paese (la zona curda) a Van e a Diyarbakır, su iniziativa del sindaco del BDP Osman Baydemir. I socialdemocratici del Partito Repubblicano e i nazionalisti tuttavia si oppongono tenacemente a questi cambiamenti.Va ricordato che l’apparente coerenza di tesi da parte della storiografia turca contro l’esistenza del genocidio è dovuta in buona parte al clima di repressione che si respira nel paese. Ad esempio, lo storico turco Taner Akçam, il primo a parlare apertamente di genocidio, viene arrestato nel 1976 e condannato a dieci anni di reclusione per i suoi scritti; l’anno successivo riesce a fuggire e a rifugiarsi in Germania; oggi lavora negli Stati Uniti, presso lo Strassler Family Center for Holocaust and Genocide Studies della Clark University, dopo essere stato Visiting Associate Professor of History alla University of Minnesota.”

                                                                                                                                                                   
Sarà il caso di ricordare alcune considerazioni dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani,registi di La masseria delle allodole ?  “Questo nostro film nasce da un senso di colpa. Tre anni fa, quasi per caso, abbiamo scoperto la tragedia armena… sapevamo, credevamo di sapere… Un eccidio di uomini, donne, bambini nel 1915 in nome della ‘grande Turchia’. Decenni sono passati da allora, il popolo armeno attende ancora giustizia e noi – come milioni di altri – quasi ignoravamo tutto questo.”…“Da tempo sentivamo il bisogno di avvicinarci con il nostro cinema a quella che è la tragedia più cupa dei nostri tempi: gli eccidi tra popoli fratelli, tra etnie che convivono, qui in Serbia, nel Kosovo, in terre divise da noi solo da un tratto di mare, e in Africa, in Asia…L’occasione fu la lettura del bel libro di Antonia Arslan ‘La masseria delle allodole’ , un romanzo particolare, qualcosa come una indiretta autobiografia. Antonia è italiana di origine armena, e nel libro ha raccontato l’olocausto della sua famiglia. Romanzo, documento.

 

Per noi due ha segnato l’incontro tra gli eventi del passato e quelli del nostro presente. Ma, come sempre, non ci interessava – e non ne saremmo stati capaci – disegnare un quadro storico. Ci interessava seguire alcune creature, i loro destini particolari, unici, e proiettarli poi in un grande evento collettivo, che si rivela nel suo orrore oggi, ma che affonda le sue radici nel passato. … Nunik, Armineh, Aram: gli armeni… e Nazim, Arkan, Egon, Yussuf: i turchi… il racconto ha avuto inizio…“Parlare bene dei propri attori è come fare un complimento a se stessi! Ma il film – davvero – deve molto alla interpretazione di un gruppo di attori bravi, molto bravi, che con passione hanno dato vita ai loro personaggi. Sono italiani, spagnoli, francesi, tedeschi… e, purtroppo, non possiamo avvalerci della presa diretta – lo sapevamo in partenza – ma la rinuncia era calcolata: volevamo scegliere in Europa i volti, le personalità che più corrispondevano alla nostra fantasia durante la scrittura del film. D’altra parte il nostro paese non è oggi l’Europa?”…Anche noi siamo convinti della necessità che la Repubblica turca entri nell’Unione europea, ma anche della necessità che si pronunci pubblicamente sulla verità storica della tragedia armena, così come Germania e Italia hanno affrontato il loro passato criminale…Stiamo parlando della Turchia e ci piace ricordare il nostro incontro col pubblico e la critica turca: il festival di Istambul volle dedicare al nostro cinema una retrospettiva ed a ogni proiezione si rinnovava il rapporto di amicizia tra noi e gli spettatori.”

 

Mi piace rammentare  l’ Armenia con le musiche di un suo figlio Charles Aznavour   , perchè questo popolo si esprime anche con una sua lingua come dimostra sempre il grande cantante  con la Boheme, in armeno. 

 

Lunga vita alla canzone e mi verrebbe da dire e quindi lo dico, a chi è  perseguitato: ricorderà  Aznavour  di avere cantato nel 1988  per raccogliere fondi per l’Armenia terremotata, di fronte a due cariatidi delle chiese che a loro volta hanno perseguitato come tutti i poteri, il genocidio degli Armeni? Lui nato a Parigi da immigrati di origine armena, nipote del cuoco dello zar Nicola II di Russia e figlio di una commerciante turco-armena, disse:”Perdonatemi se con nessuno di voi non ho niente in comune: io sono un istrione a cui la scena dà la giusta dimensione.”

Per tenerci al presente, in Francia,  e c’è posto per tutti. Andiamo avanti, per un mondo migliore, come ci hanno  insegnato  gli anni ’60, anni dell’ emancipazione e dell’ amore per la Libertà.Voce ai giovani, ai bambini, si, anche quelli armeni .

Doriana Goracci

 

http://www.nationalgeographic.it/images/2010/12/07/105637885-f2e743ce-5569-4237-8cae-1d6d52735982.jpg

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