E ora anche l’arte cavalca il fuoco dell’arcaica Puglia

Da la Gazzetta del mezzogiorno

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di GLORIA INDENNITATE

Arte e musica di respiro internazionale illuminano la fòcara di Novoli, in programma il 16, 17 e 18 gennaio, primo evento clou dell’anno nel caleidoscopio delle tradizioni popolari pugliesi. La pira a forma di torta, capolavoro di architettura contadina, alta 25 metri per 20 di diametro, edificata in piazza Tito Schipa, quest’anno accoglierà sei cavalli in cartapesta ideati da Mimmo Paladino, maestro d’arte contemporanea, esponente di punta della «Transavanguardia», movimento fondato da Achille Bonito Oliva. Non mancherà il coinvolgimento dei bambini, voluto proprio dal grande autore beneventano, cui sarà affidato il compito di dipingere uno dei destrieri. Passato e presente, dunque, si fonderanno nel «fuoco buono di Puglia», offrendo a migliaia e migliaia di visitatori un rito ancora una volta uguale e diverso. La sera del 16, bruceranno i colossali destrieri – modellati dalla leccese Carmen Rampino – assieme alle 70mila fascine di tralci di vite, che compongono il più grande falò del mondo, simbolo della festa di Sant’Antonio abate, anacoreta, taumauturgo dell’herpes zoster, patrono del fuoco e degli animali domestici. 

Un’accensione piromusicale altamente spettacolare, con la scaletta composta per l’occasione dal siculo-salentino Roy Paci, protagonista poi del concertone. Ma suono e fragore nulla tolgono alla suggestione di un rito catartico secolare, pagano e cristiano, risultato del duro impegno di tanti volontari e del comitato «Feste patronali». Il rogo «sacro» divorerà fascine e opere di Paladino, alcune visibili nella loro interezza, altre come parti di un tutto, per consegnarle al «museo della memoria». Pittore, scultore e incisore, le opere del maestro, non di rado protagoniste alla Biennale di Venezia, sono collocate in permanenza in alcuni dei principali musei internazionali fra cui il Metropolitan Museum of Art di New York. Di lui ricordiamo la storica «Montagna del sale», realizzata nel 1990 a Gibellina per La sposa di Messina di Friedrich Schiller, in seguito posta nella piazza Plebiscito a Napoli e quindi in piazza Duomo a Milano per i 150 anni dell’Unità d’Italia. 

Paladino approda nel centro nord-salentino con la sua ardita proposta d’arte che vede i cavalli, presenti di colore nero sulla «Montagna del sale», come trait d’union della sua creatività. Un’eco, nemmeno tanto velata, dell’amato Don Chisciotte, per il quale pubblicò un pregiato volume in occasione del 400° anniversario del personaggio inventato da Cervantes. Paladino firma anche il primo manifesto d’autore per la neonata Fondazione «Fòcara di Novoli», presieduta dal sindaco Oscar Marzo Vetrugno, accanto alla xilografia in cinque colori stampata a mano e disponibile in soli 100 esemplari numerati. Ma altre presenze popolano la sezione «FòcarArte», curata dal critico Toti Carpentieri. A cominciare dal designer magliese Antonio Romano (inventore, fra gli altri, della «farfallina» Rai, del mitico cane a quattro zampe dell’Eni e del quadratino rosso della Cgil) che ha realizzato il logo della Fondazione, presentato di recente all’Università Cattolica di Milano. Un logo nel quale il «concetto visivo» con la «N» e la «F», iniziali di Novoli e di Fòcara , tra segno e colore delineano il profilo del falò a gradoni cui fa da sponda la vivacità del fuoco che campeggia sulla sommità. 

E ancora il fotografo ligure Mario Cresci, legatissimo al Sud, cui è stato assegnato il «Premio Fòcara 2012», un’autorità nel campo della della comunicazione visiva, la cui ricerca artistica si concentra tra la cultura e il design, gli stili di vita e le forme di produzione dell’econo – mia dell’Italia del sud. Suo predecessore il fotoreporter milanese Uliano Lucas, protagonista di una mostra con gli scatti in bianco e nero realizzati lo scorso anno e racchiusi nel calendario 2012 dedicato all’evento. Dall’arte alla musica con l’«Orchestra del fuoco», formata e diretta dal trombettista Roy Paci (con casa a Lecce), al terzo falò, dopo la partecipazione dapprima con i suoi Aretuska e in seguito col progetto «Il terrone, l’ebreo, lo zingaro» accanto ai «colleghi» Frank London e Boban Markovic. Il «la» ai trenta musicisti dopo l’accensione (ore 19.30) per un concertone con ospiti doc: il cantautore romano Daniele Silvestri, che eseguirà tre suoi pezzi, Moni Ovadia, attore e cantore dello yiddish, e il dj Shantel, musicista e produttore tedesco di musica elettronica, collaboratore di Bregovic per le colonne sonore dei film di Kusturica. Suoni mediterranei, klezmer, folk-progressive e balcanici al cospetto della focàra che procede inesorabile verso il suo destino finale. In attesa della prossima «scintilla».

 
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